Nello scrivere di un gioco d’attacco, occorre l’attuazione di schemi che prevedano la partecipazione di almeno tre calciatori. Tali schemi, per riuscire, non devono essere troppo restrittivi per non limitare la fantasia e l’improvvisazione, qualità fondamentali del giocatore in attacco per provare a fare gol.

Nel campionato italiano le difese sono tutte organizzate e, per superarle, occorrono “corse di deviazione”, in diagonale, in sovrapposizione, ad incrocio, per indurre l’avversario ad occupare false posizioni, a concentrarsi in determinate zone. Sarà quindi loro compito cambiare improvvisamente gioco verso la parte o la zona dove l’attenzione e, di conseguenza, il marcamento è minore.

In fase offensiva è importante e determinante la tempestività nell’esecuzione e, in particolare, il fattore sorpresa nel momento in cui le giocate vengono effettuate.

La ripetizione sistematica di determinati movimenti è difficile collegarla ad un automatismo collettivo. Riesce alle grandi squadre, come ultimamente visto con Real Madrid, Barcellona e Paris S.G. Tutto viene caratterizzato dalla qualità e dalla classe dei giocatori in campo.

I principi della tattica in fase offensiva.

  • Attacco della porta avversaria.

Principio fondamentale cui debbono ispirarsi tutti i componenti della squadra, praticamente quando il team si trova in possesso del pallone. Tutto riesce al meglio quando i movimenti e le azioni dei singoli e della squadra sono orientati il più rapidamente possibile verso la porta avversaria alla ricerca del gol. Chi si trova su una corsia laterale, se supera l’avversario, deve puntare la porta e non cercare il cross dal fondo. In possesso di pallone, chi è in grado di fare un passaggio infatti non deve commettere l’errore di effettuarlo all’indietro o lateralmente. L’attacco in profondità deve essere l’obiettivo primario di una fase d’attacco, facendo attenzione che non comporti il rischio di perdere facilmente il possesso del pallone e mettere in moto ripartenze avversarie.

L’applicazione tattica del passaggio in profondità, in generale, deve essere quindi collegata con un abile e tempestivo movimento coordinato di smarcamento di chi staziona nella metà campo avversaria: il compito principale del contropiede permette all’attaccante di tirare in porta prima che gli avversari mettano in atto il dispositivo di difesa.

Gli aspetti positivi del contropiede o delle ripartenze sono la velocità e l’essenzialità, che permettono di capovolgere rapidamente una situazione difensiva in una offensiva. L’aspetto negativo è quello di poter mantenere l’iniziativa del gioco solo per brevi periodi, in quanto facilmente il pallone può essere perso, consentendo agli avversari di riprendere il controllo del gioco.

Per gli allenatori contano poco o quasi nulla i numeri dei moduli: conta una squadra organizzata ed equilibrata in tutti i reparti per avere la capacità di attuare ripartenze e contropiede ogni volta in cui le circostanze ne consigliano l’applicazione.

Le ripartenze fanno conseguire grandi risultati a grandi squadre perché presuppongono l’utilizzazione di una tecnica di livello, unita ad una notevole intelligenza tattica e condizione fisica.

L’attacco della porta avversaria riesce con lo scaglionamento: il non allineamento di quelli in fase avanzata e di quelli che arrivano da dietro. Lo scaglionamento fa la differenza perché offre al giocatore in possesso del pallone l’opportunità di fare un passaggio in varie direzioni.

  • Mantenimento e possesso del pallone:

L’azione offensiva deve mirare anche al mantenimento del possesso del pallone. Se viene meno tale possesso, la situazione si capovolge e la squadra che attacca diviene difendente.

L’attacco alla porta avversaria deve rispondere pure al principio del mantenimento del pallone e viceversa.

È condannabile l’attacco ad ogni costo verso la porta avversaria se sono quasi nulle le possibilità di mantenere il possesso del pallone. Così come lo è il mantenimento ad ogni costo del possesso del pallone senza alcuna finalità offensiva.

  • Allargamento del fronte d’attacco:

Una manovra d’attacco tatticamente efficiente, oltre alla profondità, deve essere condotta in modo da sfruttare in tutta la sua ampiezza il terreno di gioco, allargando le maglie difensive avversarie. Obbligando i giocatori avversari a controllare il terreno di gioco da una linea laterale all’altra, si riesce a creare degli ampi spazi vuoti tra i giocatori stessi, spazi entro i quali qualche compagno proveniente dalle retrovie possa inserirsi e tentare il gol da fuori area.

  • Improvvisazione e sorpresa.

Solo con un certo margine di improvvisazione, fantasia e sorpresa è possibile fare breccia nel dispositivo avversario. È un fattore individuale: il giocatore deve conoscere una vasta gamma di finte.

Nell’azione collettiva è invece attraverso movimenti combinati di più calciatori che si attua la sorpresa, facendo per un attimo assumere ai difensori avversari posizioni sbagliate.

  • Mobilità e cambiamento di posizione:

Gli attaccanti non possono rimanere fissi nelle proprie posizioni: avrebbero scarse possibilità di successo contro le marcature a uomo dei difensori. Per gli attaccanti è importante cambiare spesso le loro posizioni, non dando punti di riferimento agli avversari. Tutto deve essere fatto in modo ordinato, nei tempi e negli spazi giusti, per portare aiuto all’uomo in possesso del pallone e, contemporaneamente, creare spazi liberi per altri giocatori.

Le forme di movimento più comuni di un attaccante sono le corse in diagonale e le corse in sovrapposizione.

Se un giocatore di punta si avvicina alle posizioni difensive finali degli avversari, i suoi spostamenti devono essere orizzontali, smarcandosi nello “spazio luce”: uno smarcamento che permette di muoversi e ricevere il pallone senza essere marcato, per creare opportunità di cercare il gol.

Gli accorgimenti tattici difensivi scritti in precedenza, e quelli offensivi in questo pezzo, spesso sono ciò che viene sperimentato più volte in allenamento.

Tutto visto nel passato, quando gli allenamenti non si facevano nei “bunker” calcistici. Tutto per creare automatismo collettivo che si deve manifestare durante la gara alla ricerca dello spazio e del tempo.