La 34esima giornata di campionato conferma che, a quattro giornate dalla fine, con 12 punti in palio, è un torneo che viaggia a rallentatore sia in testa che in fondo alla classifica.
È anche il campionato del calcio “fluido”, dei giochi di posizione, dei quinti e dei braccetti, sconfessato da Nonno Ranieri, proprietario di un bagaglio calcistico mai andato in cantina, né sul campo né nello spogliatoio. In un calcio attuale dove gli stranieri in campo superano le 400 presenze e gli italiani regrediscono al 32%, il maestro di tattica ha ribaltato il campionato vincendo a San Siro contro l’Inter, giocando a specchio con un 3-5-2 non classico: difesa a cinque e quattro attaccanti, o quasi, in campo.
Se per l’Europa League sarà decisiva la finale di Coppa Italia tra Milan e Bologna, per le altre pretendenti alla zona Champions — tutte racchiuse in sei punti — oltre agli infortuni importanti e alla stanchezza, saranno determinanti il calendario e gli scontri diretti.
Dopo le sberle prese dal Biscione e da Inzaghi, coloro che a inizio stagione prevedevano il triplete nerazzurro, vista l’abbondanza della rosa a disposizione, si rifugiano ora nella scusa delle troppe partite e invocano una Serie A a diciotto squadre. L’ennesimo sgarbo verso chi ama il calcio, a favore di chi vuole giocare in Europa senza esserne all’altezza, incassando euro solo nella prima parte delle competizioni, al pari delle altre squadre europee che però disputano lo stesso numero di gare. Vergogna!
In fondo alla classifica si viaggia ancor più lentamente, e probabilmente per salvarsi basterà avvicinarsi ai 30 punti. La lotta è tra Lecce (un punto sopra Empoli e Venezia), squadre che giocano a calcio ma condividono un difetto comune: solo 68 reti realizzate in 34 giornate. Più tranquilli Cagliari e Parma dopo gli ultimi risultati, meno il Verona, in caduta libera.
Atalanta-Lecce 1-1. La Dea frena tra le mura amiche e rallenta la corsa Champions. Gasperini non si cullerà sui 4 punti di vantaggio e sugli scontri diretti vinti. Il campanello d’allarme è nuovamente suonato a Bergamo: la stanchezza affiora, ma “Gaspe” è in grado di rimettere in carreggiata la squadra per l’Europa che conta. Il punto è d’oro per il Lecce, che tiene a distanza Empoli e Venezia. Partita giocata dai salentini per onorare la morte prematura del fisioterapista: hanno provato anche a vincere. In campo con una maglia bianca senza sponsor, in segno di protesta, con la scritta “nessun valore, nessun colore”, per essere stati mandati in campo a sole 48 ore dalla scomparsa dell’uomo-spogliatoio. Gasperini, non a sorpresa, ha dichiarato: “Non ho mai detto che lascio l’Atalanta”. Un jolly in più per giocarsi la Champions.
Venezia-Milan 0-2. Sulla scia della qualificazione alla finale di Coppa Italia, il Diavolo — con un gol all’inizio e uno alla fine della gara — mette in crisi il Venezia. La vittoria consente al Milan di avere due strade per raggiungere l’Europa: il campionato o la Coppa Italia. I lagunari potevano anche ambire al pareggio, ma il loro problema cronico — la difficoltà a trovare la via del gol pur producendo gioco — continua a penalizzarli.
Fiorentina-Empoli 2-1. Il derby toscano si colora di viola grazie a due prodezze. Palladino, con questi tre punti, si rilancia verso la zona Champions, pur ammettendo di aver dominato solo il primo tempo, per poi essere in balìa dell’Empoli, che ancora una volta ha avuto le polveri bagnate dopo il gol di Fazzini. Problema che li lascia sul fondo della classifica, ma ancora pronti a lottare.
Inter-Roma 0-1. Il Biscione colleziona tre sconfitte in una settimana: zero gol realizzati, cinque incassati, compresi i tre in Coppa Italia con i cugini. Alle porte la semifinale di Champions con il Barcellona e diversi problemi in infermeria. Sconfessati coloro che pensavano che Inzaghi avesse la rosa più forte per affrontare tutte le competizioni: le riserve, soprattutto in attacco, non sono all’altezza dei titolari. Inzaghi è sotto processo, con la panchina a rischio, perché — come in passato — parte forte e arriva piano. La Roma di Ranieri, oltre a fare un favore al Sud e al Napoli con la sua diciottesima gara positiva, punta in sordina alla Champions, con Soulé che mette in discussione chi tra lui e Dybala sia più forte o più utile.
Juventus-Monza 2-0. Tutto facile per la Signora contro un Monza già sprofondato in Serie B. Tudor non potrà gioire troppo analizzando la partita. Dopo un primo tempo dominato, è bastato il rosso ingenuo a Yildiz — assente per almeno due gare per condotta violenta — per complicare la situazione. Il Monza di Nesta avrebbe almeno meritato il gol della bandiera.
Napoli-Torino 2-0. Il Napoli vola a +3 sull’Inter. Il killer non è Lukaku, ma lo scozzese McTominay, mezzala a tutto campo, una figura che manca in molte squadre. Conte, in due gare, si prende 6 punti contro l’Inter. In passato, a quattro giornate dalla fine in testa al campionato, ha sempre centrato l’obiettivo. Sono bastati i primi 10’ per prendere il Toro per le corna, con la complicità del portiere Milinkovic-Savic, che ha ceduto alla pressione di Lukaku e al tap-in dello scozzese. Il Torino ha prodotto possesso palla sterile e ha subito il secondo gol ancora da McTominay in versione centravanti.
Udinese-Bologna 0-0. Meglio i friulani, usciti dalla crisi di cinque sconfitte consecutive. Anche i felsinei, in lotta per la Champions, sono apparsi sulle gambe. Non si riprendono il quarto posto. I pericoli sono arrivati solo su palla inattiva, con i portieri decisivi nel salvare il pareggio.
Verona-Cagliari 0-2. Blitz dei sardi al Bentegodi. Decide Pavoletti, schierato da Nicola quasi per necessità, vista l’assenza delle altre punte. Vittoria che profuma di salvezza per Nicola, bravo con un 3-5-2 concreto, senza voli pindarici, a fermare il gioco dell’Hellas. Brutta sconfitta per gli scaligeri, preoccupati per una prestazione insufficiente. Spogliatoi in allarme: occorre alzare l’attenzione nelle prossime 4 gare.
Lazio-Parma 2-2. L’Aquila resta a terra un tempo e Baroni deve ricorrere a Pedro per fermare la fuga del Parma, in vantaggio di due reti. Pareggio inutile per la classifica ma utile per il morale. Chivu, a +7 sulla zona retrocessione, respira aria di Serie A. Contrariato per i due gol incassati, dovrà però ammettere di aver sbagliato nella gestione del ritmo contro una Lazio stanca.
Como-Genoa 1-0. I lariani segnano e vincono contro il Genoa, festeggiando la salvezza matematica a fine gara. I rossoblù, invece, l’hanno celebrata sul pullman del ritorno. Il solito film: gol importante sbagliato nel primo tempo, spinta offensiva per recuperare, gol subito in contropiede.
Vieira e il suo staff, studiosi del calcio, dovranno riflettere se conviene, contro squadre che lottano per la Champions, continuare a giocare solo con due mediani. Hanno dimostrato duttilità tattica quando necessario. Alla domanda su una possibile difesa a tre, Vieira ha risposto che non ama difendere a cinque. Ma contro le prime quattro, potrebbe anche provarci, per non finire nel mirino dei soloni del web.
Difficile gioire per una salvezza anticipata da quasi otto giornate. Figurarsi: in passato, a metà campionato, il Vecchio Balordo era quartultimo ma credeva di potersi giocare l’Europa.
Da qui a fine giugno, tutti analizzeranno più le uscite che le entrate. E ripeto: non sono Paganini, ma in società devono tener conto anche delle minusvalenze, che potrebbero superare le plusvalenze. Il bilancio non lo permette.
Alla domanda sugli infortuni, Vieira ha allontanato l’ipotesi che dipendano dalla preparazione o dal campo. Del resto, Sabelli, Vasquez, Frendrup, Masini, Pinamonti — giovani che si allenano con la prima squadra da 4-5 mesi — non hanno avuto problemi. Per quelli di Thorsby e qualche altro, ci può anche stare, come in ogni squadra.