Con la nostra redazione è stata probabilmente l’ultima intervista di mister Patrick Vieira prima delle vacanze estive che permetteranno di ricaricare le pile in vista della prossima stagione. Una stagione che Vieira vivrà pienamente, tra mercato e preparazione estiva, in casa Genoa. Quella andata in scena ieri a Villa Rostan è stata quindi l’occasione per scoprire la visione di calcio del tecnico francese, che ha badato al sodo in questi primi sei mesi coincisi con la salvezza.

Mister, qui parleremo di calcio per conoscere il suo di calcio. Oggi abbiamo pubblicato un vademecum, una specie di tascabile di ciò che lei ha detto nella conferenza stampa pre-Bologna. Ma qual è il calcio secondo Vieira?

Per parlare del calcio dobbiamo iniziare da bambini. É divertimento, passare i momenti divertenti con gli amici. Questo per me è il calcio: piacere, divertimento ed è per questo che da bambino mi è sempre piaciuto“.

Cosa è rimasto del calcio di Wenger che hai incontrato nel corso della tua carriera? Quella era certamente una squadra fortissima…

Era una squadra fortissima, con tanti giocatori di personalità e carattere. Ma la cosa che ha fatto lui è dare spazio ai calciatori di esprimere il loro talento. C’era sempre la voglia di fare di più per la squadra, mantenendo la responsabilità ma cercando di fare di più per la squadra. Io personalmente ho sempre avuto la libertà mentale di fare la cosa che richiedeva il gioco. Questo era il suo punto forte: lasciare al giocatore la possibilità di esprimere il suo talento“.

Qual è stato il miglior allenatore che hai avuto in carriera? Senza far nomi e cognomi: quello che fa rendere al massimo il materiale a disposizione o quello che fa rendere il materiale che ha alla strategia tattica?

É difficile scegliere uno o l’altro. Credo che l’allenatore più bravo sia quello che prende entrambe le cose e vince. Ho avuto la fortuna di avere grandissimi allenatori, credo che la cosa che loro hanno in comune è di ottenere il massimo dalla squadra. Mi ricordo Wenger, ma anche Mancini all’Inter dove avevamo venticinque giocatori di alto livello e con caratteri forti. Lui, però, è riuscito a creare un gruppo e a ottenere il massimo, rendendo l’Inter la squadra più forte in Italia. La forza di un allenatore è tirare fuori il massimo da un gruppo, facendo giocare i giocatori al loro posto dove si esprimono al meglio“.

Il gioco di oggi è come il tennis: devi essere grande e grosso, alto e avere doti fisiche?

Il calcio di oggi è più fisico. Credo che il calcio di oggi sia più veloce, con più calciatori che saltano e corrono più velocemente. Però il calcio rimane un gioco tecnico. Se guardiamo i giocatori più bravi in Europa, parliamo di Yamal o Pedri, uno dei centrocampisti più forti al mondo. Un allenatore ha il suo modo di pensare il calcio, dopo è importante cercare il profilo adatto per giocare in questo modo. Non credo che se siamo più alti o veloci siamo più forti, il calcio rimane un gioco di tecnica“.

Vedendo il Genoa da quando sei arrivato, penso che il motto sia questo: resistere è un difetto, attaccare un eccesso. Se ci sono difficoltà a vincere bisogna resistere, ma quando si può vincere, bisogna attaccare… Abbiamo visto anche questo quando hai avuto i giocatori a disposizione…

Per vincere dobbiamo fare gol e per farlo serve attaccare e prendere rischi. Credo sia importante avere l’equilibrio giusto e avere un’idea di gioco chiara e che lo sia anche avere giocatori che possono creare difficoltà all’avversario. Alla fine l’equilibrio ti dà più possibilità di vincere una partita, però a me piace il gioco d’intensità e il fatto di prendere rischi, come cercare di vincere la partita. Dopo bisogna anche accettare che non si può sempre vincere. Per come abbiamo giocato negli ultimi cinque mesi e per atteggiamento e intensità che abbiamo avuto, penso ci siano più possibilità di vincere che di perdere“.

I giocatori devono adattarsi alla strategia o la strategia ai giocatori?

L’allenatore deve sempre mettere i giocatori dove possono far vedere le loro qualità, ma per me l’adattamento del giocatori alla strategia è importantissimo. É come fare la domanda ‘sono i calciatori che fanno l’allenatore o l’allenatore che fa i calciatori?’. Io credo siano i calciatori che fanno l’allenatore, per questo è importante mettere i giocatori al loro posto dove possono far vedere il loro talento. Se lo fanno, si può vincere di più“.

Adesso le squadre non si possono più costruire su un unico calciatore come si faceva con Messi o Maradona, ma bisogna costruirlo su un insieme di squadra…

Non ci sono più tantissimi giocatori che fanno la differenza dal punto di vista individuale, giocatori come Totti e Zidane. O anche come Maradona. Il calcio è un gioco di squadra, quando non c’è la palla tutti devono correre e lavorare. Dall’attaccante al difensore. Quando c’è la palla dobbiamo giocare bene, anche al portiere lo chiediamo. Il gioco di squadra è importantissimo adesso“.

Avere una squadra di campioni ma non organizzata non porta ai risultati…

Si può vincere una o due partite, ma sarà più difficile per il campionato o la Champions. Se guardiamo l’Inter o il PSG che faranno la finale di Champions League, vediamo che puntano più sul collettivo“.

Quanto sono importanti le qualità di uno staff dietro un allenatore? Sia sul campo, che nello spogliatoio e anche nella comunicazione…

Lo staff è quello che dà la strada al giocatore e al collettivo, è importante avere uno staff unito. Uno staff funziona come una squadra e deve capire il suo ruolo e le responsabilità. É importantissimo per il lavoro di oggi“.

Cosa cambierebbe nel calcio di oggi?

Questa è una bella domanda. Credo che per un calciatore oggi sia più difficile, ci sono più tentazioni rispetto a venti o trenta anni fa. La cosa che cambierei… il telefono (ride, ndr). Basta telefono“.

Parliamo del limite dei numeri: fanno il punto su quantità, frequenza, ma non danno un perché…

Bisogna prendere questo in considerazione. I numeri ti aiutano a capire dal punto di vista fisico e ti fanno entrare nei dettagli sulla partita. Se siamo riusciti ad ottenere quello che volevamo. I numeri sono importanti, ma non bastano. Serve capire dal punto di vista tattico. Aiutano noi allenatori, che dobbiamo prenderli in considerazione per essere più completi nell’analisi della partita“.

Il calcio non si può oggettivizzare, cioè renderlo al massimo. La forza del calcio attuale, e il Genoa di Vieira l’ha dimostrato, è quello di scomporre quello che si è fatto prima e rifare qualcosa insieme ai collaboratori per cercare di arrivare al risultato…

Credo ci sia un modo di giocare che cerca l’allenatore. C’è quello che facciamo in allenamento per dare fiducia ai giocatori e far loro capire sull’aspetto fisico e tattico quello che bisogna fare in partita. Poi non c’è solo quello che facciamo sul campo, ma anche quello fuori come i video con i giocatori. Per questo, come dicevamo prima, avere uno staff capace è importante“.

Esistono sempre i ruoli nel calcio di oggi?

Sì, ma devono fare di più. Nel senso che ora il portiere deve saper parare, ma anche giocare con i piedi. Adesso chiediamo al difensore di far uscire la palla da dietro ed essere più bravo tecnicamente. I centrocampisti difensivi prima dovevano solo recuperare la palla, ora anche fare gol. Gli attaccanti prima dovevano solo fare gol, ora devono essere i primi a difendere di più. Il giocatore oggi deve essere più completo e collettivo per rendere la squadra più forte“.

É meglio il possesso del pallone o il contropiede? Un tempo c’era il catenaccio, ma ora forse c’è qualche squadra che è retrocessa perché non ha badato al risultati, che invece era importante per qualcun altro…

“Credo che la difficoltà di oggi sia che tutti o tanti vogliono giocare come la squadra di Guardiola, che per me è un grandissimo allenatore e può anche essere considerato il miglior allenatore di tutti i tempi. Ma non si può giocare sempre come il Barcellona o il Manchester City. Per vincere non c’è un modulo giusto, ma per me serve guardare la rosa e vedere i punti forti e adattarsi con la qualità dei calciatori a disposizione. Se abbiamo giocatori bravissimi tecnicamente, il possesso è un’opzione. Se abbiamo giocatori che hanno velocità e sono bravi in contropiede, questo è un’opzione. Serve la rosa per giocare in un certo modo. Al Genoa gli ultimi sei mesi abbiamo avuto un gruppo di calciatori ai quali piace pressare alto e riconquistare il pallone alti, questo modulo ha funzionato benissimo“.

L’equilibrio occorre sempre: lo danno i calciatori o lo schema?

In tutti i sistemi si può trovare. Tatticamente bisogna averlo quando si è in possesso, pensando cosa può succedere se perdiamo la palla. Se giochiamo con un blocco basso, c’è un’organizzazione e credo che questa debba sempre preoccuparsi di come siamo messi in caso di transizione. Per questo che i giocatori devono sempre pensare a come siamo messi, difendendo bene se perdiamo la palla. Così come quando stiamo difendendo, dobbiamo sempre pensare all’aspetto offensivo. Vogliamo mettere l’avversario in difficoltà. Per trovare l’equilibrio si lavora in allenamento, i dettagli sono importantissimi e fanno vincere le partite“.

Gli algoritmi comandano il calcio, ma a Vieira piace vederli dal vivo i calciatori?

Sì, su questo non cambierò mai. Ho la fortuna di lavorare con il direttore, a cui piace vedere il giocatore dal vivo. L’algoritmo ti aiuta a conoscere bene il calciatore e ad avere più informazioni, che ti aiutano a prendere la decisione giusta. Queste ti aiutano a sbagliare meno, ma andare a vedere i calciatori dal vivo è il calcio“.

Tutti danno i numeri, ma il calcio è statico solo quando inizia la partita. I numeri non contano più niente…

I moduli si trasformano durante la partita. L’allenatore può sempre cambiare il modulo, l’importante è che il calciatore capisca quello che deve fare sul campo. I moduli sono sempre dei dettagli, ma il calcio è movimento e capire cosa bisogna fare in possesso e non possesso. Noi cambiamo il modulo in possesso e non possesso. Poi c’è da capire se una squadra vuole essere più offensiva o difensiva“.

Il mio amico Franco Ferrari, massimo docente a Coverciano fino a qualche anno fa, diceva che del calcio l’ABC sono tempo e spazio. Come si insegnano?

Si allenano per mettere l’avversario in difficoltà, creando lo spazio. Questo però esiste per due o tre secondi. Chi viene in questo spazio? Questo bisogna allenarlo per permettere al giocatore di prendere questa decisione. Può essere che in allenamento prepari alcune cose che non arrivano in partita. Si può preparare tanto, ma il calcio è quello dei giocatori. Se l’avversario arriva in modo diverso, il giocatore sul campo con la sua creatività deve trovare la soluzione. A me piace dare al giocatore la responsabilità di prendere questa decisione sul campo“.

Le faccio l’ultima domanda: lei è un esperto di calcio europeo, perché in Inghilterra corrono si più che in Italia? Che tipo di allenamenti e preparazione ci sono?

Però si può dire che in Italia si corre meno, ma meglio. É per questo che dobbiamo essere attenti alla corsa e ai numeri. Io credo che la differenza tra il calcio inglese e quello italiano sia sull’intensità, che è più alta in Inghilterra dove i giocatori hanno meno paura di sbagliare e prendono più rischi. La differenza è questa“.


Il vademecum di Vieira