Vi proponiamo la versione ufficiale del protocollo VAR, articolato e chiaro, seguito solamente nelle prime tre giornate di campionato. Male, invece, nelle ultime tre giornate da arbitri e VMO. Chiari sono stati i dirigenti con le raccomandazioni nell’ultimo ritiro di Cascia per gli arbitri tenutosi ad agosto: “Siete voi che dovete prendere le decisioni, non il VAR, non solo sul campo ma anche davanti alla TV. I replay, le immagini rallentate, il fermo immagine non sono la realtà di un gioco veloce”.
“Ai direttori di gara si raccomanda di muoversi sul terreno di gioco in modo efficace per controllare da vicino. Ad esempio: diagonale lunga tra le due aree, anticipare sempre l’azione. Non dovrebbe essere difficile, considerato come giocano le squadre nel campionato italiano, con le ripartenze da dietro, il palleggio a centrocampo, senza dribbling e con poca verticalità cercata, oppure con il lancio lungo del portiere o dei difensori”.
“Raccomandazioni sui falli di mano, tenendo conto che sono i rigorini a fare la differenza nelle proteste. Cercare di capire sul campo, e non dai replay, la postura del calciatore quando salta (braccia e mani fanno parte del movimento), senza rifugiarsi nelle parole assurde, durante il commento alla revisione: fuori sagoma, extra movimento”.
La Rosea della scorsa settimana ha ricordato che il giovane arbitro Collu di Cagliari è stato l’ultimo arbitro a non dare ragione al VAR in un Fiorentina–Genoa per un fallo di Frendrup nei confronti di Dodô, rimanendo nella sua decisione e ammonendo il calciatore viola per fallo in attacco dopo essere andato davanti alla TV. Dopo essere stato rimbrottato, in Bologna-Genoa di questa stagione non ha avuto il coraggio, probabilmente, di sconfessare il VAR Maggioni e Chiffi, assegnando un rigore contro il Grifone a fine gara, inesistente, per extra-movimento di Valentin Carboni.
Anche agli assistenti è arrivato l’invito a non fare gli spettatori non paganti sulla corsia laterale. Ai VMO: “Richiamare l’arbitro solamente nei casi in cui il direttore di gara non è nelle condizioni di poter decidere”
I VMO sono soccorsi anche dalla Refcan, una mini telecamera di 6 grammi posizionata vicino all’auricolare, in grado di mostrare ciò che vede il direttore di gara sul campo. Telecamera spostata dopo il Mondiale americano per squadre, dal petto, perché coperta dal movimento delle braccia del direttore di gara.
A questo punto bisogna chiedersi: perché arbitri e VMO non osservano il protocollo VAR? Difficilmente le decisioni sono uniformi anche in base al Regolamento del gioco del calcio. L’unica regola da seguire è rimasta solamente la numero 12: Falli e scorrettezze. Il fuorigioco è automatico, il gol–non gol anche.
PRINCIPI DI PROTOCOLLO VAR RIBADITI DALL’IFAB
PORTATI A CONOSCENZA DI ARBITRI, ASSISTENTI E VMO
Il Video Assistant Referee (VAR)
Il suo utilizzo è regolato da un protocollo rigoroso che ne delimita ambiti di intervento e modalità operative. Il principio di base è che l’autorità massima che decide deve rimanere sempre e solamente l’arbitro in campo, il quale può avvalersi del VAR così come dei collaboratori in campo (guardalinee e quarto uomo) per avere ulteriori elementi di giudizio.
Principi Fondamentali del Protocollo VAR
Il sistema VAR è strutturato per intervenire esclusivamente in situazioni di “chiaro ed evidente errore” commesso dall’arbitro in campo o in caso di “grave episodio non visto” durante l’azione.
Questo principio, ribadito nel protocollo ufficiale dell’International Football Association Board (IFAB), mira a preservare l’autorità del direttore di gara, che mantiene la facoltà finale di approvare o respingere le raccomandazioni provenienti dalla sala VAR.
L’obiettivo non è sostituire l’arbitro, bensì correggere decisioni palesemente sbagliate che potrebbero alterare l’esito di una gara.
Dalla sala VAR possono quindi richiamare l’attenzione dell’arbitro su un episodio che possa essergli sfuggito, ma mai prendere decisioni al posto suo, tranne alcune eccezioni, le cosiddette Overrule.
Queste eccezioni riguardano ambiti in cui non c’è spazio decisionale, ma si tratta di valutare oggettivamente alcune immagini: ad esempio, se una palla ha oltrepassato o meno la linea laterale o di fondo (o anche la linea di porta, nel caso non sia in funzione la Goal Line Technology), oppure se un giocatore sia in posizione di fuorigioco o meno.
Nel caso di fuorigioco passivo, deve essere l’arbitro a valutare se e quanto la posizione influisca nello svolgimento dell’azione.
Altra eccezione è il tocco di mano nell’immediatezza di un gol: qualsiasi tocco di mano di un giocatore nei momenti precedenti in cui egli stesso segni una rete comporta, per regolamento, l’annullamento del gol, senza margini d’interpretazione.
Le Quattro Macroaree di Intervento
Il VAR può attivarsi solo in quattro specifiche circostanze:
- Gol segnati o annullati
- Assegnazione o mancata assegnazione di un calcio di rigore
- Espulsioni dirette (non derivanti da seconda ammonizione)
- Scambi di identità tra calciatori sanzionati erroneamente
Nel caso di un gol, la tecnologia interviene per verificare irregolarità precedenti alla rete, come fuorigioco, falli non rilevati o uscite del pallone dal campo.
Analogamente, per i rigori, il controllo si concentra su contatti in area non valutati correttamente dall’arbitro o su eventuali mani non punite.
Il controllo è limitato alla fase di attacco immediatamente precedente al caso in esame, la cosiddetta Attacking Possession Phase (APP).
Se durante un’azione d’attacco si verifica un’irregolarità non colta dall’arbitro, ma la palla torna alla squadra difendente, il VAR non potrà più intervenire: la APP precedente è considerata chiusa e se ne apre una nuova.
Procedura Operativa: i Cinque Passaggi del Processo VAR
- Decisione iniziale dell’arbitro – Il direttore di gara valuta l’episodio e comunica la propria interpretazione ai giocatori, indicando chiaramente il principio su cui basa la decisione.
- Silent check – La sala VAR analizza le immagini senza interrompere il gioco, a meno di evidenti anomalie.
- Comunicazione con l’arbitro – Il VAR segnala eventuali discrepanze tra la decisione presa e le evidenze video.
- On-field review – L’arbitro effettua una revisione al monitor di bordo campo, soprattutto in casi soggettivi.
- Decisione finale – Spetta esclusivamente all’arbitro confermare o modificare la decisione originaria.
Questa procedura bilancia tecnologia e giudizio umano: il VAR fornisce dati oggettivi, ma l’interpretazione resta affidata all’arbitro, che può anche respingere le indicazioni della sala tecnica.
Limitazioni Tecniche e Soggettività
Non tutti gli errori sono correggibili tramite VAR. Le decisioni basate sull’intensità di un contrasto restano di competenza esclusiva dell’arbitro, salvo evidenti errori.
Il protocollo esclude esplicitamente il riesame di ammonizioni o falli generici, per evitare troppe interruzioni.
È prassi che, anche in caso di fuorigioco evidente, arbitri e guardalinee lascino proseguire l’azione per evitare interruzioni errate, sapendo che il VAR verificherà comunque l’APP. Tuttavia, in caso di fallo che porti a una seconda ammonizione e conseguente espulsione, il VAR non può intervenire: un limite evidente del sistema.
Il Difficile Equilibrio tra Decisione del Campo e VAR
Da un punto di vista psicologico, il bilanciamento tra arbitro e VAR non è semplice.
Quando l’arbitro viene richiamato al monitor, difficilmente mantiene la propria decisione iniziale, anche se corretta, poiché il richiamo stesso genera un dubbio e, inconsciamente, delegare al VAR può alleggerirlo di responsabilità.
Il Futuro del VAR: tra Tecnologia ed Etica Arbitrale
Il dibattito attuale punta a migliorare i protocolli operativi. Le proposte più condivise:
- Formazione specifica per gli operatori VAR, per uniformare le interpretazioni;
- Trasparenza nelle comunicazioni audio, anche pubbliche;
- Limitazione delle revisioni soggettive, riservando il VAR a errori inequivocabili.
Tuttavia, ogni evoluzione deve preservare il ruolo centrale dell’arbitro, evitando che il calcio diventi una sequenza di interruzioni video.
Il protocollo VAR è un compromesso tra innovazione tecnologica e tradizione arbitrale: se da un lato ha ridotto errori macroscopici, dall’altro ha introdotto nuove controversie legate alla soggettività delle interpretazioni.
L’efficacia del sistema dipenderà dalla capacità di garantire coerenza e rispetto per lo spirito del gioco.
Golden Boy 2025, le parole di Patrick Vieira a margine dell’evento alla Badia









