Dalle difficoltà del Vecchio Balordo, la speranza che a Torino nasca qualcosa di buono e di straordinario come la scorsa stagione, quando furono due vittorie fuori casa a mettere nelle condizioni la squadra di viaggiare in modo tranquillo.

La lezione di queste sette giornate di campionato senza vittorie deve essere fatta propria dal mister, dallo staff e soprattutto da tutta la rosa, considerato che la società non gli fa mancare nulla.

Si pensava al raggio di sole, al gol, che arrivasse dopo la sosta, invece non si è visto e la classifica è rimasta quella che era, in fondo con Fiorentina e Pisa.

Occorre la consapevolezza che l’obiettivo stagionale è ancora vicino, basta fare qualche tiro e gol in più per acchiapparlo. Dopo la gara con il Napoli, il risultato ad occhiali con il Parma, qualche pensiero negativo lo hanno fatto venire a chi non segue la squadra tutti i giorni.

Ottolini, il DS, ha fatto capire subito dopo la gara con i ducali e in settimana che non sono rose e fiori nel momento del Genoa, ma si è lavorato con il mister per cercare di levare qualche spina.

Il problema del gol è una cosa seria, anche se contro il Parma i tiri e le parate del portiere avversario si sono visti in superiorità numerica: tutto condito da poca cattiveria nel concludere le azioni; nelle altre gare è stato faticoso affacciarsi nelle aree avversarie.

Vieira e lo staff devono capire cosa fare di diverso strategicamente rispetto a quanto preventivato, in questo momento non semplice anche per loro, dopo aver immaginato la scorsa estate di potersi affacciare al tavolo della parte sinistra della classifica con la sofferenza, sempre a braccetto con la compagna di viaggio: la salvezza manifestata al ritiro di Moena.

Meglio ripetere: mancano 31 giornate alla fine della stagione e dovrà essere la gestione del gruppo, da parte di tutta la società, a far uscire da questo momento. Non solo vincere, ma resistere: questo è ciò che vogliono i tifosi del Genoa. La pazienza per loro, non per i giovani, è difficile, vivendo sempre con ricordi del passato, come sempre legati al risultato.

Dietro l’angolo ci sono tre gare importanti: contro il Torino in Piemonte, al mercoledì la Cremonese nel Tempio e il 3 novembre in casa del Sassuolo. Il Genoa deve provarci a giocarsela come ha fatto vedere lo scorso anno e in qualche gara delle sette giocate.

Occorre una scintilla per accendere nuovamente non solo le speranze, avvalorando che si è trattato solamente di un black-out nel non vincere nelle prime sette di campionato. Umiltà, consapevolezza di quello che hanno fatto vedere di saper fare.

Riattaccare la luce tocca a Vieira e allo staff, mettendo i fili giusti al posto giusto, lasciando da parte le caratteristiche della qualità, che quando arriverà contribuirà a vedere un altro gioco, al neon e non al led come in questo inizio di campionato.

Vieira e lo staff, uomini di calcio, hanno dimostrato in corso di gara di essere pronti a cambiare strategia per crescere. In questo momento dovrebbero essere consapevoli di cambiare qualcosa da inizio gara, vivendo l’attuale momento del Vecchio Balordo alla ricerca del risultato e del gol, come tutto il popolo genoano che non lo lascerà da solo: tremila sono pronti a seguirlo sotto la Mole. Formazione e strategia tattica domani, prima di iniziare a pranzare.

Capitolo Torino. I granata sono su di giri dopo la vittoria contro il Napoli al ritorno dalla sosta. Nell’allenamento a porte aperte al Filadelfia, tutti e tanti a dimenticarsi della contestazione al Presidente, all’allenatore, alla squadra e all’allenatore in queste sette giornate di campionato, pur avendo pareggiato in casa della Lazio e vinto sotto il Cupolone contro la Roma.

Simeone è il protagonista con tre reti contro le squadre nominate in precedenza, sfruttando alla grande, da centravanti, gli errori difensivi degli avversari. Tre gol che trascinano agli 8 punti in classifica, compresi i pareggi con la Viola e la Lazio, con gol del “Cholito”.

Risultati che sono arrivati con la fisicità innanzitutto, gol con le ripartenze — nel passato chiamati contropiedi — 6 le reti realizzate e 13 incassate. Dopo la roboante (per la stampa legata al Presidente Cairo) vittoria contro Gasperini a Roma, con l’Atalanta di Juric a domicilio e in casa del Parma, due sconfitte. Partite granata tutte con il comun denominatore delle gare giocate ad oggi da quasi tutte le squadre: difficoltà a fare gioco e gol.

Nel mirino della contestazione dei tifosi granata, come sempre, il Presidente Cairo, pur avendo nel calciomercato estivo aperto il portafoglio ingaggiando 8 calciatori che avrebbero dovuto far fare la differenza rispetto al passato: Zakaria, attaccante marocchino del 2000 dal Tolosa; Simeone e Ngonge dal Napoli; Israel, uruguaiano del 2000, portiere dallo Sporting Lisbona; Anjorin, centrocampista inglese, e Ismajli, difensore albanese, entrambi dall’Empoli; Asllani, centrocampista dall’Inter; Nkounkou, difensore francese del 2000 dall’Eintracht Francoforte. L’uscita più importante è stata quella del portiere Milinkovic Savic al Napoli. Le altre: Elmas, Ricci e Sanabria.

Mister Baroni ci ha messo parecchio a trovare la quadratura del cerchio, facendo marcia indietro sul suo credo tattico, il 4-3-3, dopo aver girato intorno ai moduli preferiti come il 4-2-3-1 o il 4-4-2, passando definitivamente ultimamente al 3-5-2 con due attaccanti, due centravanti di ruolo, spostando Vlasic a centrocampo, Nkoounkou (assente per distrazione muscolare con il Genoa) nei 5 di centrocampo, abbassando Tameze, centrocampista, nella difesa a tre.

Il cambio tattico ha permesso al Toro di lasciare da parte il gioco orizzontale e all’indietro che non creava gioco. Il cambio di strategia ha messo in panchina Ngonge, Biraghi, Lazaro, titolari ad inizio stagione. Zapata è rientrato negli ultimi minuti dal brutto incidente con il Napoli.

Il risultato con il Napoli ha fatto uscire il Toro dal recinto, in particolare Baroni, che pensa, nella settimana con il turno infrasettimanale, di arrivare nella parte sinistra della classifica con Genoa e Pisa in casa, ultimi in classifica, e la trasferta di Bologna. Baroni ha detto: “Finito il calendario terribile, giocare con due squadre che si giocano la retrocessione tra le mura amiche: bisogna far vedere le potenzialità della squadra”. Contro il Genoa, nella formazione, assenti oltre a Nkounkou probabilmente anche Pedersen, l’altro esterno; Anjorin si scalda, al rientro Lazaro.

Torino-Genoa la arbitra Bonacina di Bergamo, classe 1986, professione medico, debutto in Serie A il 13 dicembre 2024 in Empoli-Torino. Carriera veloce per l’arbitro nato a Lecco: dal 2011 nei dilettanti al 2023 in Serie A. 7 le gare dirette nella massima categoria, di cui 2 in stagione.

Una statistica particolare per Bonacina: su sette gare dirette in Serie A, tre sono state con il Torino. La prima, al debutto, in casa dell’Empoli, contestato fortemente per un gol annullato ai toscani per fallo su Milinkovic, che aveva bucato l’uscita; le altre due: Torino-Cagliari 2-0, Torino-Hellas 1-1. Con il Genoa è al debutto.

Primo assistente Lo Cicero (Brescia), secondo assistente Bercigli (Firenze), quarto uomo Massa (Imperia), VAR Di Bello (Brindisi), AVAR Maggioni (Lecco).

Diffidati: Malinovskyi, Østigard.


Torino-Genoa | Vieira: “Ho visto spirito e atteggiamento giusti per fare la nostra partita”