Il futuro del calcio, anche in casa Genoa, sarà cambiare in corso di partita? La contaminazione in corsa dei moduli, lìelasticità degli interpreti è formula per fare risultato?

Mai dire mai, sentite le parole di molti tecnici  in questo inizio di stagione che danno l’impressione che il calcio, sul fronte tattico, abbia esaurito le proprie guerre di religione. Quelle contrapposizioni radicali sui grandi numeri dei moduli con metodo o sistema, uomo o zona. Ormai nel calci , scusate il paragone, gli allenatori utilizzano una metafora che si ua solitamente col maiale: “non si butta niente“.

Arrigo Sacchi, con la sua rivoluzione più mentale che tecnica, potrebbe andare in pensione come il catenaccio metropolitano dell’Inter di Herrera, e potrebbero ritornare a galla il gioco quasi totale e suntuoso di marca olandese.

Per ogni tecnico, però, il difficile diventerà che dopo alcune giornate di campionato dovrà rifugiarsi  nel passato, se non arriveranno i risultati, e coniugare la contrapposizione con il  riassunto che bisognerà fare sul campo. Il tutto con il materiale a disposizione, per di più in questa preparazione al campionato dove pare si sia abiurato al trequartista classico, a meno che non sia colpa del calciomercato in attesa dei saldi.

“Mai dire gol” è un classico di molte squadre, perciò la scelta dei Mister che la differenza venga fatta non tanto dalla scelta iniziale della strategia quanto dalla capacità di cambiare in corsa , da una partita all’altra e nel corso della stessa, è una idea da oliare.

Per fare tutto ciò sarà sempre più decisivo il fattore della qualità che si ha a disposizione: i piedi buoni alla lunga, come è sempre stato, faranno la differenza rispetto allo schema. Il prossimo campionato in Serie A e B sarà più pressing, più velocità, spazi meno larghi? E si giocherà in 40 metri invece di 60/70 metri? E chi tratta bene il pallone non sarà il favorito?

Sono tutte domande. Ma quella che sorgerà sempre nella testa dei tecnici e dei loro team tecnici sarà sempre la stessa: per chi si difenderà a quattro, chi sarà il quinto? Perché difficilmente verrà accettato di correre qualche rischio in funzione del risultato per favorire una manovra più efficace.

Giocare a quattro e a tre può essere solo un dibattito tra gli addetti ai lavori e i tifosi perché non cambia nulla e tutto dipende come sempre dalle caratteristiche degli esterni (terzini o ali) e dalle capacità polmonari per fare bene la fase di contenimento, ma soprattutto quella offensiva.

Giocando a tre in difesa non si può prescindere dalla presenza di un difensore (ancora meglio due) dotato di buona tecnica e piede educato. Per fare un calcio efficace bisogna partire bene, avviare l’azione con un minimo di precisione per agevolare il lavoro dei centrocampisti, oltre che di quelli davanti. Senza i piedi buoni in difesa bisogna arrangiarsi e i limiti vengono fuori.

Ecco che la contaminazione dei ruoli appare una mezza “boutade” da sotto l’ombrellone e ad inizio stagione la scelta cadrà sulla difesa a tre che diventa a 5 perché consente tre centrali anziché due. Uno di questi dovrà essere bravo a scalare alle spalle dei difensori per assumere nelle situazioni di pericolo il ruolo del vecchio libero.

Anche Blessin nelle due amichevoli giocate ha cercato di avere alle spalle dell’unica punta di riferimento tre calciatori che non sono mezzali dai piedi delicati e la manovra non è stata facile, meno pericolosa in fase di conclusione.

Difficile affermare che sia meglio giocare con una punta sola, con due o tre. È un falso problema. L’efficacia offensiva dipende non dal numero degli attaccanti o trequartisti, ma dalla razionale occupazione degli spazi

Difficile immaginare per il calcio dei campionati italiani di A e B un futuro diverso, novità sui sistemi di gioco, anche se l’idea di molti tecnici è quella di far tramontare lo schema unico e immutabile.

Giocatori sempre più duttili, meno specialistici e più universali, squadre sempre più camaleontiche, in possesso di molte opzioni tattiche da alternare a seconda delle situazioni  di gioco e punteggio. Tutte queste situazioni avranno un unico giudice, il prato verde, assieme a gol non incassati e reti realizzate.

Qualcuno mi ferma per la strada, amici mi mandano sms e chiedono perché ho parlato poco di Genoa sulle  gare giocate. Ho imparato che noi la “vogliamo calda è subito“, negli anni scorsi il Vecchio Balordo estivo ci ha “tradito” dopo i risultati positivi nelle amichevoli, perciò dopo la gara con la Lazio di dopodomani qualcosa proverò a scrivere. Sarà un’altra gara difficile in cui bisogna condividere da parte di tutti il modo di giocare, per permettere  all’allenatore e allo staff tecnico, nonché ai dirigenti del calciomercato, di vedere da vicino ciò che è successo e mancato nelle due gare giocate.

Blessin, Spors, Ottolini possiederanno un metodo, analizzeranno logicamente i problemi venuti a galla e programmeranno razionalmente una soluzione, in particolare nel cuore del gioco, per non commettere il solto errore degli ultimi 4/5 anni: fare fatica a trasformare una buona azione difensiva in una d’attacco. Perché solo la vittoria e il gol decretano il successo di uno schema.