Nelle prossime settimane analizzeremo il campionato appena concluso ascoltando, come consuetudine, varie opinioni da vari settori del mondo del calcio. Partiamo con l’ex DG rossoblù Giorgio Perinetti, che ha peraltro contribuito all’inizio della stagione appena terminata a costruire le basi dell’Avellino che ha ritrovato la Serie B dopo tanti anni. Ma, tra le altre esperienze, Perinetti vanta anche quella al Brescia, motivo per il quale si parla anche del caos scoppiato in casa bresciana con la penalizzazione (in primo grado) di 4 punti.

Direttore Perinetti, innanzitutto un altro step raggiunto nella sua carriera di dirigente con questa promozione dell’Avellino. Qui bisogna farle veramente i complimenti. Ma per oggi vogliamo parlare del campionato italiano. L’analisi di questo campionato italiano appena finito: le cose che le sono piaciute e le cose che non le sono piaciute…

“Quest’anno la Serie A in effetti ha avuto un svolgimento anomalo rispetto ai campionati precedenti, nel senso che c’è stata una lotta serrata fino all’ultima giornata – e l’ho osservato in tutte le posizioni – sia per lo scudetto, sia per la qualificazione finale, sia per le coppe e naturalmente per la salvezza. Quindi un campionato avvincente, un campionato che ha tenuto tutti col fiato sospeso, un campionato che ha dato grande interesse fino all’ultimo secondo. Queste sono caratteristiche che naturalmente consentono di seguire il campionato con maggiore attenzione, anche se ovviamente ci sono state anche grandi delusioni, come il Mila che non si è qualificato per le coppe, o altre società. In sintesi, un campionato avvincente”. 

Un campionato avvincente, ma qualcuno dice tendente al basso per questi 32 punti sufficienti per la salvezza dalla Serie B. È vero?

“Beh, in effetti la quota salvezza negli ultimi anni è sempre stata molto bassa. Questo può dirla lunga su un campionato che ad un certo punto si spacca negli obiettivi. È molto marcata la differenza tra chi lotta per le posizioni di vertice e quelle che lottano per la salvezza. È difficile per le squadre fare punti, vincere le partite. Sono molto poche le partite che riescono a vincere le 5-6 squadre che arrivano in una parte determinata della classifica”.

Sui cambi di panchina in Serie A e i tanti ribaltoni che già ci sono stati e che ci saranno: “Quando parliamo ci riempiamo sempre la bocca con parole di programmazione, lungimiranza, visione, futuro. Parliamo di niente, mentre la verità è che si aspetta sempre solo il risultato finale. L’anno scorso sono cambiati 13 allenatori su 20 in Serie A. Probabilmente solo Thiago Motta era stato già bloccato prima da Juventus, ma sono cambiati dodici allenatori a giugno. Quest’anno, fino a ieri, quando Conte ha dato il suo assenso a rimanere a Napoli, c’erano le prime otto squadre in classifica che non avevano definito la posizione allenatore. Da ieri si comincia a vedere qualche posizionamento. Conte rimane a Napoli e di conseguenza Allegri non pensa a Napoli e firma con il Milan. La Juventus al 30 maggio non è sicura di avere un allenatore. L’Inter aspetta la gara di questa sera. Tutto viene fatto navigando a vista e all’impronta”.

Qual è il pericolo di andare a fare l’allenatore sulla panchina della Roma e sulla panchina della Juventus?

“Onestamente non parlerei di pericoli. Sono società prestigiose. La Juventus è legata solo all’allenatore. È tutto un management che riparte da capo. L’anno scorso era stato affidato a Giuntoli il totale controllo dell’area sportiva. Oggi vediamo che a Giuntoli non è sicuro che rimanga. Anzi, a quanto pare sembra che non rimarrà e viene sostituito da più soggetti. Si parla appunto di Comolli, presidente del Tolosa, e di Chiellini che comincerà a essere più presente anche all’area sportiva. E non so quali altre figure. Quindi si parla di un managemene che cambia totalmente”.

E sul Genoa, su Vieira, cosa c’è da dire?

“Devo dire che in questo clamore di tante illazioni e cambiamenti è rimasto molto coerente. Ha sostituito Gilardino un po’ a sorpresa, quando nessuno pensava che potesse essere cambiato. Aver preso Vieira è stata un’intuizione molto felice della proprietà perché il tecnico francese ha dimostrato con discrezione, senza grandi proclami, ma con grande realismo, di poter portare avanti la gestione del Genoa in maniera seria, corretta, producente come risultati. Vieira mi sembra abbia fatto un buonissimo lavoro. E devo dire per la figura che è, per il grande movimento che c’è sulle varie panchine, bene per il Genoa che probabilmente non sia stato “attenzionato” da altri club. Perché pensavo che potesse essere oggetto desiderio di altri club, proprio per il campionato fatto al Genoa”.

Ma il calcio italiano continua a vivere nei debiti? Perché a tutti gli allenatori che si propongono alle proprietà vengono messe di fronte tutte queste regole imposte dall’UEFA di rientrare di questi debiti. Non sanno se possono comprare, se non vendono. C’è qualcosa che non funziona…

“Purtroppo il nostro calcio – parliamoci chiaro – anche se è tornato ad essere più interessante rispetto al recente passato (perché anche i giocatori importanti accettano ora di venire in Italia, anche se sono sempre più attratti dalla Premier League), e sta riacquistando un po’ di appeal, vede le nostre società essere state salvate da questi fondi o da queste proprietà americane che hanno immesso una quantità enorme di denaro nel nostro circuito. Noi abbiamo oggi undici proprietà società straniere. Diciamo 10 americane più quella del Como. Adesso si parla anche della cessione dell’Udinese ad un altro fondo americano. Quindi sarebbero undici più una. Questo potrebbe anche portare a stravolgimenti sul nostro modo di pensare sul calcio. Perché come sapete in assemblea alla terza votazione bastano 11 voti per avere la maggioranza. Quindi questo potrebbe portare a regole che possono essere dettate diversamente da quelli che sono i nostri concetti tradizionali del calcio”.

Cosa sta succedendo con questa specie di rivoluzione che sta scoppiando in Serie B con i quattro punti al Brescia di Cellini, che lei conosce molto bene non si arrenderà facilmente?

“Cosa succede non lo so. Diciamo che se ci atteniamo ai regolamenti sappiamo che è stata data una sentenza. Ovviamente il Brescia ha possibilità di ricorrere, ma credo che se la sentenza viene ritenuta basata su fondamenta solide, dopo l’appello, procederanno con la disputa della playout tra Sampdoria e Salernitana. Tutti i ricorsi che potrà fare il Brescia saranno volti a risarcimento economico, ma non potranno stravolgere quelli che sono i format del campionato. Salvo clamorose novità. È un peccato che ci siano sempre queste situazioni. Il calcio deve arrivare alle riforme e mettere sicuramente in primis la regola della sostenibilità, perché altrimenti abbiamo visto che ci sono società gloriose, anche in Serie C, come Lucchese, Messina, Triestina che è stata penalizzata addirittura di nove punti. In due anni un fondo americano ha preso la Triestina e oggi ha nove punti di penalizzazione. Si parla anche di possibili difficoltà d’iscrizione per la Triestina e per altre società. Quindi, se non si arriva a dare regole che possono salvaguardare il regolare svolgimento del campionato durante la stagione e creare una situazione di sicurezza per tutti, il problema si ripeterà all’infinito. Questo non va bene perché bisogna dare certezze e non certamente creare confusione”.

Giornali di Brescia  e tifosi sono arrabbiatissimi perché – ma io non so se lo poteva fare – Cellino non ha patteggiato. Poteva patteggiare in questa fase del processo?

“Io credo che Cellino sia un presidente di grandissima esperienza, con una grande intelligenza. Chiaramente i risultati non lo hanno premiato in queste sue annate a Brescia. Forse la prima, quando ha vinto il campionato andando in Serie A. Credo che sappia come comportarsi. È una situazione molto complessa: a mio parere è stato probabilmente un azzardo usare questi crediti d’imposta. Qualcuno dice di averlo anche sconsigliato, ma certamente a margine di questa situazione c’è anche una truffa a livello europeo che si sta delineando, motivo per il quale può darsi che Cellino sia stato anche vittima. Chiaramente vittima incauta e la legge non ammette ignoranza. Ma certamente può essere stato coinvolto in una cosa più grande del Brescia stesso”.

Cosa farà il direttore Perinetti da grande? Ha sempre voglia di calcio? 

“Si limita a guardare perché mi pare che le esperienze e i risultati ottenuti non servono a essere inseriti in qualche situazione. Credo di poter ancora avere energia, di poter ancora dare molto a chi eventualmente potrebbe essere interessato. Ma vedo che ormai procuratori e altre figure certamente preferiscono indirizzare le scelte su altre persone, più giovani magari, e per carità è lecito. Credo, però, che l’esperienza possa avere sempre un peso”.