I verdetti sono arrivati negli ultimi minuti della 38ª giornata di campionato, quasi tutti per un solo punto. Un discreto divertimento per chi ama un calcio condizionato da scarso gioco e con pochi protagonisti al centro dell’azione: allenatori, calciatori e dirigenti.

Il Napoli ha vinto lo scudetto venerdì sera. È stato conquistato da Conte, che lo aveva programmato fin dal suo arrivo sotto il Vesuvio, consapevole che la massacrante kermesse europea lo avrebbe favorito, come poi è avvenuto. L’ha perso l’Inter, a causa di una pausa di tre giornate con risultati condizionati dalla stanchezza. Perdere uno scudetto per un punto è una mazzata per la dirigenza e per l’allenatore. La dirigenza non è riuscita a trovare valide alternative ai titolari in attacco: senza Thuram, le riserve hanno deluso. Al “Biscione” rimane solo la possibilità di vincere la Champions sabato prossimo contro il Paris Saint-Germain; altrimenti sarà difficile passare dal “triplete” annunciato a inizio stagione a uno zero “tituli”, nonostante la doppia rosa a disposizione di Inzaghi.

Al Napoli, dopo la festa, tutto è nelle mani e nella testa del cineasta presidente De Laurentiis: il futuro del “Ciuccio” dipenderà da lui.

L’Atalanta, una Dea del calcio italiano che Gasperini continua miracolosamente a rendere competitiva, difficilmente riesce però a pensare allo scudetto. Come sempre, il centravanti è il grande protagonista dell’uomo che sussurra ai bomber: Retegui, 25 reti in campionato e tre nelle altre competizioni.

La Juventus ha salvato la qualificazione in Champions con il quarto posto. Ha vinto a Venezia con un rigore trasformato da Nicolussi Caviglia intorno al 75’, rigore mal digerito solo a Roma e nelle sue radio, dato che il calciatore è cresciuto a “pane e Juve”. Tutto è accaduto quando nemmeno i tre punti avrebbero potuto salvare i lagunari.

La Roma di Ranieri, altro miracolo alla Leicester, perde la Champions per un punto. Operazione non riuscita per gli errori societari nella scelta degli allenatori: tre in un anno sono troppi per chi ambisce a risultati eclatanti. Eccessiva anche la fiducia riposta in Dybala, gioia a intermittenza. Roma in Europa League.

In Conference League ci va la Fiorentina, grazie al Lecce che ha battuto la Lazio, permettendo ai viola di chiudere a pari punti. Per la quarta volta i tifosi gigliati sperano di non perdere in finale. Il Bologna ha salvato la stagione vincendo la Coppa Italia, ma in classifica ha perso quattro posizioni rispetto allo scorso anno.

La Lazio è stata l’unica squadra ad aver rispettato le previsioni: settima doveva essere e settima è rimasta. Lotito è furioso, nonostante avesse contenuto tutte le uscite eccellenti (Milinković Savić, Immobile, Luis Alberto, Felipe Anderson). La flessione troppo netta nel girone di ritorno solleva interrogativi che il calcio non perdona.

Il flop più grande della stagione è il Milan. Il Diavolo all’inferno, contestato davanti alla sede della società e al Meazza. Rifondazione affidata a Tare, ex Lazio, mentre il popolo rossonero invoca Paolo Maldini. Ibra, grande bomber, è sembrato un elefante in una cristalleria: troppi bicchieri rotti sotto la Madonnina. Una tristezza la sfida Milan-Monza, con tutti a invocare Berlusconi.

Sono retrocesse davvero le più deboli? Difficile dirlo, eccetto per il Monza. In fondo alla classifica, tutto si è deciso per un punto. Il Lecce, come spesso accade, o rovina i piani in testa o si salva, come stavolta, grazie anche al portiere all’Olimpico. Bravo Giampaolo a salvare i salentini.

Retrocedono Empoli, condizionato da troppi infortuni, e Venezia. In fondo, la differenza l’hanno fatta i pochi gol realizzati e i troppi subiti. Qualche volta, il vecchio catenaccio e contropiede, vista la differenza di uno o due punti, avrebbe potuto fare la differenza, invece di affidarsi a strategie tattiche non da squadra in lotta per la salvezza.

La quota salvezza, per l’ennesima volta fissata sui 40 punti, è stata sopravvalutata: ne sono bastati 32. Torino, Udinese e Genoa si sono salvate in un solo punto, già intorno alla Santa Pasqua. Como e Cagliari hanno ottenuto la salvezza nelle ultime giornate di campionato.

Il Genoa di Vieira ha lasciato il segno con il suo approccio pragmatico, pratico, concreto e realistico: la salvezza del Vecchio Balordo è arrivata grazie a una difesa compatta, a un centrocampo solido (considerata la scarsa imprevedibilità in fase di possesso, causa infortuni), e a tattiche studiate prima e durante le partite grazie allo staff.

Tutto è stato dimostrato nelle ultime quattro gare contro Milan, Napoli, Atalanta e Bologna, giocate alla pari con il ritorno degli infortunati in attacco. Il Genoa di Vieira ha stupito senza regalare nulla a nessuno, sempre concentrato, anche se poco celebrato nelle cronache del dopo gara e nella stampa sportiva nazionale. Peccato che a Genova non si riesca a godere delle piccole soddisfazioni di questa stagione, anche solo guardandosi indietro per rendersi conto del lavoro fatto sul campo e della crescita di tanti giovani “saranno famosi” dal 2005 in su. Anche in società, dopo i fatti dello scorso dicembre, qualche soddisfazione in più potrebbe arrivare.

A Genova non c’è la statua di Pasquino come a Roma, dove di notte si affiggevano fogli satirici indirizzati ai personaggi pubblici. A Genova ci sono lenzuoli appesi per strada, con scritte provocatorie che cercano di creare malumore popolare verso i rappresentanti del club. Nessuna differenza: satire anonime che andrebbero affrontate a viso aperto.

Sul campionato 2024/2025 pesano tanti, troppi errori arbitrali, compresi quelli dell’ultima giornata, con cartellini sventolati “ad minchiam, come direbbe il professore Scoglio. Decisioni che hanno inciso sui risultati: falli di mano e altro, sempre rifugiandosi nel protocollo VAR.

Si spera che chi guiderà la prossima stagione arbitrale riduca la rosa a disposizione del designatore: 48 arbitri sono troppi, ne bastano 22, scelti per la loro capacità di non interferire con il regolamento del gioco.

Altra speranza: che l’IFAB riveda prima del prossimo campionato la regola del fuorigioco al millimetro e la tipologia dei falli di mano, semplicemente applicando la Regola 11 (fuorigioco) e la Regola 12 (falli e scorrettezze).

Alla Lega e alla FIGC si chiede di inserire nel calendario qualche mercoledì in più non per il campionato, ma per i recuperi, evitando così di giocarli a fine stagione. Nel calcio è difficile augurare buone vacanze. Finito il campionato, comincia subito il toto-allenatori. Un’altra telenovela tra annunci e ribaltoni, speriamo non fino a fine giugno, alimentata da notizie incerte, piste vaghe e molti club ancora indecisi.

A quelli che rincorrono gli “sgobb”, non solo su allenatori e calciomercato già avviato, e diffondono fake news sui social: date una notizia vostra, firmatela e metteteci la faccia, senza ricorrere al copia-incolla.

Complimenti ai tifosi che hanno colorato questo campionato, riempiendo gli stadi e abbonandosi pur senza sapere con certezza in che giorno della settimana si sarebbero giocate le partite. In Serie A salgono Sassuolo e Pisa. Manca all’appello la vincente tra Cremonese e Spezia, impegnate nella finale playoff della cadetteria.