Abbiamo contattato la firma della Gazzetta dello Sport, Sebastiano Vernazza, per fare un po’ il punto sul finale di stagione e su queste settimane di calcio italiano, contraddistinte dalla pesante sconfitta dell’Inter in finale di Champions League, dagli impegni della Nazionale e dalla girandola allenatori sulle panchine di Serie A. Le sue parole:
In questa nostra carrellata di interviste ci sono un direttore sportivo, un preparatore atletico, un allenatore, un giocatore e c’è anche Sebastiano Vernazza, una firma importante del calcio italiano, una firma della Rosea, anche se la gente a Genova si chiede come mai non parlano mai di questo Genoa. Un’analisi di questo campionato appena finito, Sebastiano.
“È stato un campionato tecnicamente a ribasso, infatti è stato vinto dal Napoli con 82 punti il che rappresenta una soglia bassa, per non dire molto bassa. È stato un campionato vinto dal Napoli ma perso soprattutto dall’Inter, che evidentemente ha sbagliato i calcoli perché ha puntato tutto sulla Champions e abbiamo visto come è andata a finire. È stato un campionato che Napoli ha vinto in virtù di un acquisto che sul momento, a fine agosto e inizio settembre, molti di noi, me compreso, avevano sottovalutato, cioè l’acquisto di McTominay, lo scozzese centrocampista ex Manchester United. Ha avuto un impatto pazzesco su questo campionato e pur essendo centrocampista è diventato di fatto la seconda punta del Napoli a fianco di Lukaku. McTominay in non possesso giocava centrocampista, ma in possesso si alzava dietro Lukaku, a volte anche a fianco di Lukaku, se non davanti a Lukaku e ha segnato un sacco di gol. Quindi quei due hanno fatto massa critica, perché sono due giocatori molto forti fisicamente e muscolari, e hanno creato una forza devastante, quasi incontenibile. Il campionato del Napoli fondamentalmente l’ha vinto così“.
Ecco, è solamente terminato da poco il campionato, dal 24 maggio, ma gli avvenimenti qui si susseguono praticamente per chi fa il tuo lavoro, per chi fa anche il mio. Ogni giorno c’è una novità. La novità di adesso è questa sconfitta, questa manita presa dall’Inter, una cosa che non era mai successa nella Champions, contro il Paris Saint Germain. Ma ha perso solamente perché correvano di più oppure c’è stato qualcosa di diverso nella squadra milanese?
“Guarda, secondo me ci sono due spiegazioni. Una è psicologica, è evidente che l’Inter era sovraccaricata di tensioni, di responsabilità e quindi è entrata in campo svuotata con la paura, che poi ad un certo momento è diventata panico, e quindi quasi si è suicidata. Però poi ci sono anche delle spiegazioni tecnico-tattiche. Ora chiunque abbia visto, non dico 100 partite del PSG, che poi non ci sono neanche state di Luis Enrique, ma ne abbia viste due o tre di quest’anno, avrà capito che il giochino principale di Luis Enrique, allenatore bravissimo, sono le rotazioni, il superamento dei ruoli e l’occupazione di varie posizioni da parte dei giocatori. In particolare il ruolo di Dembélé, finto centravanti. Non fa mai il centravanti, viene sempre indietro a costruire il gioco sulla trequarti oppure si scambia con Doué, andando al centro, a destra eccetera. Erano tutte cose stranote, ne abbiamo anche scritto. Si sapeva che su questa cosa Acerbi avrebbe potuto andare in difficoltà, perché è uno stopper per vecchia maniera. Se gioca senza un riferimento certo, cioè un centroavanti da marcare, va in difficoltà. Si sapeva, eppure Inzaghi non ha preso nessuna contromisura e l’Inter era sofferto da morire queste situazioni in attacco. Poi c’è stato il discorso, anche lì noto, non è che stiamo parlando di segreti oscuri, dell’aggressività del PSG, che un po’ come il Barcellona ti prende molto in alto, ti va ad attaccare molto in alto, però la differenza del Barcellona ti lascia meno spazi alle spalle. Le spiegazioni sono queste due secondo me“.
Ecco, sì, questa è un’analisi giusta della partita, ma ci sarà qualche squadra che nel prossimo campionato riuscirà a mettere più gamba, pressione alta, rotazione continua del pallone, come abbiamo visto da parte del PSG? Ma non solamente da parte del PSG, con tutte le squadre che abbiamo affrontato in Champions…
“Guarda, in Italia onestamente non è che si veda un calcio moderno come è quello di Luis Enrique. Un calcio non moderno, un calcio del futuro. Luis Enrique l’altra sera ci ha fatto vedere un pezzo di futuro, è andato anche oltre Guardiola. Guardiola negli ultimi tempi è un po’ in ribasso, forse anche un po’ a corto di idee. In Italia siamo ancorati ancora a certi stereotipi. Adesso, non perché stiamo parlando su una rete legata al Genoa, ma Vieira mi permette una stoccata: a Genova lo avete e noi lo stiamo un po’ sottovalutando. Vieira un calcio fluido lo ha fatto vedere nel suo piccolo, alla guida di una squadra che evidentemente non ha i mezzi e neanche i giocatori del PSG. Qualche elemento di calcio futuribile nel calcio di Viera si vede, nel Genoa di Viera si è visto. Però parliamo di poco, di una briciola in generale e il calcio italiano onestamente non lo so, si vede poco, forse qualcosa nel Bologna di italiano, ma poca roba“.
L’altro caso è Acerbi che rifiuta la nazionale dichiarando che lui non va più in nazionale perché pretende rispetto da chi la guida, cioè da Spalletti. Questo è un caso?
“Sì, assolutamente. Sono cambiati i tempi, una volta una vicenda come questa avrebbe destato clamore e avrebbe portato anche a delle conseguenze importanti sul piano disciplinare perché ancora adesso in teoria la nazionale non si può rifiutare, in pratica ormai sono saltate le marcature, ciascuno fa quello che vuole e anche questa cosa di Acerbi alla fine passerà in cavalleria. Devo dirti che sono preoccupato, molto preoccupato per la partita di venerdì perché insomma guardate la probabile formazione di venerdì e c’è da mettersi le mani nei capelli contro la miglior Norvegia probabilmente della storia. Contro un attacco in cui non c’è solo Holland ma c’è anche Sorloth, che è un grande giocatore, oppure c’è un grande centrocampista come Odgaard. Non lo so, non vorrei che venerdì il calcio italiano prendesse un’altra bastonata e compromettesse subito la qualificazione diretta al mondiale americano, sarebbe dura. A quel punto la crisi sarebbe conclamata“.
L‘altra notizia è che Allegri è tornato al Milano. Il bancario andrà a fare i calcoli con Lotito alla Lazio. Gasperini alla Roma. E dopo ci sono le altre panchine che ancora dovranno essere di un padrone. Vieira è sempre sulla bocca di tutti, ma il Genoa sta tentando di blindarlo addirittura facendolo diventare un Ferguson. C’è la notizia del giorno che sembra sia stato lui a dire a Pilati e al figlio di Gatto che non fanno parte del progetto Genoa per il futuro. Cosa ne pensi?
“Quanto alla prima parte sulle panchine questa storia degli eterni ritorni, tipo Allegri che torna al Milan e Sarri che torna alla Lazio, mi sembra che il calcio italiano sia un po’ prigioniero di un circolo vizioso, sempre le solite facce, che creda poco nel futuro, nei giovani, eccetera. Quanto all’Inter, credo Inzaghi abbia comunicato a Marotta il fatto che andrà in Arabia a prendersi questa montagna di soldi e quindi l’Inter deve trovare un allenatore. Penso che in pole position posizione ci sia Fabregas. Bisognerà vedere se Marotta riuscirà a convincere, non tanto Fabregas, ma il proprietario indonesiano del Como che è pieno di soldi e può permettersi appunto di aumentare lo stipendio a Fabregas e promettergli mari e monti in sede di mercato. Nota a margine, il Como, se tiene Fabregas e, come ha detto, investe veramente 100 milioni sul mercato, può diventare la nuova Atalanta del campionato. Quanto a Vieira, ha fatto un lavoro grandissimo, vista la squadra che aveva a disposizione. Ha salvato una squadra che era fortemente a rischio di retrocessione, l’ha salvata con largo anticipo. Ha fatto vedere un tipo di calcio al passo con i tempi, ha dimostrato di saper comunicare bene, che nel calcio di oggi è fondamentale. Conta quasi come saper allenare. Quindi è logico che le grandi squadre abbiano drizzato le antenne su Viera. Per il bene del Genoa mi auguro che Viera resti, però se per esempio l’Inter non arrivasse a Fabrigas e non arrivasse a De Zerbi, non mi escluderei che Marotta andasse su Viera. A quel punto, come dire, uno come Viera, gli capita la grande occasione dell’Inter, che cosa deve fare?“.
Grazie Sebastiano Vernazza, grazie delle tue parole e grazie dell’insegnamento che hai dato a tutti a quelli che saranno all’ascolto, grazie.
“Non ho nessun insegnamento, non sono mica un professore, abbiamo solo parlato di calcio. Grazie“.