Nell’ambito della trasmissione radiofonica cilena “Pelotazo al Vacìo, Pablo Galdames, centrocampista del Genoa che viaggia verso la riconferma nella rosa a disposizione di mister Blessin, ha raccontato della sua crescita da calciatore, dell’importanza di aver avuto Gabriel Heinze come allenatore al Velez e della prossima stagione in rossoblu.

Si parte col raccontare come sia avvenuta la sua transizione da attaccante a centrocampista, davanti alla difesa. “Mi è sempre piaciuto fare gol, il mio sogno è sempre stato essere attaccante. Nella Sub 14 cilena il primo che mi pose “volante” fu Fuentes, che mi disse in pre-temporada: “tu non puoi essere attaccante, ti vedo molto di più come centrocampista”. E così accadde, in Sub 15 o 16 cilena, che si facesse male l’incontrista e l’allenatore mi ponesse in contenimento. La vidi come una possibilità per ottenere la titolarità, e dopo non abbandonai mai più quel ruolo”. E nonostante anni difficili, nei quali non riusciva ad imporsi, Galdames racconta che dopo aver giocato un anno intero, nella Sub 16 dell’Union Espanola, e dopo aver raggiunto la finale del campionato di categoria, avrebbe finalmente raggiunto la prima squadra nella stagione 2013/14 e poi in quelle successive. “Mi hanno educato, nelle basi, e avevo sedici anni quando l’Union Espanola mi ha integrato nella rosa. Ci sono state persone molto importanti per la mia crescita calcistica quando avevo 16/17 anni“.

Si arriva poi a parlare di Gabriel “Gringo” Heinze, ex difensore di Manchester United e Real Madrid, oltre che pilastro della nazionale argentina e suo allenatore al Velez dal 2017 al 2020. “Mi ha cambiato nella testa, al 100%. Mi consideravo un professionista, ma dopo averlo conosciuto mi sono reso conto che mi mancavano molte cose. Al Velez con lui si era creato un bel gruppo, siamo rimasti un gruppo di amici di 10/12 giocatori. A volte in una squadra sei amico di uno o due, ma che siano amici 12/13 giocatori è qualcosa di forte. Il suo metodo di lavorare, il suo staff, stanno attenti a tutti i dettagli. Mi sono trovato benissimo, e se non fossi passato dal Velez e dal “Gringo” non sarei arrivato in Europa. I tre anni al Velez mi sono serviti moltissimo e lì ho appreso tantissimo. Heinze come allenatore è incredibile, ha cambiato il mio modo di guardare al calcio. Ancora oggi mi ricordo cose che lui mi aveva detto quando l’intento era di correggermi in campo. È un grande allenatore: ti obbligava ad alimentarti bene, a riposarti e prepararti bene perché gli allenamenti erano al 110% e molto intensi”.

Si passa anche all’aspetto psicologico e alle dinamiche dei social network, con una particolare sottolineatura, ossia il fatto che il Genoa quest’anno abbia implementato lo staff con uno psicologo sportivo, già presente per tutto il ritiro estivo a Bad Häring. “Se avessi dato la palla ai social network, starei piangendo tutti i giorni sotto un ponte. Per prima cosa so cosa mi è costato diventare un professionista, e poi sento quanto conta giocare in Europa, tanto più in Italia. Al Genoa, in Serie B, sono l’unico sudamericano in squadra e non do tanta importanza ai social network. E poi l’anno scorso non abbiamo lavorato con lo psicologo, ma quest’anno è arrivato uno psicologo sportivo. Personalmente lavoravo già con uno psicologo sportivo dell’Universidad de Chile, col quale facciamo una seduta a settimana, ed è molto importante. Lo è come lo sono l’alimentazione, il riposo, come andare in palestra, come il fermarsi preventivamente“. 


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