Genoa dietro la lavagna, uno specchio in lutto vista la classifica e la vittoria che non arriva. Genoani davanti al tavolo con il Maalox a portata di mano, dopo la cocente delusione della gara persa non per meriti particolari del Torino.

La fortuna per Vieira e la sua band, in questo momento, è difficile da acchiappare. In realtà, nelle otto giornate giocate, è stato difficile proprio acchiappare una vittoria. La prestazione con la croce di Genova sul petto c’è stata per 70’, grazie al fiato che ha rappresentato le fondamenta per mettere in difficoltà il Torino.

La tattica nel primo tempo ha funzionato, mettendo da parte il palleggio inutile nella propria metà campo e giocando con verticalità, profondità e ampiezza: carte importanti che non hanno permesso al Toro di sviluppare il gioco previsto dal tecnico Baroni. Tutto riusciva bene, giocando stretti e compatti, rompendo gli schemi degli avversari e creando un disordine intelligente, in particolare contro chi era proposto a fare la fase offensiva.

Merito di Ekhator, centravanti che, oltre al gol, ha lavorato molto per tenere bassa la difesa a tre del Torino e soprattutto di Thorsby, con la sua “anarchia” calcistica: entrambi hanno permesso di far lavorare gli esterni che arrivavano da dietro.

Nel primo tempo, con Leali disoccupato e una fase difensiva funzionante al meglio con Østigard e Vasquez, più i tre sulle corsie laterali, il Vecchio Balordo ha reso la vita difficile al Torino, sicuro di fare un boccone del Grifone. Genoa pericoloso oltre al gol di Thorsby: ha sfiorato il raddoppio sempre con il biondo scatenato, poi con Ekhator e Ruslan.

Al riposo, Genoa in vantaggio: la terza volta su otto giornate di campionato. Baroni, il tecnico granata, era alla ricerca di una maggiore scioltezza per combattere l’organizzazione difensiva del Vecchio Balordo, visto e considerato che Simeone e Adams sono stati assenti dal gioco e in difficoltà sulle corsie laterali.

La prima sostituzione è stata per Biraghi dopo la “rumba” presa da Norton-Cuffy; dopodiché fuori tutti gli attaccanti, Simeone e Adams, dentro Ngonge e Lazaro, che hanno trovato meno freschezza avversaria sulle corsie laterali dopo i 70’ di Thorsby e Norton-Cuffy.

I tanti cambi di Baroni non hanno creato sconquassi alla difesa del Genoa: solamente la sfortuna di Sabelli, che con un ginocchio, ha bucato Leali. Anzi, Thorsby ed Ekhator hanno avuto l’occasione per provarci a battere Paleari.

Anche Vieira ha fatto i suoi cambi: Thorsby sostituito da Vitinha, Ruslan da Colombo, Sabelli da Cornet, Onana per Frendrup, già ammonito. La voglia del tecnico francese di vincere era tanta, ma subito la Dea Eupalla gli ha girato le spalle in occasione di un calcio d’angolo, con l’unico errore difensivo di tutta la gara: Maripan, solo al centro dell’area di rigore, si è trovato libero di colpire al volo e battere Leali.

Il Vecchio Balordo, negli ultimi dieci minuti di gara, ha trovato nuovamente soluzioni di vantaggio numerico, ma senza fare male: una punizione di Vitinha, che Ekuban sulla traiettoria non è riuscito a deviare bene, è stata parata d’istinto da Paleari. In precedenza, la ghiotta occasione era stata di Colombo su una sponda di Cornet, con il pallone spedito sopra la traversa.

Protagonista negli ultimi minuti, Paleari ha parato un altro “rigore in movimento” di Cornet, sempre al 95’, minuto funesto, questa volta da dentro l’area di porta. Il Genoa ha confermato di fare una fatica immane non tanto nel creare azioni da rete, quanto nel fare gol, anche quando gli assist sono precisi nello spazio aperto.

Adesso tre giorni per trovare, contro la Cremonese, la soluzione per fare gioco come nel primo tempo con il Torino, seminando qualcosa di differente rispetto alle precedenti gare casalinghe alla ricerca del frutto della vittoria, che inizia ad essere un’assenza importante dopo quattro gare giocate dentro il Tempio, così come il gol.


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