Il VAR ha il suo “essere o non essere”. Plausibilmente lo stesso interrogativo se lo saranno posti i dirigenti dell’AIA sul lavoro del VAR e dell’aiuto VAR: questo mistero sulla vera identità del VAR, come quello del drammaturgo, appassionerà come sempre studiosi e cospirazionisti.
Dopo aver visto e rivisto rigori concessi lo scorso anno per falli di mano, nel raduno estivo di Cascia dirigenti e arbitri hanno deciso di applicare la regola 12: “toccare intenzionalmente il pallone con la mano o il braccio muovendoli verso il pallone, quando queste sono posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo“. Per le prime tre giornate di campionato tutto è andato a buon fine.
Nel sabato del villaggio della quarta giornata di campionato, a Bologna, il trio Collu in campo e Maggioni-Chiffi al VAR, precedendo il quasi identico rigore concesso al Verona contro la Juventus nella partita delle ore 18, hanno seguito la stessa procedura. In entrambe le gare Rapuano e Aureliano, con Massa al VAR, dopo 4 minuti di consultazione in mezzo al campo, hanno invitato i direttori di gara a rivedere le immagini per assegnare il calcio di rigore, ritornando così al passato.
Quello assegnato contro il Genoa è apparso ancora più paradossale: dopo 4 minuti di discussione in mezzo al campo, Collu è rimasto davanti al monitor un minuto, assegnando la massima punizione non su un’azione rallentata, ma su un fermo immagine che non chiariva se Carboni avesse compiuto un movimento irregolare con la spalla o con la scapola sopra la spalla, parte non contemplata dall’assegnazione del rigore.
Ennesimo punto che avrebbe colorato meglio le prestazioni del Genoa, come già accaduto contro la Juventus. Il Vecchio Balordo ha fatto la partita per quasi 70 minuti di gioco: il portiere felsineo ha compiuto un miracolo nel primo tempo su Martin, Leali la sua prima parata importante al 36’ della ripresa.
Con 30 gradi di temperatura e il 55% di umidità, il fiato del Genoa non è calato: Masini e Frendrup hanno corso più di tutti, 11 km. Tutti i rossoblù a quarti, non potendo effettuare l’ultra pressing, sono stati bravi ad applicare la pressione sui singoli avversari.
Da cronista devo comprendere la voglia di Vieira di ottenere il risultato pieno dopo il gol di Ellertsson, sostituendo Vitinha con Ekhator e Malinovskyi con Valentin Carboni. Sostituzioni che ci potevano stare, ma che probabilmente hanno ridotto l’intensità dei suoi ragazzi.
Durante il cooling break, Italiano ha effettuato le sue sostituzioni: al 70’ fuori Moro e dentro Ferguson, fuori Bernardeschi e dentro Dallinga. I due attaccanti hanno messo in ambasce la difesa del Genoa, anche se per pareggiare hanno avuto bisogno di un colpo di tacco di Castro in mezzo tra Marcandalli e Vasquez e non di una vera azione da gol.
Il Grifone non ha mollato, ma ha sbagliato alcune ripartenze che potevano fare male agli avversari. Il Bologna invece ha colpito una traversa con un colpo di testa di Orsolini.
Il finale è già raccontato: una “sceneggiata” alla Merola che ha fatto andare fuori giri non solo Vieira, espulso, ma anche Ottolini, accorso in mezzo al campo a chiedere spiegazioni al giovane direttore di gara.
Bologna-Genoa | Ellertsson: “Felice per il gol, ma adesso dobbiamo guardare avanti”







