Nei giorni scorsi la Serie A e la sua Radio TV Serie A hanno fatto incursione all’interno della Badia di Sant’Andrea (clicca QUI per saperne di più e conoscere le prossime tappe dei lavori di ristrutturazione del secondo e terzo lotto), casa del settore giovanile del Genoa, il convitto più antico d’Italia. A fare gli onori di casa il Responsabile del settore giovanile rossoblù, Roberto Trapani, che ha preso la parola anche ieri all’evento “Sport4Rights: cultura della sicurezza, valore dello sport” (clicca QUI per leggerle).

SULLA BADIA E LA SUA IMPORTANZA – “Questa è la nostra casa, ci mettiamo dedizione e lavoro per i nostri ragazzi. Penso che, già a primo impatto, per le famiglie e per i ragazzi possa essere una bella casa. Credo che il fatto che siano stati i tifosi a finanziare questo progetto sia una cosa non soltanto singolare, ma anche apprezzata per il valore e l’appartenenza che ha questo club. Che sia il convitto più antico d’Italia lo ricordiamo spesso ai ragazzi, è un dato storico importante. In Italia è difficile trovare strutture così importanti e il fatto che un club come il Genoa abbia voluto investire in modo importante su una struttura così bella e affascinante deve essere un senso di responsabilità. E deve esserlo anche per noi addetti ai lavori, sapendo che per il Genoa oggi il settore giovanile non è solo una filosofia, ma un vero e proprio asset”. 

“Qui abbiamo la fortuna di avere quattro educatori e, da poco, abbiamo inserito un mediatore culturaleracconta Trapani dopo aver raccontato quelli che saranno i prossimi step nei lavori alla Badia – Abbiamo qui una èquipe psicopedagogica e un insegnante che si occupa di insegnare italiano ai ragazzi che vengono da fuori e qualche lingua ai ragazzi che sono all’interno. La componente scolastica ed educativa deve sempre rimanere primaria rispetto al contesto calcio“.

Oggi il talento da solo non basta prosegue Trapani – Sono – e siamo tutti – dell’idea che l’ossessione possa battere il talento. Abbiamo ragazzi che hanno un talento, altrimenti non sarebbero qui, e nostro dovere è custodire questo talento facendo capire loro quanto è importante la parte extracampo. I ragazzi, attraverso lo sport, possono essere aiutati ad affrontare la vita quotidianamente. Lo sport è sempre palestra di vita. Il Genoa ha grande tradizione di settore giovanile? Il grande lavoro che è stato fatto in questi anni ha prodotto giocatori importanti e il nostro obiettivo è dare continuità ad un lavoro importante fatto cercando di aggiornarlo sui nuovi parametri che richiede il mercato internazionale, perché i nostri ragazzi devono avere mercato qui, ma anche all’estero. L’obiettivo primario, però, resta sempre portarne più possibile nella nostra prima squadra. Il pre requisito che si trova qui è che nei ragazzi c’è un senso di appartenenza davvero incredibile. Quello che dico ai nostri allenatori è di cavalcare quest’onda attraverso princìpi trasversali e uguali per tutti: il rispetto dei compagni, degli avversari, degli educatori che sono qui. Uniti possiamo provare a dare un valore aggiunto a questo settore giovanile”. 

SULLO SCOUTING, METODOLOGIE E IDEE DI GIOCO – “Noi abbiamo uno scouting territoriale sulla Liguria perché la volontà nostra e del management è di essere il punto di riferimento territoriale – rivela Trapani – Da questa stagione lo scouting prevede un inserimento di più osservatori sul territorio nazionale, uno per ogni regione. E ovviamente abbiamo uno scouting estero, specialmente in Europa, per quelli che sono profili da valorizzare nell’arco di un paio d’anni. Che input diamo ai nostri allenatori come metodologia e idee di gioco? Sicuramente come idea di gioco lavoriamo per princìpi di gioco trasversali. Quello che cerchiamo di fare è avere schede individuali su ogni singolo giocatore e certificare quelle che sono le aree di miglioramento, provando a dare a ciascuno di loro un contributo diverso anche nell’arco della stessa seduta. Ciascuno, sulla carenza individuale, può migliorare e questo se lo porta nel calcio degli adulti”. 

A ripercorrere i tantissimi rossoblù usciti dal settore giovanile è Luca Chiappino, una figura storica del settore giovanile del Genoa, che ci lascia alcune riflessioni di non poco conto. “Come linea abbiamo sempre cercato di non abbandonare il territorio: anche se dà poco (per conformazione) ed è difficile, cerchiamo di lavorare molto col prodotto locale. È importantissimo. Si è lavorato con i mezzi che si avevano e che le società mettevano a disposizione di staff e ragazzi. Noi siamo cresciuti a pane e pallone, il rapporto era uno a uno. Tu venivi al campo, avevi un pallone e ti sbizzarrivi. L’allenamento era basato quasi totalmente sull’addestramento tecnico. Ora si è alzata la velocità e, di conseguenza, si sarebbe dovuta alzare l’abilità. Credo che l’intensità nel modo di giocare e lavorare la dia la capacità di saper gestire il pallone. Se il pallone è sempre in gioco e si sbaglia poco, si diventa tutti più intensi. Se il pallone è sempre fuori o lo si ridà agli avversari, i livelli di intensità si abbassano. Secondo me si è un po’ abbandonato il lavoro tecnico, che per me andrebbe potato avanti almeno di pari passo al lavoro tecnico”. 

Si passa, poi, a Jacopo Sbravati, tecnico del Genoa Primavera secondo in classifica nel campionato Primavera 1. “Il Genoa mi ha cresciuto da bambino a ragazzo. Dopo alcune esperienze fuori, a 24 anni sono tornato iniziando un percorso da tecnico culminato con questa responsabilità di allenare l’Under 20 grazie a tecnici come Brunello, Oneto (oggi nel suo staff, ndr) e Chiappino, che mi hanno formato come tecnico e insegnato a stare dentro il ruolo”. 

La gestione di un gruppo di giovani calciatori è sempre molto delicataprosegue mister Sbravati – Noi dobbiamo tenere presente che dobbiamo prima di tutto creare un ambiente positivo e costruttivo e, attraverso il dialogo e lavori individuali e collettivi, capire le loro eccellenze e aree di miglioramento e accompagnarli in questa crescita delicata. Sicuramente ne fanno parte gli errori, che vanno presi come opportunità. Un approccio il più possibile autorevole, il meno possibile autoritario è fondamentale per accompagnarli al meglio nella loro crescita e per portarli al mondo dei grandi, che ha altre esigenze e priorità. La Primavera può iniziare a introdurre quello che troveranno al di fuori del Genoa e del loro percorso giovanile”. 

“C’è chi ha talento tecnico, talento fisico o talento caratteriale – precisa il tecnico della Primavera rossoblù – Anche distinguere la tipologia di talento credo sia importante. Lo è, per noi, la selezione e, ancor di più, la gestione del talento. Gestire il talento significa passare dal dialogo, perché il talento va alimentato. Non basta il talento in sé. Va alimentato attraverso dialoghi e lavori individuali a volte di natura atletica, tecnica o tattica. I ragazzi devono essere sì consapevoli del talento, ma anche che non basta quello”. 

“Vedere Ekhator, Venturino, Fini, Masini, Marcandalli protagonisti è uno stimolo per tutti quanti gli allenatori che svolgono attività quotidiana con i ragazzi e per i ragazzi stessi – conclude Sbravati – In questo momento in Italia ci sono poche realtà come il Genoa, che danno questa opportunità a così tanti ragazzi di settore giovanile di svolgere attività a quel livello. È un’eccellenza, una politica della nostra società molto lungimirante. Ci sono i Venturino, gli Ekhator, gli Ahanor che oggi gioca in pianta stabile in Champions League. Confidiamo che ce ne possano essere di nuovi”.  

Chiude questa intervista Jacopo Grossi, al Genoa dal 2018, quando vestì la maglia dell’Under 13. “È stato un percorso lungo, ma con tante soddisfazioni – spiega il centrocampista della Primavera rossoblù – Quest’anno mi sono trovato benissimo, sia con quelli più piccoli sia con quelli che conosco e che mi hanno accompagnato in tutto questo percorso. Ce ne sono ancora cinque o sei. Se vuoi fare questo come sport e nella vita, ci sono cose che non devono mancare. Le ore di sonno e il mangiare bene. La linea della settimana deve essere sempre ben conciliata”.

 “L’obiettivo che ci ha dato la società, in primis, è salvarsi – chiosa Grossi sull’obiettivo stagionale della Primavera – Le cose si vedono in campo. Le prime partite abbiamo fatto molto bene, il proseguimento della stagione si vedrà solo grazie al campo. Tra Prima squadra e Primavera c’è un buon rapporto e allenarsi sopra è un grande privilegio. Quello di arrivare a giocare in Serie A è il nostro sogno, soprattutto il mio sogno. Giocare nella Primavera del Genoa non è una cosa qualunque: speriamo che si avveri”. 


Genoa | Alla Badia convegno “Sport4Right” in collaborazione con Terre des Hommes. Il resoconto