Genoa-Atalanta è stata la prova provata che al tecnico rossoblù le ciambelle riescono con il buco quando può giocarsi una partita con 16 calciatori sani. Qualcuno scriverà, dirà, parlerà, digiterà che la prestazione del Grifo è tutto merito dell’Atalanta, scesa in campo con le seconde linee: se lo scrivono gli addetti ai lavori è da biasimare, ma se viene detto o scritto dai tifosi è da condannare.

Perfettamente riuscita, nel primo tempo, l’operazione dei difensori genoani: accorciare senza lasciare spazio a nessuno degli attaccanti bergamaschi, non perdere il possesso palla sotto il pressing offensivo degli avversari e ripartire in modo efficace e deciso. Tutti perfetti, veri martelli i difensori, anche sui palloni inattivi, dentro l’area, davanti a un Leali quasi inoperoso.

La chiave della prestazione del Grifo contro l’Atalanta, oltre ai soliti noti in difesa e al ritrovato Bani (anche dopo l’uscita di Vásquez per un pestone), è stata nelle giocate di Pinamonti, galvanizzato dalle due splendide reti, mattatore nel far salire la squadra. Vieira non è Ferguson solo perché ha giocato alla pari con la Dea, e non era neanche Oronzo Canà dopo le tre sconfitte consecutive.

In queste ultime tre gare con Milan, Napoli e Atalanta, l’energia silenziosa e pacata del tecnico ha fatto capire che, pur non avendo tutta la rosa, con una buona parte a disposizione si poteva ottenere qualcosa di più in questo campionato.

Il Vecchio Balordo ha cercato la continuità di prestazioni, il dominio del gioco e della partita, alla ricerca del risultato. Quando è arrivato il gol, ha continuato a giocare con la sicurezza di conservarlo e creare ancora per incrementarlo.

Quando ottieni risultati contro squadre che si giocano qualcosa, stai costruendo qualcosa di buono — un aspetto da non sottovalutare in questa Serie A schizofrenica, soprattutto nel finale di campionato. In casa, il Genoa, trascinato dal suo popolo, è quasi al top. E non potrebbe essere diversamente dopo le ultime due salvezze arrivate senza trovarsi sul filo di lana.

Bravo Vieira ad assemblare una squadra compatta in difesa, organizzata, forte a centrocampo e, quando ha le stelle a disposizione, imprevedibile. Non solo nei giocatori, ma anche nei cambi di tattica in corso di gara, alla ricerca di fluidità, creatività, movimenti delle punte. Tutto ciò è stato mostrato nelle ultime tre gare, grazie al giusto materiale a disposizione. Il suo calcio vive di equilibri, una delle qualità su cui ha lavorato fin dal suo arrivo al Genoa, e non può crollare per distrazione o perché si perde la bussola a centrocampo.

Gasperini è sempre Gasperini, con il suo G&G: gioco e gol per battere il Vecchio Balordo. Con le seconde linee ha fatto fatica; al 30’ della ripresa ha inserito cinque titolari, che però non hanno dato filo da torcere al Grifone. Il tutto sostenuto da un gol annullato per un fallo di mano ridicolo: non con il braccio o la mano che andavano incontro al pallone, ma in caduta, da parte di Bani – il goleador – spinto da un avversario. Un tocco difficile da valutare negativamente.

Assurda la decisione del VAR, accettata dal genovese Ghersini – che aveva inizialmente assegnato la marcatura – senza neanche recarsi al video. Decisione presa da Dionisi, un arbitro che dal 2019 ha diretto 35 gare in Serie A, di cui solo 4 in questa stagione.

La terza rete della Dea è arrivata dopo un incidente, senza alcun contatto, in cui De Winter è caduto a terra. De Ketelaere si è involato verso la porta di Leali, richiamato dai calciatori del Genoa, e finalmente Retegui ha trovato la zampata per il suo 25º gol, raggiungendo un record. Probabilmente se lo ricorderà per le – chiamiamole così – “contestazioni” di Sabelli, partito dalla sua panchina come un razzo, e di Bani e Thorsby.

Un saluto a Milan Badelj, non solo come calciatore ma soprattutto come uomo. Un play, un metronomo, spesso contestato perché giudicato lento. È difficile vedere veloce un calciatore nel suo ruolo, se i compagni non si muovono senza palla negli spazi. Milan diventerà un buon allenatore. Per la conferma di Vieira, i tifosi non subiranno la solita telenovela fino a fine giugno. Ognuno la racconta come vuole, ma la conferma di Vieira pare vicina.

Il tecnico, a una precisa domanda di Buoncalcioatutti, venerdì pomeriggio in conferenza stampa ha risposto tranquillamente: “Quello che posso dirvi è che sono molto felice e contento a Genova. Ho avuto sempre discorsi chiari con il direttore e il nuovo presidente. C’è un gruppo con il quale ho avuto piacere di lavorare, non ci sono ragioni per non continuare.”

Il CEO Blazquez, a marzo, ha ribadito: “Non c’è da confermare nessun allenatore: Vieira ha un contratto in essere con il Genoa.” Il DS Ottolini, sulla permanenza di Vieira, ha detto in un’intervista prima del Milan: “Assolutamente sì.” Sarà la base su cui si poggerà la prossima stagione. Sarà la guida di Vieira. Dopo queste tre dichiarazioni, aspettiamo solamente che si confrontino le parti.

Vieira non chiederà la luna. Dimostrerà di conoscere bene il calcio europeo, insieme al suo staff, e anche con il Genoa vorrà riproporre il calcio della Dea e dei petroniani, con calciatori quasi sconosciuti che richiedono pazienza e fiducia.

Oggi alla Sciorba, alle 15:00, accorriamo a salutare la promozione in Serie A del calcio femminile.