Scacco-Macca e il Genoa esce sconfitto dal Friuli contro la solita Udinese. Scamacca fa gol al 95′ ma lo scaccomatto arriva non dagli uomini del VAR, ma dalla tecnologia che trasmette le due linee rosse e blu con le quali vediamo in ritardo per millimetri di fuorigioco.

Perdere contro l’Udinese che ha confermato i suoi pregi (De Paul) e difetti (fare gol a fatica e non chiudere le gare sbracando nel finale come è successo nelle gare precedenti) lascia troppo amaro in bocca. Era una partita da vincere per i rossoblu. Da vincere perché nei primi 20 minuti di gara il Genoa ha dimostrato di poterlo fare.

Ha invece mandato tutto all’aria il solito errore di gestione della seconda palla, situazione in cui non è in possesso di nessuno, con Ghiglione anticipato da Zeegelaar sulla corsia di destra quasi all’altezza del centrocampo e Okaka “modello Garrincha” che con finta e dribbling saltava Lerager e Biraschi, lanciando prima Pereyra e poi De Paul solo davanti all’area di Perin.

Dopo gli errori del passato e di chi lo ha preceduto, ad eccezione di Nicola quando pareggio al 96’ lo scorso anno al Friuli, anche Maran ha commesso (ma probabilmente lo avrà chiesto nella preparazione della gara) l’errore di non marcare De Paul se non a uomo anche dentro gli spogliatoi, almeno ad uomo nella zona davanti all’area genoana, con qualcuno che difendesse anche lo spazio in funzione del pallone. Così è nato l’unico tiro dai friulani verso la porta di Perin. Un tiro, un gol, oltre alla traversa su punizione sempre di De Paul. Senza questo gol la partita probabilmente sarebbe finita zero a zero considerato che il Genoa il primo tiro lo ha fatto al 94′ con grande parata di Musso e il secondo con il gol al 95’ con un piede in fuorigioco di Scamacca.

Il Vecchio Balordo e Maran sono sfortunati considerato che contro la Roma hanno perso alla vigilia e per Covid il più in forma della difesa, Zapata, mentre a Udine, nella nottata precedente, Rovella per influenza gastrointestinale.

Scaccomatto contrario nel fare giocare l’immenso Pandev per quello dato e che potrà dare alla causa genoana dal primo minuto di gioco. La storia genoana di Pandev ha insegnato che il macedone in trasferta deve giocare nel secondo tempo quando qualche altro avrà  fatto spompare i granitici difensori avversari.

Maran bravo a far giocare Sturaro, l’uomo della partita finché è stato sorretto dalla condizione fisica. Sturaro è l’unica delle mezzali in rosa del Genoa ad avere quelle caratteristiche di ribaltare le azioni da non possesso in quelle di possesso.

Scaccomatto a Maran perché si continuerà a discutere sul modo in cui la squadra viene utilizzata strategicamente e ogni modulo schierato dà l’impressione di non consentire la completa espressione delle qualità tecniche a disposizione in organico. Di certo non tutte le colpe sono di Maran se il Grifone, senza Criscito, è orfano di un terzino sinistro e tutti quelli adattati di piede destro fanno fatica a quattro oppure a tre.

Dopo il gol di De Paul e visti gli ultimi dieci minuti di gara nei quali i friulani hanno patito il pressing alto – non per i cambi eccetto quello di Zajc – si aspettava all’inizio del secondo il cambio tattico con un calciatore dietro le due punte, mettendo nelle condizioni Scamacca di fare quello visto nelle partite con l’Under 21 con un compagno vicino veloce come Sottil o Raspadori.

Per quanto riguarda il Genoa, da tempo la lettura critica della partita – non solo da parte di Maran – potrebbe essere un copia incolla delle altre gare degli ultimi anni. Per tutti gli allenatori ci sono state sempre le prestazioni ma difficilmente sono arrivati i risultati, senza tiri in porta da dentro e fuori dell’area di rigore, senza i calci di punizione diretti al limite dell’area e con corner battuti senza risultato. Il Vecchio Balordo in queste otto giornate di campionato ha perso con le dirette concorrenti in classifica ed è l’unica differenza con quello dello scorso anno.

Il pareggio finale avrebbe consolato solamente la classifica, anche se il punto avrebbe fatto fare cattivi pensieri. Cattivi pensieri che continueranno anche in questa stagione.

Udinese-Genoa è altra gara dove esistono quesiti che dovrebbero essere posti a Maran  affinché l’analisi della gara risultati precisa è anche logica: la prestazione, il cuore, la reazione contano poco senza risultati.

La mia attenzione è attratta e concentrata non tanto su un aspetto di gioco o sopra un singolo calciatore, che sarebbe troppo facile da criticare, ma su quello successo dopo la ripresa post Covid della stagione 2019/2020, cioè non è cambiato nulla.

Dispiace che la critica possa apparire distruttiva, non è questa l’intenzione. Accade in quanto noi non abbiamo un insieme sufficiente di informazioni sulla base delle quali essere anche costruttivi. Solo Maran e Faggiano possono essere in grado di farlo e capire cosa sta succedendo.

Maran predica anima e fatica, ma l’autunno e inizio inverno senza vittorie e con poche reti realizzate su azione e troppi gol incassati per errori della fase difensiva o dei singoli  lasciano incubi. E tutte le colpe non sono di Maran. È giunto il momento di interrogarsi perché tutti gli allenatori che sbarcano a Pegli trovano difficoltà. È solo colpa del campo, della tattica?

In molti chiedono e scrivono quando salta Maran. Prima di chiedere o fare questa affermazione bisognerebbe capire e pesare quali sono le sue colpe, perché gli allenatori sono stati sempre il capro espiatorio e solo raramente i sostituti sono stati protagonisti.   Invece bisogna chiedere a Maran di mettere in campo il suo marchio di fabbrica senza paura, ovvero sia il 4-3-3.

Nei  tempi passati, abbiamo conosciuto parecchi tecnici non solo al Genoa, ma in tutte le squadre, che quando il mare era non mosso, ma molto mosso, chiedevano un confronto tra mister e squadra per commisurare le strategie tattiche adottate e vedere di migliorarle,  dividendo anche le responsabilità. Tutto questo, adesso, non sappiamo se succede.

Al Genoa occorrono calciatori, anche giovani, che abbiano fame, giochino di prima, massimo due tocchi, e soprattutto corrano senza pallone: dettaglio cruciale, che aiuta persino gli elementi più in crisi a vedere di sbagliare di meno. Mancini docet con la Nazionale di calcio.

Il Covid ha scombussolato il mondo. Fra porte chiuse e socchiuse i giovani hanno cominciato a giocare, qualcuno anche a livelli più alti, facendo cadere certi muri e certe mentalità. Anche per Maran  questa deve essere l’occasione di dare un calcio alla crisi. Aspettando il recupero completo  di Sturaro, Zappacosta, Criscito, Cassata e inserendo qualche giovane, ad esempio Melegoni, e qualche altro della Primavera rossoblu.

L’ultimo flash è per Perin e il suo inutile cartellino rosso. Nella vita, come nel calcio, si hanno delle aspettative ma con il Genoa di mezzo finiscono puntualmente in situazioni di rabbia e frustrazione.