Una domenica magra per il Genoa mentre impazzava quella grassa del Carnevale. Peccato perché l’illusione del gol dopo 6’ di gioco faceva prevedere una bella domenica grassa per i tifosi  genoani “sberleffati” dall’arrivo a Modena, attaccati dagli ultras prima della gara, usciti al buio completo dal Braglia.

Gol di Dragusin che ha fatto perdere subito la baldanza dentro il “Braglia” dove è calato il silenzio, anche in tribuna, dove tanti anziani e vecchi animosi ancora oggi, quando vedono i colori rossoblu a quarti, hanno bisogno della pasta Fissan per lenire la beffa del 1988 con la vittoria per evitare la serie C. Grande maleducazione e rabbia contro il Genoa in tutti gli stadi, che grazie ai tifosi rossoblu, però, fanno il record d’incasso e lo fanno fare pure fuori in ristoranti o bar.

Tornando alla partita, i canarini sono partiti con le unghie affilate, con gomiti in resta, come vuole la differenza tecnica con il Grifone. Hanno cercato di trovar partito da ogni contatto: picchiavano, per dirla in breve, e non hanno menato per nulla perché pur in vantaggio il Genoa ha tirato indietro il baricentro passando dal 4-2-3-1 palleggiato al lancio lungo da dietro confidando nelle capacità di Puscas di metterci il fisico, ma perdendo le giocate di qualità di Aramu e Gudmundsson. Gioco che non ha permesso agli uomini di Gilardino, con quella formazione in campo e pur essendo superiori, di fare squadra e di essere idonei al contropiede.

Il Genoa di Gilardino ha fatto vedere di essere in grado di giocare in modi diversi, rinunciare al possesso del pallone prolungato, abbassare il baricentro per difendere il risultato nei secondi tempi, ma non dopo 10’ di gioco. Per aspettare gli avversari e ripartire in contropiede bisogna avere altri interpreti davanti oltre a Puscas, altrimenti non si vede la qualità come accaduto in precedenti gare.

Dopo il gol alla inglese da un calcio d’angolo e fatto dal difensore Dragusin (dato positivo della partita), il Vecchio Balordo ha fatto fatica ad utilizzare il possesso pallone per gestire il gioco, non riuscendo a recuperarlo subito. Anche se il Modena ci ha messo grinta,  corsa, cattiveria, meno male che ad arbitrare c’era Mariani di Aprila in grado, con i richiami volanti e con il pallone in gioco e con quelli solenni quando il pallone era fermo, di controllare  l’animosità dei canarini. Ha fatto tutto il Genoa, oltre i due gol a favore. Il primo gol dei modenesi arriva da una rimessa laterale genoana non andata a buon fine con la paura di commettere un fallo da rigore dentro l’area di rigore e tap-in che ha permesso a Strizzolo di avere il pallone da scaricare alle spalle di Martinez.

Il gol del vantaggio modenese è nato da una punizione sulla trequarti battuta tesa, ma male e rasoterra, che ha fatto fare il gol nella porta sbagliata a Puscas. La punizione è stata battuta da Tremolada.

Dopo essere passato in svantaggio e con la superiorità numerica causata da una giocata Aramu-Albert che ha mandato fuori Oukhadda, colui che in precedenza con una spinta e il pallone che stava varcando la linea laterale potrebbe aver causato non solo il guaio muscolare a Boci, ma anche un colpo con il ginocchio contro la ringhiera che lo avrebbe portato negli spogliatoi. Una condotta scorretta difficile da vedere per Mariani e il primo assistente, ma non dal VAR che poteva segnalare l’accaduto. A fine gara la rabbia di Martinez che ha preso a calci le bottigliette della panchina. L’asse Aramu-Albert ha prodotto un rosso diretto per chiara occasione da gol, da lì in avanti è stato un altro Genoa votato all’attacco, anche se in superiorità numerica, e ha continuato a giocare con il palleggio da dietro invece che allargare e verticalizzare subito il gioco.

Gilardino ha provato a vincere con i cambi, non andati a buon fine, con l’uscita di Albert e l’entrata di Yalçin, sempre presente in queste occasioni ma difficilmente risultato una carta vincente. Con l’entrata di Coda  non era meglio tenere dentro Puscas a fare a botte e utilizzare il fisico? Coda non solo assistman per il pareggio di un altro difensore Bani, ma anche vicino al gol con una giocata da centravanti d’area di rigore quando i 16 metri si riempiono. Quanto riferito da cronista non sono concetti polemici od oziosi, ma sono solamente scontati sulla base di quanto visto.

Il fatto più positivo per il Genoa è che i due calci di punizione dal limite, quasi mai visti nelle altre 24 gare, hanno dimostrato che la squadra genoana non è apparsa moscia nel secondo tempo, lottando con spirito gagliardo. Il Genoa non ha rubato il pareggio, l’ha imposto dominando poco nel primo tempo, tanto nel secondo e se avesse realizzato la terza rete non avrebbe destato illusioni, non togliendo nulla all’equità del risultato.

Ora ci sono tredici partite da giocare: 39 punti a disposizione e nelle prossime 4 gare tre saranno al Ferraris con Spal, Cosenza e Ternana intervallate da quella infrasettimanale a Cagliari. Il Grifone deve mettere gli artigli sulla seconda posizione in classifica.