Il calciomercato ormai è un reality show, non solo in TV. Sul web tutti protagonisti della notizia, oppure pronti a denunciarne altre che non arriveranno. Notizie di mercato che vanno avanti dal primo di luglio. Titoloni sempre fuori bolla sulla stampa e articoli di cronisti vicini alla verità.
Hanno impazzato i social: bastava una notizia che subito veniva copiata non solo nelle chat, senza alcuna verifica. Ore di trasmissioni radio-televisive sul nulla.
La Serie A ha optato per l’usato sicuro, anche se datato, con gli ingaggi — pagati lautamente — di ultratrentacinquenni e qualcuno fino ai 40 anni: Modric, Dzeko, Immobile, De Bruyne, ai quali, all’ultimo giorno di mercato, si sono aggiunti Vardy alla Cremonese e Albiol al Pisa, le ultime due promosse. Zero baby talenti italiani promossi: i più gettonati hanno preferito la Premier per scaldare meno la panchina.
Campionato sempre più straniero: aumentato al 77% il numero dei giocatori che hanno disputato l’ultima stagione. Nelle prime due giornate di campionato solamente 97 italiani titolari dal primo minuto di gioco.
A parole si cerca di scimmiottare la Premier inglese che ha speso 3 miliardi nel calciomercato, mentre in quello italiano le cosiddette grandi hanno fatto grandi fatiche. Oltre ai veterani ingaggiati, hanno aspettato i saldi dell’ultimo giorno della “Samarcanda” — mai successo — per vedere se ci fosse la possibilità di risparmiare, cercando prestiti anche onerosi, con poche possibilità di investire e accollandosi debiti futuri con riscatti ad obiettivo raggiunto.
Le squadre italiane vivono non per giocare semifinali o finali di Champions ed Europa League, ma i gironi eliminatori: altri gironi unici con 36 squadre che dovranno disputare 8 gare da settembre a gennaio.
Per la Champions la UEFA distribuirà 2,5 miliardi alle partecipanti. Le italiane sono: Napoli, Inter, Juventus e Atalanta. Incasseranno, prima ancora di giocare i gironi eliminatori, 51 milioni l’Inter, 46 milioni la Juventus, 42 l’Atalanta e 41 il Napoli. A queste cifre si sommano tutti i bonus UEFA e i 18,62 milioni per la sola partecipazione. Il piazzamento nel girone eliminatorio vale un minimo di 275 mila euro se eliminati, fino a un massimo di 10 milioni a seconda della posizione.
Cosa serve agli allenatori iniziare la preparazione nella prima settimana di luglio e assemblare la squadra il primo di settembre, senza che nessuno si ribelli? Forse la tranquillità di un contratto sempre valido, anche senza risultati?
Questo calciomercato troppo lungo ha avuto un’altra difficoltà: la novità della sosta per le Nazionali subito dopo la chiusura del mercato.
Gli allenatori non potranno montare il team fino a due/tre giorni dalla terza di campionato, con molti calciatori che hanno raggiunto le rispettive Nazionali il giorno stesso dell’ultimo giorno di mercato.
Tutto ciò non fa ragionare: la Lega Calcio è interessata solo al bancomat dei diritti TV, e la FIGC non riesce a fare una riforma. Tutti pronti a piangere lacrime di coccodrillo alle sconfitte della Nazionale. Saltano i commissari tecnici, ma le poltrone restano solide.
Per l’ennesima volta sono stati gli abbonati di ogni squadra ad essere buggerati da un calciomercato lungo quasi 3 mesi: l’unica situazione in cui si compra qualcosa al buio.
L’infinito calciomercato dà l’impressione di essere un buco attorno a cui non si mette niente. Chiacchiere tante.
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