Il Diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Vieira, alla nona di campionato, non è riuscito a metterlo contro la Cremonese, in una sconfitta che poteva essere inaspettata già all’arrivo delle formazioni, un’ora prima dell’inizio della gara.

C’era il dubbio se il Genoa avesse virato verso un’altra strategia tattica; invece, a inizio gara, l’estremismo tattico mostrato dall’inizio stagione ha continuato a non avere successo.

Sicuramente ha pesato l’incasso di una rete spettacolare al 3’ di gioco, segnata dal centravanti — non dal terzino lombardo — in rovesciata solitaria davanti all’area di porta genoana. Da quel momento sono nati problemi psicologici e mentali, pur mancando più di 90 minuti alla fine della gara, che hanno permesso alla squadra di Nicola, organizzata e operaia, di comandare il gioco.

Prima di fare considerazioni, bisogna chiarire subito che la Cremonese ha vinto senza rubare nulla e che l’arbitro Abisso non ha inciso sul risultato, ma sul VAR. Chiamato ad andare davanti alla tv, ha sconfessato non il VAR, ma la tecnologia che rileva il fuorigioco al millimetro, confermando così il primo gol della Cremonese.

Come dagli spalti e sul campo, è difficile capire come si possano prendere gol come il secondo, arrivato al 3’ del secondo tempo, dal centravanti non marcato, e sbagliarne come quelli sbagliati da Cornet: la speranza è che il proverbio “non c’è due senza tre” sia finalmente finito, dopo tre occasioni davanti al portiere avversario sprecate in tre gare.

Tutto questo incide sul morale della squadra, vista la facilità con cui subisce gol e la difficoltà nel segnarne. La duttilità cercata dal tecnico e dallo staff fa fatica a emergere nella fase d’attacco e quasi tutti i centravanti mandati in campo hanno dovuto combattere nella solitudine del mezzo, circondati dagli stopper avversari, ricevendo pochi palloni gol (e i pochi arrivati sono stati sprecati).

Il morale basso della squadra ha prodotto riflessi spenti, nervosismo, insofferenza; solo il fiato non è mancato, ma è stato speso correndo a vuoto, con l’intelligenza calcistica svanita tra tanti errori tecnici. La Cremonese ha vinto sfruttando le manchevolezze tattiche genoane.

In particolare nel primo tempo, sulla corsia di sinistra, con Martin al rientro, in balìa degli attacchi lombardi portati da due avversari senza essere aiutato o coperto da Cornet — pur sapendo che Martin è più abile ad attaccare che a difendere — mentre sulla corsia opposta erano in tre ad affrontare la parte meno forte dei grigiorossi. Il replay della gara con la Lazio, che allo spagnolo era costata turni di panchina.

Il Vecchio Balordo continua a commettere l’errore tattico di una squadra immatura o ingenua.

Vieira e lo staff cercano di scatenare la fase offensiva, ma tra le mura amiche faticano a farlo. Si è difeso male sul primo gol, mantenendo troppo a lungo i propri schemi e cercando di passare dagli interni, marcati a uomo dagli avversari. Quando c’era la possibilità di impostare, tutto avveniva lentamente, e una volta riconquistato il pallone, la squadra non aveva né l’autorità né l’abitudine (forse) di rilanciare subito verso gli avanti, perdendo così il gioco di spazio e l’effetto sorpresa. La difesa avversaria, guidata da Baschirotto, se la cavava senza danni.

“Ché la diritta via era smarrita” — scriveva Dante — e tanti altri la riprenderanno, vista la partita con la Cremonese e l’ultimo posto in classifica, ancora senza una vittoria e senza un gol dentro il Tempio.

Tanta curiosità da parte di tutti, unita al desiderio di conoscere l’ignoto, curve e angoli dietro ai quali, a inizio stagione, non si sapeva cosa si potesse nascondere. Ma nessuno immaginava quello che sarebbe potuto accadere.

Occuparsi di tattiche è uno sfizio colpevole, ma Vieira, ora, senza chiedergli di fare catenaccio e contropiede, deve comunque fare qualcosa di diverso, già con il Sassuolo lunedì sera. Vieira la scorsa settimana è stato confermato da Ottolini e dal presidente Sucu.

In conferenza stampa, a una precisa domanda se si sentisse in discussione, si è alterato affermando che è una domanda “non da fare a lui”, concludendo con una frase che ha alimentato dubbi: “Analizzo bene la situazione e vediamo.”

È forte il dispiacere per chi segue il Genoa con passione: ci sarebbe di che mettersi a piangere. Ed è tanto più rovente quanto più ingenue erano state le speranze. Ma non sperare, in questo momento, non è ancor più ingenuo? Nessuno, neppure al Pio Signorini, vuole farsi complice di una situazione non ancora fallimentare, ma da rimediare, con il presidente Sucu che si è detto pronto a cercare soluzioni nel calciomercato di riparazione.

Il Vecchio Balordo è su una strada errata e non bisogna cercare attenuanti per le prestazioni non andate in porto. Occorre una scossa: non serve un bisturi, ma solo la volontà, cercando alternative, di non farsi compartecipi di un progetto tattico che non riesce a decollare.


Rassegna Stampa | Un Genoa “da incubo” sprofonda con la Cremonese. Vieira in bilico e contestazione