La gara presentata da “Profondo rosso” ha lasciato le due squadre nell’inferno della classifica, e non si vedono le stelle. Una partita da duri: non poteva essere bella strategicamente e qualitativamente, ma soltanto combattuta, a caccia delle seconde palle più che del passaggio risolutivo. Un incontro povero, dove però nessuno si è annoiato nel Tempio, esaurito in ogni ordine di posti.

È mancata, da ambo le parti, una maggiore prontezza nel concludere: tutto è rimasto allo stato di desiderio. Nessuna indulgenza polemica in questo rilievo, è solo una constatazione logica.

Il Vecchio Balordo ha confezionato il risultato. L’unica perla è stato il cross di Martin e il gol di Østigard, il primo al Ferraris in questa stagione. Dopo di ciò, protagonista è stato Colombo, prima causando un rigore elementare e poi sbagliandone uno. La voglia di far gol era tanta, l’ansia della rete che non arrivava ancora di più, e De Gea ha salvato la Fiorentina. Meno male che è arrivato finalmente il primo gol: avrà allontanato il “malocchio”, né di piedi né di testa, ma sdraiato per terra. Due rigori mancati al Ferraris da Cornet e Colombo che avrebbero colorato la classifica del Genoa con quattro punti in più.

La Fiorentina è apparsa più impaurita del Genoa, ancora ferma a zero vittorie. Il Vecchio Balordo le ha concesso un altro gol per un errore di Marcandalli, che Albert — nell’unica azione in cui si è visto — ha trasformato, assieme a Sohm, mettendo Piccoli davanti a Leali.

Probabilmente il fatto più positivo per i genoani è che la squadra non è apparsa “moscia”: ha lottato gagliardamente, cavandosela con decisione in ogni contrasto.

Il Genoa ha meritato il pareggio più della Fiorentina: l’ha imposto dominando nel cuore del gioco, con la corsa e la gamba, più di quanto lasciassero sperare le previsioni, vista una mediana composta da tre giocatori di contrasto e di corsa.

Il riaffermato valore di questo cuore e di questa grinta rossoblù avrà fatto capire a DDR di avere tra le mani qualcosa che lui, da giocatore, ha sempre messo in campo. Tutto ciò dovrebbe far ritrovare morale e fiducia nelle proprie possibilità, in un campionato che non sembra avere fuoriclasse o giganti in grado di decidere le gare.

Tatticamente, due squadre a specchio, ma non completamente: De Rossi ha assegnato a ciascun calciatore una zona di campo ottimale.

Il 3-5-2 — o meglio, la sua versione più corretta, il 5-3-2 — privilegia la fase difensiva, la più semplice da rilevare. De Rossi ha cercato di sfruttare al meglio, rispetto a Vanoli, le corsie laterali con atteggiamenti più offensivi che difensivi, grazie anche al lavoro dei tre mediani e degli attaccanti, con una pressione continua sul pallone per mantenere la squadra corta, non concedendo agli avversari lo sviluppo del gioco e cercando sempre, con Gudmundsson, imbucate alle spalle dei difensori. Le azioni più propizie per il Vecchio Balordo, oltre ai calci di punizione da fuori area di Martin, sono arrivate dalla qualità di corsa di NortonCuffy, pronto al cross.

Il 3-5-2 di Vanoli era diverso, quasi un rombo a centrocampo, con Nicolussi Caviglia vertice basso e Albert alto, che ha permesso al Genoa di primeggiare sulle corsie laterali.

In questa partita, oltre al primo gol nel Tempio di Østigard — tornato martello in difesa, non solo di testa — e al primo gol di Colombo, da sottolineare la partita di Frendrup, che ha marcato il play avversario Nicolussi Caviglia e Albert. Non quello che tutto il Ferraris conosceva, libero di svolazzare e creare gioco e gol, ma un Albert incatenato in un 3-5-1-1, con buone possibilità di essere marcato.

La speranza è che il ribollire della gradinata sulle vicende societarie — tra sentenze del Tribunale e bilancio approvato e revisionato da una società indipendente e dai revisori dei conti — non metta da parte la concentrazione sul campo.

I gruppi ultras della Nord hanno deciso di sciogliere il Direttivo della Gradinata Nord, e ognuno dei gruppi rappresenterà solo se stesso, sempre con un solo ed unico obiettivo: “Uniti a sostenere e difendere il nostro amato Grifone, in casa e fuori casa.”

Solo i risultati possono riportare sul binario giusto il calore della tifoseria, anche nell’umore. De Rossi ne ha la possibilità nelle prossime tre gare, dopo la sosta per la Nazionale: a Cagliari, in casa con il Verona e poi a Udine.

Durante la sosta De Rossi avrà molto da lavorare — operazione non facile, viste le convocazioni per le Nazionali — per cercare di avvicinarsi alle sue idee, come ha sottolineato in conferenza stampa dopo la gara: sfruttare di più la qualità a disposizione. Lui, di allenatori tatticamente preparati, ne ha visti di tutti i colori.

DDR proverà a mettere in campo, dopo le prossime tre gare, qualcosa di diverso vista la composizione della rosa a disposizione?

Una chiosa sull’arbitraggio di Guida: non avrebbe potuto dirigere una gara di livello europeo; l’avrebbe persa sul piano tecnico e disciplinare, considerato il grado di difficoltà dell’incontro. La sua influenza comportamentale sulla partita è stata quella di fischiare più del solito per tenerla a bada, ricorrendo spesso al fischio per i molteplici contatti di gioco.


Serie A | Genoa 2-2 Fiorentina, pareggio pirotecnico al Ferraris. Primo punto per De Rossi