Per dipingere meglio il profilo di Gaetano Caridi, che abbiamo imparato a conoscere in Primavera da quest’estate nei panni di vice di mister Gilardino, abbiamo raggiunto telefonicamente il caporedattore della Gazzetta di MantovaAndrea Gabbi. Ecco il suo racconto.

Ci racconta chi è Gaetano Caridi? Perché Mantova ci hanno raccontato che o lui o la Sbrisolona…

“Caridi è una persona molto amata qui a Mantova, per quello che ha fatto in campo e fuori. Ed è molto amata anche per la sua personalità. Partiamo da un presupposto: Caridi è il secondo miglior marcatore della storia del Mantova, club fondato nel 1911 e quindi di storia ultracentenaria. È secondo soltanto a Gabriele Graziani, figlio di Ciccio Graziani. Anche come numero di presenze siamo oltre le 240, e solo Manuel Spinale ne ha fatte di più. Caridi è parte integrante della storia del Mantova, di una storia recente ma importante. È un ragazzo molto alla mano: arrivò qui da perfetto sconosciuto nel 2002 durante il mercato di riparazione di gennaio (all’epoca eravamo in C2) per intuizione di Roberto “Bonimba” Boninsegna, che è mantovano e all’epoca era l’allenatore. Boninsegna aveva conosciuto Caridi all’epoca della selezione italiana Serie C e aveva visto questo ragazzo giovane, che giocava nell’Alzano, un ragazzo molto forte. Lo prese a Mantova e da lì fu amore eterno. Fece due grandi cicli, il primo dal 2002 al 2010 partecipando alla cavalcata che ci ha portato fino alla Serie B e quasi in Serie A, con la finale playoff persa col Torino nel 2006. Poi tornò dopo il fallimento in Serie C e rimase altri tre o quattro anni (dal 2014 al 2017, ndr), collezionando tantissime presenze e tanti gol”. 

Era in campo anche in un Mantova-Genoa della stagione 2006/2007…

“Quella partita lì, se il Genoa la avesse pareggiata o vinta, sarebbe stato già matematicamente promosso. La perse al 95′, ma il gol non fu di Caridi, bensì di Tarana. Caridi era in campo anche in quella partita: la ricordo bene perché c’erano quasi più genoani che mantovani”.

foto TanoPress

Il suo soprannome era “Il Mago”?

“Lui giocava esterno all’inizio nel 4-4-2, dopo venne riadattato seconda punta o fantasista. Ma gli piaceva molto spaziare su tutto l’arco della fase offensiva, specialmente nella zona di sinistra. Tant’è che in quella stagione 2006/2007 fu protagonista in tutte le partite con le grandi: col Genoa fece bene, col Napoli fece benissimo e segnò. E il Mantova, tra l’altro, fu anche la prima squadra a battere la Juventus in una partita dove Caridi fece una prestazione straordinaria. C’è Birindelli che ancora lo cerca…Dopo l’uscita dallo stadio, dopo la sconfitta 1-0 della Juventus, Lapo Elkann disse: “Non mi interessa di aver perso, ma voglio a tutti i costi Caridi”. Fu chiaramente una frase buttata lì, ma all’epoca fece scalpore. In città si alzarono le barricate sul fatto che Caridi non si doveva toccare, e infatti non andò mai via sino al fallimento del 2010″. 

Se a Mantova è paragonato alla Sbrisolona, qui Caridi lo potremmo paragonare al pandolce alla genovese dopo i 31 punti fatti nelle ultime 14 partite. Com’è nato questo connubio Gilardino-Caridi?

“È nato perché, dopo il secondo fallimento del Mantova, Caridi andò a finire la carriera in una squadra di Serie D in provincia di Brescia, il Rezzato. Furono gli ultimi uno o due anni di attività da calciatore, e in quella squadra c’era anche Gilardino. Lì nacque questa amicizia che poi si è ripetuta nelle varie esperienze avute: Caridi è sempre rimasto legato a Gilardino e dopo aver fatto il corso UEFA A a Coverciano, i due hanno fatto coppia a Vercelli, a Siena e poi al Genoa, inizialmente in Primavera. Poi dopo, lo sapete meglio di me come si è evoluta la situazione…“. 


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