Nell’ambito della trasmissione We Are Genoa in onda su Telenord è intervenuto questa sera il Presidente rossoblu, Alberto Zangrillo. Si riparte subito dalla vittoria col Torino. “Dopo la vittoria ero felice e nel contempo attento a fare il bene del Genoa, che passa anche dalle pubbliche dichiarazioni. Era una gara carica di tensione, momento che aspettavamo tutti ed è stata una partita non cominciata nel modo migliore, ma poi messasi sul binario giusto. Gli ultimi 10′ si sono messi nella maniera migliore, coi tifosi che spingevano”.

Si torna subito alla stretta attualità, dall’orario della gara tra Verona e Genoa. “È una cosa deplorevole da questo punto di vista. Il “tutti a Verona” era un richiamo spontaneo che tutta la Nord aveva intonato a fine partita. Io ho solo tradotto impeto e passione che stavano emergendo. Le ore 18.30 di lunedì non sono una cosa bella. Pare che sabato e domenica a Verona ci sia una manifestazione che non renderebbe agibile lo stadio e che sia una scelta forzata. Sono stato al telefono coi vertici della Lega e con chi programma gli orari delle gare: ho fatto presente che, a prescindere da questa scelta che dobbiamo accettare ma non condividiamo, ci sia la massima attenzione nei nostri confronti affinché tutti giochino a carte scoperte. I competitor sono pochi e bisogna fare in modo che non ci siano nascoste facilitazioni che possano pregiudicare l’esito finale. I nostri tifosi tutti sanno essere un’arma in più. Sono consapevole del grande sacrificio di chi, spinto da una fede irripetibile, riuscirà a essere comunque a Verona. In questo momento ci sono anche cose estremamente più importanti del calcio e ce ne stiamo occupando. Sono certo che alla fine non perderemo neppure uno dei nostri sostenitori. Lo sento. I nostri tifosi tirano fuori il meglio nelle situazioni di maggiore difficoltà. Siamo abituati da anni a osservare questo fenomeno: li aspetto a Verona pronti a fare del nostro meglio”. 

Cosa mi ha convinto del progetto 777 Partners? Tutte le cose hanno una fase ed era qualche anno che la fase Enrico Preziosi, per sua stessa ammissione, era finita come ciclo e il filo era ormai logoro. Lo stesso Preziosi stava cercando a qualche anno chi potesse prendere testimone. Testimone preso da una holding che rappresenta quello che sta accadendo nel mondo del calcio, dove 9 società su 20 sono di proprietà americana. La sostenibilità del calcio homemade era – ed è – sempre più difficile. Tutte le società sono in grande crisi: non vivono non solo di ticketing e dei propri tifosi, ma di diritti televisivi collettivi e anche personali e contano evidentemente i risultati. Il passaggio di testimone era obbligato.

Ci tengo a dire che quello che sto vivendo appartiene alla terza fase: la prima era quella della curiosità, la seconda del sospetto e la terza quella della consapevolezza e della reputazione. Quella del sospetto rho vissuta sulla mia pelle. C’era chi diceva che ero la longa manus di Preziosi, di Berlusconi, addirittura si è detto che avrei scelto io Shevchenko perché mi era stato imposto. Sono tutte falsità assolute. Chi mi ha contattato è stata la holding 777 in una cosa pulita, trasparente, indipendente da quello che può esser stato qualche significativo episodio personale che assolutamente non rinnego. Sono consapevole del fatto che ciò che posso dare è la mia capacità relazionale per favorire quello sviluppo per rendere sostenibile a lungo la società”. 

Come si difende un tesoretto come Blessin già notato da tante, forse troppe, squadre? La risposta alla domanda sta nell’uomo Blessin, nel come sa interpretare il proprio ruolo con la squadra, nel come la dirige in partita e con costanza. E sta nel suo rapporto col pubblico. È un uomo a tutto tondo di straordinaria capacità. La più grande soddisfazione, al di là che ti cerchi una squadra più blasonata e che possa esserci una svolta nella tua carriera, la sta ricavando dal fatto che, arrivato sul pianeta Genoa da perfettamente sconosciuto, da subito ha interpretato al meglio il proprio ruolo. Sono sicuro che Blessin avrà un futuro lungo, di programmazione, in linea con quello che stiamo cercando di fare a livello societario. L’incombenza immediata è mantenere la categoria, ma ha una programmazione a medio-lungo termine che darà lunghissime soddisfazioni. Semplicemente nominare i giocatori che hanno fatto parte del nostro mercato di gennaio, ora impostisi al grande pubblico, penso sia l’indizio migliore che stiamo facendo sul serio, qualcosa di grande. Forse siamo partiti con un po’ di ritardo, facendo qualche errore (inutile negarlo), ma noi e il pubblico lo abbiamo capito e stiamo andando tutti nella medesima direzione”. 

Se avevo mai sognato di diventare più medico o più Presidente del Genoa? Credo che, nella vita, per perseguire dei risultati bisogna crederci e non accontentarsi. Bisogna sognare. Non ho mai sognato di diventare presidente del mio Genoa, ma è capitato. Quando è accaduto, ci ho voluto credere. La società, nelle ultime otto partite, la società deve mantenere umiltà senza pensare che con la vittoria sul Torino sia automaticamente arrivata una svolta. Non l’ho sognato, ma è capitato e ne sono felice. Sto scoprendo di riuscire a farlo bene semplicemente perché non ho aspettative personali. L’unica che ho è di fare coincidere le mie ambizioni sportive con quelle della società. Questo deve essere chiaro a tutti ed è a prova di bomba. Ho un’amicizia personale con Adriano Galliani che, quando ha capito, mi ha mostrato di essere compiaciuto facendo di tutto perché non ci fossero sorprese nelle ultime 36/48 ore. Guarda che ti accorgerai che puoi essere il medico più straordinari, Premio Nobel per la medicina, ma nulla ti darà la popolarità che ti dà essere presidente di un club di calcio. Se poi questo club è il Genoa, evidentemente è carica di grande responsabilità, aspettative, di credito col passato. Il mio ruolo è cercare di acquisire quel minimo di credito che ogni tifoso, anche io, sente di meritare”. 

“Siamo troppo anziani per non sapere che esistono fasi e cicli, il classico dalle stelle alle stalle. Perché anche chi ha vinto 5 o 6 Champions è stato contestato. Bisogna fare di tutto perché ciò accada il più lontano possibile, e che se ciò dovesse accadere, non accada per colpa nostra. Bisogna che tutti facciano la loro parte. Io non ho bisogno di fare il garante di nessuno, ma il mio ruolo è di capire determinati meccanismi. Mettetevi nell’ordine di idee di una compagine di americani brillati e intelligenti che si trovano catapultati dal mondo del baseball e del basket nel mondo del calcio. È straordinariamente difficile. Qual è il compito di un presidente tifoso? Con pacatezza, eleganza, lavoro ai fianchi cercare di essere presenti e accorgersi prima che talune cose possono essere fatte in modo differente. Tifosi e ragazzi ci aiutano. Nelle teste dei calciatori ho visto la metamorfosi. Fino a 3/4 mesi fa non parlavano tra loro. Quando tornammo da Roma dopo la sconfitta con la Lazio, in aeroporto durante lo scalo, in volo o nei trasferimenti, mi aveva particolarmente sorpreso che fossero ognuno isolato con sé stesso. Ho monitorato ed esortato i giocatori che diventassero degli amici, almeno nel periodo di tempo in cui stanno assieme. Ho visto un cambio di clima. Adesso c’è un amalgama straordinario“.

“Ci sono stati due o tre momenti significativi dove ho voluto stare vicino alla squadra. Dopo la sconfitta di Firenze, ad esempio, ho capito che c’era da ricostruire e che i ragazzi erano distrutti. C’è una persona che ha raccolto il testimone da Mimmo Criscito che, per impedimenti di ordine fisico: è Stefano Sturaro, che anche nei colloqui privati è riuscito a suggerirmi la patologia e io ho condiviso la diagnosi, suggerendo la terapia. Sono tutti ragazzi straordinari, che stanno dimostrando di saper stare in gruppo. Loro hanno davvero sofferto la mancanza di capacità comunicativa. Erano chiusi nel loro turbamento, non arrivava il risultato per una serie di ragioni e non c’era modo di metabolizzare che, domenica dopo domenica, mancassero questi risultati. E c’è un’altra persona straordinariamente efficace, Andres Blazquez. Lui parla con gli occhi, parla col sorriso. È in grado di recepire un problema e risolverlo in maniera brillante. Siamo una bella coppia”. 

Abbiamo un grande valore, mister Blessin, che ha saputo comunicare anche fisicamente. Immaginate questa persona, parla tedesco e inglese e ha il traduttore. Immediatamente, soprattutto a Genova, si è portati a mugugnare e ancora prima di vederlo all’opera si è subito molto recalcitranti. E abbiamo una persona che si sta imponendo coi risultati, il General Manager Johannes Spors. Bisogna dargliene atto. Siamo abituati ai direttori sportivi che entrano negli spogliatoi, che cercano di condizionare l’arbitro, che litigano col presidente. Qui invece abbiamo un direttore sportivo pragmatico, attento al dato, che riesce in modo chirurgico a fare un’analisi puntuale e trarne le conseguenze, facendo scelte di cui si assume responsabilità. Abbiamo ereditato un modello che veramente sta facendo la rivoluzione. Mi piace ricordare uno scambio telefonico di ritorno dall’ultima partita: dopo le gallerie di Busalla mi ha chiamato Josh Wander e mi ha detto “we are making the revolution“. Lo pensa veramente. La stiamo facendo nell’ordine di quello che vogliamo programmare, che non è detto che ci porti subito al risultato sperato, ma stiamo facendo qualcosa a livello di presenza in Lega, di interlocuzione coi colleghi, di mediazione dei meccanismi che introitano fatturato, di ragionare in termini moderni. Il Genoa in questo momento modernità, è futuro, è think pink. Presto arriveranno quei risultati che attendiamo da decenni”. 

Si torna, infine, sulla vicenda Shevchenko: “Andriy  è una persona che stimo e che avevo visto, prima diventasse allenatore del Genoa, un paio volte in presenza. Andriy è una persona per bene, molto preparata e con tante qualità. In quel momento – ricordiamoci che c’erano anche molti infortuni – i giocatori richiedevano un allenatore che a fine partita entrasse nello spogliatoio e compartecipasse alla vittoria o alla sconfitta. Serviva uno che vivesse con loro, un fratello maggiore. Blessin è questo tipo di uomo, è probabilmente l’allenatore giusto per il Genoa. Shevchenko, forse, per società strutturate in modo diverso. Noi siamo ancora un work in progress. È stato un errore che è stato corretto, ma sempre col massimo rispetto per la figura di Andriy che sta soffrendo drammaticamente in questi giorni per il conflitto in Ucraina. Sente il peso di una responsabilità importante. Tutti sanno che Shevhcenko è arrivato prima di Spors – prosegue Zangrillo – Ecco, normalmente dovrebbe accadere il contrari. Ora accade che tutte le scelte con riflesso sul piano sportivo hanno una responsabilità identificata nella figura di Spors. In una fase iniziale, c’è stato un disallineamento che tutti hanno pagato. Senza assolutamente personalizzare. Era un’alchimia che non funzionava”.  

Si chiude con la questione dell’acquisizione, in giro per il mondo, di tanti club da parte dei 777 Partners: “intanto non voglio dimenticare una cosa fondamentale – specifica Zangrillo – ossia che abbiamo un settore giovanile straordinario, eccezionale, che merita necessariamente di essere strutturato in maniera infrastrutturale. Come strutture e dal punto di vista organizzativo. Detto questo, le società che sono entrate nella holding 777 Partners fanno parte di un disegno che ha il calcio come uno degli asset centrali di uno sviluppo economico per creare profitto. In primo luogo per chi ne ha la responsabilità e che risponde a chi ha dato loro soldi da impiegare. È evidente che se un progetto di questo tipo ha un asset nel calcio, è presto detto: si devono creare sinergie fruttuose che hanno lo scopo di raffinare le eccellenze migliori per formare la nuova squadra del Genoa, ma nell’interesse dei proprietari c’è fare bene a livello internazionale. Speriamo che dal calcio questo concetto di globalizzazione più umana e al servizio di sport, collettività e bene possa portarne anche al nostro Genoa. Mi sento di lasciarvi con una promessa a voi e a me: abbiamo un credito con la fortuna e con ciò che è il mondo Genoa nel vasto mondo nazionale e internazionale. Il nostro obiettivo, tra qualche tempo, è di essere qui a parlare di un Genoa vittorioso che si cimenti per altri traguardi“. 


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