Prepariamoci alla partenza della stagione 2025/2026. Scatterà la ricerca di intensità, corsa e pressione, come si vede in tutte le gare dei campionati più in auge in Europa?Speriamo di sì, considerando che dopo ogni gara a livello europeo – di club o Nazionale – si è sempre tirato in ballo proprio questi termini per analizzare le sconfitte.
È chiaro che ogni stagione la programmazione non può discostarsi molto da quelle precedenti, perché le linee guida per il raggiungimento di obiettivi fisiologici utili a migliorare la parte fisica sono ormai ben note. Da tempo non si vedono più i famosi gradoni di Zeman o le corse nei boschi, inseguiti da allenatori e vice allenatori in bicicletta.
C’è curiosità nel capire se in Inghilterra, in particolare, si corra effettivamente di più. Le statistiche parlano di 13 km percorsi non solo da pochi calciatori, mentre in Italia si viaggia sugli 11,5 km, soprattutto per i centrocampisti.
I dati statistici hanno spinto Buoncalcioatutti a chiedere chiarimenti ad alcuni allenatori, attualmente in anno sabbatico, che hanno svolto stage di lavoro presso squadre della Premier League: come si allenano? Mettendo da parte i team con rose strutturate per disputare oltre 60 gare all’anno, ogni tre giorni, cosa fanno gli altri?
Le risposte dei mister contattati sono unanimi: “Tutto è legato alle differenze tattiche e strategiche tra il campionato inglese e quello italiano, ma soprattutto alla parte tecnica, anche senza pallone”.
Vengono anche spiegate le ragioni della maggiore intensità e velocità: “Il ritmo di gioco è improntato su tattiche che adottano un pressing ultra-offensivo, con l’obiettivo di recuperare subito il pallone. Tutto funziona se i calciatori sono molto attivi sulle gambe e pronti a coprire grandi spazi. Se qualcuno sbaglia un passaggio, tutti cercano di rimediare“.
Gli allenamenti ad alta intensità, che in Inghilterra chiamano “High Intensity Training”, si fondano proprio su questo: proporre la massima intensità possibile durante lo sforzo fisico, spingendo il corpo oltre i propri limiti.
La preparazione atletica è più intensa e specifica: oltre alla corsa e alla palestra, c’è particolare attenzione agli allenamenti tecnici ad alta velocità. Il calcio moderno, giocato ad alta velocità, esige grande disponibilità tecnica: nel trattare il pallone, arrestarlo, calciarlo, manovrarlo, in modo da eseguire schemi che consentano alla squadra di avere la meglio sull’avversario — in particolare con cross e tiri quando si presenta l’occasione, con i pali in vista.
Quante volte, nelle gare del campionato italiano, ci si rammarica per azioni potenzialmente decisive svanite per errori banali di trasmissione del pallone? Troppe volte. Così come è troppo frequente il rifugiarsi nel retropassaggio dopo una serie di scambi inutili.
Alla velocità del calcio inglese, saper eseguire i movimenti col pallone è assolutamente indispensabile. In tanti anni di preparazione visti con il Genoa, abbiamo sempre assistito al classico torello, ora chiamato “rondò”, ad esercizi per il possesso palla, a giochi di posizione, a circuiti di velocità e agilità e situazioni di gioco in spazi ristretti o più ampi, con il “jolly” e con l’attrezzo principale — il pallone — fin dal primo giorno: allenamenti fisici e tattici combinati.
Gli allenamenti fisici, nel complesso, non cambiano in Premier rispetto agli altri campionati: corsa, forza, resistenza. Neppure le tecnologie utilizzate per monitorare la condizione fisica o prevenire gli infortuni sono particolarmente diverse.
Per concludere: nel calcio attuale, non serve una preparazione estiva meticolosa se poi la fase agonistica del campionato non è organizzata con la stessa coerenza. Svolgere una preparazione molto intensa, se poi non si prosegue durante la stagione con un training adeguato, può essere controproducente: si rischia di aumentare l’incidenza degli infortuni.
A tal proposito, anche a Vieira, durante una conferenza stampa prima di una partita, è stata posta la domanda: “Perché in Premier corrono di più?”. La risposta è stata lapidaria:
“Corrono di più, ma non sempre bene. La differenza è che non sono legati a un tatticismo esasperato, non hanno paura di sbagliare. E se sbagliano, cercano subito di recuperare, non solo chi ha commesso l’errore. Non vengono giudicati o disapprovati al primo sbaglio”.
Sucu, in un’intervista recente, dopo aver parlato con Vieira nei giorni precedenti, ha ribadito gli stessi concetti già espressi dal mister durante lo scorso campionato: “La linea da seguire, per crescere, deve essere quella dell’Atalanta e del Bologna”.
I genoani devono avere pazienza, anche se il mugugno resterà sempre nel DNA. Dimentichiamoci quella famosa pubblicità: “La vogliamo calda e subito.”