Bello svegliarsi per i Genoani stamattina, 30 novembre, e leggere i titoli dei giornali: “Genoa cinico”, “Genoa distaccato nel primo tempo”, “Genoa pragmatico e concreto nella seconda parte di gara”, vince non giocando bene.

DDR ha confermato di essere contento per i tre punti, importanti, conquistati, ma ha fatto anche le pulci al gioco del Vecchio Balordo. Contentissimo perché le sue parole nelle altre conferenze stampa si sono verificate in una partita non facile: “Ho trovato un gruppo ben allenato, la base è buona e in questo momento, in cui dobbiamo andare a caccia di punti, devo mettere in campo più quantità che qualità, che nella rosa non manca”.

In questo momento il campionato racconta, nella parte destra della classifica, che con zero punti si scivola in fondo, con uno si galleggia, con tre si sale. Prima vittoria al Ferraris, mancante da troppo tempo, ma gli otto punti in quattro gare faranno tornare fuori da Pegli “l’adrenalina” a qualcuno che l’aveva persa.

Tatticamente, nel primo tempo il Genoa non è riuscito ad aprire il catenaccio veronese; non riuscendoci, è stato difficile batterli perché ha consentito a loro di fare il gioco che gli riusciva meglio: in 10 davanti alla propria area, pallone lungo e di nuovo in 10 nella metà del Genoa. Il possesso palla non ha dato benefici: giocare per vie orizzontali o all’indietro lentamente è un difetto visto anche in tempi migliori la scorsa stagione. Senza un dribbling e con pochi cambi di campo è difficile aprire le casseforti davanti all’area avversaria.

Nel secondo tempo, grazie alla rete confezionata bene — gol di Colombo su assist di Vitinha — tutto è cambiato. Il “calimero” delle scorse giornate, che per la critica non faceva gol neanche con le mani, è passato a Cigno: dalle critiche e dai mugugni agli applausi, una medicina per qualsiasi giocatore. Lui e Vitinha sono due mezze punte che si integrano con grande movimento, disponibilità e sacrificio.

Un altro Genoa dopo aver bevuto il tè al peperoncino di De Rossi: più pratico, più pronto sulle seconde palle. Sembrava di vedere un’altra partita, ma per chi segue il campionato era il replay di Hellas–Parma della giornata precedente: scaligeri che accusavano il pareggio dei rossoblù e, al 40’, cominciavano a perdersi. Come vedere lo stesso film di altre gare: il gol del Genoa tramite azione e il gol avversario rocambolesco per gli errori dei difensori.

Zanetti, il mister veneto, cambiava modulo giocando con tre punte di ruolo; DDR rispondeva facendo entrare Masini per riequilibrare il gioco a centrocampo, oltre a Sabelli per controllare la corsia laterale, accentrando Mercandalli, facendo uscire Colombo e avanzando Malinovskyi alle spalle del nuovo entrato Ekuban.

La mancanza di Norton-Cuffy si è sentita, non potendo sviluppare il gioco sulle due corsie laterali, considerata la difficoltà a costruire e creare gioco con il palleggio. Sulla sinistra buona la mossa di DDR con Martin più alto, a non far fare neanche un dribbling all’algerino Belghali: la specialità vista nelle precedenti gare non si è vista, ed è stata una delle chiavi per non far partire il contropiede scaligero, costringendoli al lancio lungo.

Oltre che nella liturgia cristiana, anche al Genoa è arrivato l’Avvento: quattro settimane che portano al Santo Natale. Al Vecchio Balordo, invece, dovrà portarlo al 1° gennaio, il primo giorno del calciomercato di riparazione, che dovrà essere quasi subito pronto senza aspettare i saldi di fine mese.

Buona domenica godendosi i tre punti che hanno colorato meglio la classifica del Vecchio Balordo.


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