Alle ore 15.30, dall’Aula Magna dell’Università degli Studi di Genova, in via Antonio De Toni 15, si è tenuto un seminario dal titolo “Organizzazione e Periodizzazione nel calcio professionistico“. L’AIAC (Associazione Italiana Allenatori di Calcio) in accordo con le Università Italiane propone Convegni all’interno delle Università dove professionisti (Allenatori, Preparatori Atletici, Medici Nutrizionisti, Sport Science) ha condiviso le proprie esperienze con docenti e ricercatori universitari.

Tra i presenti, chiamati ad intervenire di fronte a una platea di almeno 250 ragazzi, ci sarebbe dovuto essere il direttore sportivo del Genoa, Marco Ottolini in un blocco dal titolo “Le relazioni internazionali nel calcio globale”. A fare le sue veci, al contrario, è stato il Chief Strategy Officer Alessandro Galleni, che si è soffermato sul tema delle proprietà che possiedono più di un club (“Multi Club Ownership“). Per il Genoa presenta anche Martina Carpi, allenatrice del Genoa Women Under 12. Questa la sintesi dell’intervento di Galleni.

“Per definire una multi club ownership possiamo usare esempi pratici come il City Football Group o quello RedBull dove un unico investitore inizia ad acquisire differenti club. Perché secondo me è importante analizzare il tutto? Perché questa realtà aiuterà ad integrare il mondo del lavoro in modo locale e altamente professionale. La propria professionalità potrebbe essere orizzontale e utilizzata per più di un club. Una delle prerogative più importanti delle MCO è quella di utilizzare il più possibile le stesse professionalità, creando un format coordinato e coerente ai diversi club. Nel 2022 sono 181 i club, secondo Off The Pitch, comprati dagli stessi investitori. A questo punto il perché di queste MCO e del loro sviluppo, e del perché ci sono investitori per lo più americani che comprano già club, sta nel fatto che il calcio è un business in crescita dal punto di vista dei media rights, i diritti televisivi che sono i ricavi delle grandi leghe professionistiche e di prima divisione. Per Serie A, Premier League, Bundesliga, Ligue 1 sono il 70% dei ricavi: se il mondo del calcio va avanti, ci va per i diritti televisivi, cresciuti in maniera proporzionale negli ultimi anni. E per alcuni campionati direi esponenziale. Il perché di tutto ciò deriva dall’interesse del calcio, cresciuto a livello globale e non più solo europeo. Negli USA il fenomeno del calcio livello giovanile, di academy e professionale, sta crescendo moltissimo”.

Per darvi un’immagine, la Premier League negli ultimi 10 anni è cresciuta di tre volte il valore dei propri diritti tv. Lo stesso non possiamo dirlo della Serie A, che, pur crescendo ogni anno, non è cresciuta in maniera correlata e proporzionale. Stessa cosa per Bundesliga e Liga che hanno avuto una crescita enorme. Non concentrandoci troppo sui diritti televisivi e sul perché stanno crescendo, è importante saperlo perché crea attenzione sul mondo del calcio, che ha necessità di investimenti per creare il mondo non solo delle prime squadre, ma anche delle academy e anche del calcio giocato nei campionati non professionisti. C’è bisogno di questo flusso dall’alto che alimenti tutto il movimento. Il calcio ha attratto tantissimo gli investitori esteri, soprattutto in una Serie A che, molto sottovalutata rispetto alla Premier, viveva nel ricordo degli anni Novanta. Pensano che si possa tornare su quei livelli, e il calcio italiano ha tutte le prerogative per tornare a quei livelli, per i brand che ci sono nel calcio italiano e per l’importanza che il calcio italiano ha sempre avuto nella storia”.

“Le maggiori transazioni sono avvenute in Premier League o Championship, che sono state acquisite da investitori professionali. Nel caso della Serie A, è stata attrattiva per investitori americani, come nel caso del Genoa. Cosa vedono nel calcio italiano questi investitori? Vedono una crescita del fenomeno e dei diritti televisivi e, per la Serie A, vedono potenzialità. Come si fa un prezzo di un club? Perché uno dice perché comprano ad un prezzo e non ad un altro? Secondo tutti i metodi di valutazione, l’indicatore principale è l’Enterprise Value (valore dei debiti più il valore reale) che viene dato da un moltiplicatore sui ricavi. Più crescono i diritti tv, più crescono gli introiti da ticketing o sponsorship, più è facile vendere un club a prezzo più elevato. Per questo tornano utili i diritti televisivi. Le Multi Club Ownership nascono da lontano, sono un fenomeno che è avvenuto an che in altri sport. Anche trent’anni fa l’attuale proprietario del Tottenham, Joe Lewis, aveva acquistato diversi club come Slavia Praga, Rangers e AEK Atene creando una prima, piccola multi club ownership. Fu il primo grande esperimento fatto nel calcio, anche se non molto noto. Poi sono arrivati esperimenti più strutturati, diventati grandi realtà. RedBull su tutte, che può essere preso come esempio di MCO virtuosa”.

“L’obiettivo di RedBull è fare conoscere il proprio marchio e accostarlo a valori da esprimere. C’è una visione del brand, nel calcio, per dargli visibilità ma anche per accostarlo ad un progetto giovane e dinamico. Per farlo, hanno investito in diversi stati dando priorità a un obiettivo: la crescita del calciatore. L’investimento più grande, quindi, parte da sotto. Guardando ad una piramide, il calcio giovanile. Questa differenza è sostanziale rispetto a gruppi comparso ultimamente e che possiamo citare, come la holding di Textor che ha il Crystal Palace e il Lione o la Global Football Holding, che ha squadre in Belgio ed è investitore a sua volta nel Crystal Palace. La differenza in cosa sta? Sta nel fatto che alcuni investitori hanno deciso di investire nel calcio a prescindere, e in diversi stati, per diversificare il rischio. Perché la verità è che il calcio ha un rischio endemico enorme, che è quello della retrocessione che crea danni economici importantissimi e che, a differenza di altre industrie, non riesci a programmare. Nel caso di una retrocessione i ricavi diminuiscono di quasi dieci volte. Per questo hanno diversificato in diversi stati, anche perché i diritti tv di alcuni stati crescono più velocemente di altri. Anche questo in un’ottica di diversificazione”. 

Altre MCO hanno deciso di investire in modo piramidale. Il City Football Group ha all’apice un club, il Manchester City, che deve vincere e deve sempre essere al migliore livello in tutto quello che fa. Non solo sul lato sportivo, ma anche su quello scientifico e di performance. Per fare tutto ciò hanno deciso di investire su tutti gli altri club per dare forza e risonanza all’investitore, Abu Dhabi, e creare un modello che vada al servizio del Manchester City, dove le migliori professionalità vengono assorbite all’apice della piramide. Tutti questi club danno da mangiare a quello più in alto possibile. La differenza tra i vari modelli è sostanziale. Il City Football Group non crea un percorso di crescita interna al calciatore a differenza della RedBull, che crea un percorso per i diversi campionati, per i diversi livelli e per le diverse professionalità. Prima ho lavorato in un’altra MCO come lo Spezia e ho visto tantissimi ragazzi, professionisti e manager che hanno evoluto molto la loro preparazione una volta entrati in una MCO perché si ha una visione globale e internazionale, dove si deve declinare la propria preparazione in contesti sociali e culturali differenti”.

“Pensare di mettere al servizio le proprie capacità, ad esempio nel campo della nutrizione, in Danimarca o in Italia, non è lo stesso concetto. Bisogna avere la possibilità di essere elastici nella globalizzazione della propria professionalità. La differenza sostanziale tra City Football Group e RedBull Group è nel marketing e nella costruzione dei giocatori: RedBull fa comparire il brand e il valore del brand, mentre il City Football Group vuole l’indipendenza dei vari club, anche nella scelta dei giocatori e nell’interesse del singolo club. Ci può essere una rete messa a fattore comune, quella delle performance e dell’area professionale, ma per l’area sportiva il City Football Group è molto indipendente, mentre per il gruppo RedBull è altamente osmotica e fa parte di un percorso di crescita costruito in una logica di valorizzazione dell’asset, che è il giocatore. Si gioca con lo stesso modulo, si fanno allenamenti nella stessa maniera, in modo che un professionista se si sposta all’interno della stessa MCO ritrovi la stessa metodologia. È uno dei capisaldi del RedBull Group”. 

Anche il Genoa è entrato a fare parte di una MCO. Qual è la posizione di 777 Partners Football Group? Ci sono altri fondi di investimento, come chi ha acquistato il Milan che investe in diversi sport o club come il Tolosa, che è un partner strategico del Milan, anche se sono indipendenti in tutto e per tutto. 777 Partners Football Group si vuole porre come un gruppo che rispetta le autonomie e i diversi club, con la loro identità e il loro modo di comunicare, ma allo stesso tempo cerca di garantire ai diversi club, per la loro identità, una struttura di gruppo con processi standard. Processi standard che possiamo trovare nei dipartimenti finanziari e amministrativi che hanno lo stesso approccio o nel dipartimento dello scouting, che può essere usato a livello di gruppo. Avere le informazioni dei 7 stati in cui si è presenti, oltre a costruire profili che possono essere acquistati da diversi club, permette agli scout di vedere diverse partite e capire quali giocatori possono essere utili per un club piuttosto che un altro, potendo scegliere e individuare il corretto profilo per il club corretto. Queste informazioni dei 7 club possono riassumersi in diversi software per lo scouting, le performance, la nutrizione, aspetti commerciali o marketing: l’idea è quella di centralizzare alcuni servizi per avere una visione globale, su grandi numeri, avere una scala sulla quale poter giudicare e, soprattutto, utilizzare in modo corretto quanto viene proposto. 777 Partners Football Group è presente in sette campionati ed è l’inizio di un progetto che in 18 mesi è arrivato a questo obiettivo: ci saranno altri club che verranno aggiunti in altri continenti, e come noto non si acquisteranno mai club all’interno della stessa nazione. Molte volte vengono utilizzati come seconde squadre, ma viene rispettata l’identità della singola nazione”.

Quali vantaggi ci sono nell’avere una MCO organizzata? Per averla organizzata ci sono vantaggi come l’economia di scala. Quando uno ha un gruppo di acquisto così importante per tutti i software che ci sono e i diversi fornitori, che sono simili di club in club e che sono altamente specializzati di club in club, hai chiaramente una scontistica. La gestione dei dati è un’altra risorsa importante, con dati riguardanti performance, scouting o social media. La parte commerciale permetterà di avere un’esposizione globale: quando uno sponsor di maglia può essere preso per tre continenti e sette club, può essere più interessante che investire in un singolo club. In questo modo uno ha visibilità sul mercato globale. Nello stesso tempo c’è il trovare partnership strategiche: avere lo stesso partner di ticketing, quando uno si presenta ad un’operatore con 15/20 milioni di biglietteria all’anno, diventa più interessante da trattare che un’operatore su un singolo mercato. 

Ovviamente non ci sono solamente pro. In una MCO ci sono grandi difficoltà per poterla integrare e in un processo di acquisizione continuo bisogna saper monitorare al meglio i parametri per aggiungere un club piuttosto che un altro. Nel caso di 777 Partners Football Group, la complessità sta nell’esposizione del gruppo a livello geografico, nelle diverse legislazioni che si incontrano e nei diversi contesti sociali. I regolamenti stessi delle federazioni sono diversi. Bisogna avere una conoscenza a 360° gradi e saperla declinare di volta in volta. Bisogna avere una visione globale e d’insieme. Come ho detto anche prima, servono figure trasversali che vadano a declinare la propria professionalità. Una conclusione? Sicuramente le MCO saranno una realtà nel calcio. Ogni volta bisogna capire qual è l’obiettivo della MCO e l’idea dell’investitore che sta dietro la MCO, e per raggiungerlo disegnare un modello organizzativo diverso. Il perché sta dietro la scelta di comprare molti club è ciò che è fondamentale: saranno fondamentali investitori professionali nel calcio, perché è una industria in crescita in termini di numeri, ma anche un’industria in perdita. Per far sì che il calcio cresca, bisogna far sì che ci sia una crescita sostenibile in futuro e maggiori investitori istituzionali, che rispettino il financial fair play e ristrutturino i club rispetto ai debiti che hanno, potranno dare in tutte le aree e i dipartimenti del club un maggiore grado di professionalità”.


AIAC e All Around Soccer promuovono seminario all’Università di Genova. Presenti Ottolini e l’ex Barbero