Walter Ricciardi, membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e fra coloro che hanno preso parte all’ultima riunione in video-conferenza organizzata dalla FIGC e la Commissione Medico-Scientifica per portare avanti il protocollo di sicurezza da sottoporre al Governo, ha parlato a Radio Punto Nuovo senza escludere la possibilità di completare il campionato di Serie A solamente negli stadi del Centro-Sud Italia. Così Ricciardi: “La Federcalcio ha un’ottima commissione medico-sportiva; io partecipo da tanti anni alla commissione antidoping. In questa circostanza Gabriele Gravina e Paolo Zeppilli mi hanno chiesto un contributo e lo faccio con piacere. Il gruppo di lavoro ha fatto un lavoro serio e rigoroso proponendo una serie di soluzioni. È chiaro che dobbiamo valutare lo scenario in due settimane: non vale la pensa guardare l’andamento giornaliero perché servono due settimane per l’incubazione del virus. La situazione sta andando molto meglio in molte regioni italiane ma non in tutte. In Lombardia c’è ancora uno scenario preoccupante, non si può dare un’indicazione generica per tutti. Ad inizio maggio potremo dare dei suggerimenti guardando la situazione. Questo virus continuerà a circolare fino a quando non si troverà un vaccino e così come colpisce i cittadini, colpisce anche i calciatori e lo staff: bisogna tutelare tutti. Ci sono diverse ipotesi”.

L’unica richiesta sarà la sicurezza dei tesserati, ma tutte le società riusciranno a garantirla? “Il primo approccio del protocollo sarà sicuramente finalizzato alla messa a termine del campionato a cui tutti tengono molto. C’è bisogno di due approcci, uno finalizzato alla conclusione del campionato con una serie di misure che tendono a circoscrivere il virus. È un’ipotesi fortemente condizionata, ma ci sono squadre e squadre: non tutti possono permettersi i test, alloggi per tutti. Quest’impegno economico è pesante. C’è sicuramente un fattore minimo che viene richiesto a tutti: garantire la sicurezza. Come viene modulato è una scelta politica da parte della federazione. È chiaro che anche il comitato tecnico-scientifico del Governo sta valutando quali siano le attività più pericolose: la più pericolosa di tutte è l’odontoiatria, il lavoro del dentista. Non c’è dubbio che l’allenamento o il gioco di squadra, che prevedono contatto fisico fra atleti, siano eventi da considerarsi piuttosto pericolosi”.

Sul tavolo di lavoro c’è anche un discorso geografico: “L’Italia non è tutta uguale a livello di contagi. Al Centro-Sud non c’è stata quell’esplosione terribile registrata invece al Nord. La gente comunica, la gente viaggia, ma in alcune parti del Paese questo non si può ancora fare, ci sono paesi dove ci sono ancora 100 e più morti al giorno. Differenziare le aree per livello di rischio è giusto: stiamo proponendo di giocare al Centro-Sud, non ha senso vietare attività dove ci sono 0 casi come la Basilicata. La Campania ha reagito molto bene, tempestivamente, la popolazione ha compreso bene la situazione ed ha reagito in tempo, mentre preoccupa un po’ di più la Puglia. La seconda e terza ondata possono risultare più pericolose della prima: non possiamo permettercelo. Per la ripresa maggio è ancora un mese a rischio e specialmente in alcune regioni sarà ancora un mese interlocutorio. Ciò che suggeriremo è di avere provvedimenti diversi a seconda delle aree geografiche”.

Nel corso della stessa trasmissione, il vice-presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Umberto Calcagno ha poi confermato: “Sarà importante che le norme del protocollo garantiscano la regolarità e l’equità competitiva dei campionati. Giocare al Centro-Sud non sarebbe un problema”. Ben più dubbioso il presidente di LAMICA (Libera Associazione dei Medici Italiani del Calcio) Enrico Castellacci: “In questo momento abbiamo tutti un unico scopo: riattivare il calcio, senza rischi. I protocolli vengono scritti su carta, ma dobbiamo renderci conto di alcune realtà che restano ancora inagibili o fortemente a rischio Bisogna essere realisti nel valutare tutti i rischi. Qualora dovesse ricominciare la Serie A ed esserci un nuovo contagio tra i calciatori, sarebbe un grosso problema, un vero macigno che crollerebbe sull’intero sistema”.


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