Altra partita ostica per il Genoa. Arriva l’Inter: la vittoria di Udine non farà abbassare la guardia a DDR e alla squadra, né pensare troppo alla classifica. È un’occasione per continuare a invertire il destino del Vecchio Balordo.

Domani, nel Tempio, occorrerà altro Grifone: calcio e grinta. De Rossi, dopo quattro gare in panchina, non è stato accostato agli allenatori passati sotto la Lanterna.

Il “DDR” funziona bene quando in campo si vede un Genoa tosto, concreto e grintoso, non solo difensivo, ma amante del calcio tecnico, offensivo e totale. Quando l’alchimia si è accesa, in qualche gara precedente, il risultato ha dato l’impressione di poter cambiare davvero.

Il Genoa contro l’Inter dovrà continuare a dimostrare di saper giocare da squadra. Il calcio è un gioco collettivo, non individuale. Il Genoa di De Rossi ha dato l’impressione di essere in grado di determinare e controllare il contesto intorno a sé: tutto è cresciuto gara dopo gara, anche grazie alla maggiore consapevolezza del gruppo.

Il Vecchio Balordo deve ancora migliorare nella gestione del controllo totale della partita in tutte le fasi di gioco, in modo particolare quando spinge al massimo in fase offensiva. Serve costruire azioni da gol con giocate ragionate, evitando soluzioni affrettate da fuori area invece di cercare altri passaggi davanti a difese avversarie intasate.

Oltre alla fase difensiva, che ha scricchiolato con il passaggio a tre uomini, vanno eliminati errori di scalatura, migliorate le diagonali difensive e la compattezza tra centrocampo, esterni e difensori. Massima attenzione: contro il Biscione, gli errori possono far strisciare il Grifone.

Contro l’Inter non sarà una gara facile: è probabilmente la squadra meglio attrezzata per giocare ogni tre giorni, vista la rosa a disposizione. Non bisogna fidarsi nemmeno dei “cerotti” che non scenderanno in campo.

Occorre un Genoa ben organizzato per non permettere agli uomini di Chivu di creare occasioni. Pronto anche a sfruttare il contropiede quando Lautaro e compagni si spingono troppo in avanti, difetto che, anche dopo Inzaghi, continua a emergere.

De Rossi predicherà compattezza per non dare modo ai nerazzurri di pensare. Conoscendo bene l’Inter, servirà fare qualcosa di buono anche davanti: non un Grifone a trazione anteriore, chissà, ma magari un 3-4-1-2, lo stesso che ha portato sotto la Lanterna tre punti nel finale contro l’Udinese. Qualcuno alle spalle delle due punte, sfruttando la duttilità per invertire il triangolo di centrocampo, con due giocatori più portati alla copertura che possano anche garantire qualche passaggio in più.

Importante, per DDR, aggredire subito, andare in pressione tutti insieme con criterio e cattiveria per non permettere all’Inter di sfruttare l’ampiezza. La formazione, come sempre, a domani.

Quasi con certezza De Rossi, alla GB Perasso contro gli austriaci, griderà al popolo genoano dentro il Tempio: “Che l’INSE!” — “Vogliamo, vogliamo che inizi subito la battaglia”.

L’Inter è la candidata numero uno a vincere nuovamente il campionato, soprattutto per la rosa a disposizione di Chivu. Nelle 14 gare giocate ha vinto 10 volte e perso 4, senza pareggi: è la squadra che ha segnato più gol di tutti (32), ma ne ha incassato uno in più (14) rispetto alle altre attualmente in zona Champions.

I nerazzurri, sotto la guida di Chivu, hanno dato l’impressione — giocando quasi sempre con gli stessi uomini della scorsa stagione — di non puntare molto sulla creatività e su soluzioni offensive diverse, come i dribbling dei nuovi arrivati Luis Henrique e Bonny.

La scelta di Chivu da parte di Marotta, con appena 13 panchine in Serie A, probabilmente deriva dalla sua esperienza al Parma, dove giocava con modalità simili a quelle vincenti di Simone Inzaghi.

Chivu ha cambiato poco rispetto alla scorsa stagione, anche perché il mercato estivo interista non ha portato giocatori capaci di fare la differenza rispetto ai titolari.

L’Inter è una squadra di grande qualità tecnica, pericolosa in verticale quando ha spazio da attaccare e soprattutto nei cambi di gioco sulle corsie laterali. Come nel passato, anche in questa stagione ha mostrato difficoltà nel resistere a una pressione avversaria organizzata.

L’Inter dipende molto dai suoi uomini chiave, su tutti Lautaro, diventato il riferimento principale non solo per i gol, ma per il lavoro di raccordo: gioca spalle alla porta, fa salire la squadra e combina con i compagni nella rifinitura.

Obiettivo del Biscione è vincere il campionato o la Champions; la Coppa Italia sarebbe un miglioramento marginale. Per questo, nel clan nerazzurro si parla di ambizioni elevate e della necessità di avere tutta la rosa a disposizione.

Non è chiaro se Chivu farà turnover, considerando che venerdì 19 dicembre l’Inter giocherà la semifinale di Supercoppa Italiana a Riad contro il Bologna, con finale in programma lunedì 22 dicembre.

Biscione con diversi acciaccati: probabili assenti Acerbi (possibili sostituti Bisseck o Akanji, svizzero ex Manchester City), Calhanoglu (rimpiazzato da Zielinski), Dumfries e Darmian.

Arbitra Doveri di Roma, classe 1977, il veterano a disposizione di Rocchi, già prorogato due volte dall’AIA dopo aver compiuto 50 anni il 10 dicembre u.s. Internazionale dal 2017 al 2020. Esordio in Serie A nel 2010. Ha diretto 254 gare nella massima serie, compresa quella di domani al Ferraris. In stagione è l’arbitro più utilizzato dalla CAN, con 8 presenze.

Ultima gara con il Genoa: vittoria contro il Monza nella scorsa stagione. Ultima con l’Inter: vittoria in casa del Verona il 2 novembre 2025.

Primo assistente Rossi (Biella), secondo assistente Bercigli (Firenze), quarto uomo Fourneau (Roma). VAR Camplone (Lanciano), AVAR Abisso (Palermo).


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