La rassegna stampa di questo giovedì 16 aprile mette in prima linea la Serie A. Se verrà dato via libera dal Governo, il massimo campionato partirà prima di Serie B e Serie C. Attraverso le pagine del Corriere dello Sport, un’intervista al presidente del CONI, Giovanni Malagò torna a parlare di sport in generale e di ripresa degli allenamenti, ma invita alla cautela prima di riprendere col calcio in assenza di un piano preciso e condiviso.

Io avrei chiuso dentro una stanza la Federcalcio, la Lega di A, l’Assocalciatori, gli allenatori, le televisioni e gli organismi internazionali, FIFA e UEFA, e non li avrei fatti uscire finché non avessero prodotto un documento condiviso. La stessa cosa per B e Lega Pro. Tu cosa sei disposto a lasciare sul tavolo se la stagione non si conclude? E tu, televisione, il 5, il 10, il 15 per cento? Tu, Federazione, sei pronta a partecipare a un fondo di solidarietà? E voi, calciatori, a quanta parte dello stipendio rinunciate? FIFA e UEFA, che fate, attingete alle vostre riserve? Come contribuite?”. 

Dopo una lunga serie di domande rivolte al mondo del calcio, il Presidente del CONI risponde a distanza anche al presidente FIGC Gravina, intervenuto ieri su Repubblica. “Lo sento tutti i giorni, ho letto con particolare attenzione la sua intervista, comprendo le difficoltà del momento e capisco che voglia portare a termine la stagione. Parla di luglio, agosto, settembre, ottobre, addirittura della prossima Serie A articolata in due gironi con playoff e playout. Quello che manca è un piano preciso, chiaro, praticabile. Si parla solo di tagli degli stipendi dei calciatori, ovvero si è partiti dalla fine o quasi. Il lungo intervento di Giovanni Malagò prosegue e auspica quanto prima una ripresa delle attività di allenamento (“è necessario rimettere in moto la macchina atleta che non può restare ferma per troppo tempo a prescindere dalla data dell’impegno agonistico). 

Approfondisce quanto deciso ieri durante il vertice in Federazione la Gazzetta dello Sport, che tanto per incominciare propone i nomi di chi ha partecipato alla tavola rotonda di ieri. Oltre al presidente FIGC Gravina, presenti anche Francesco Vaia (direttore Sanitario Istituto nazionale per le Malattie Infettive dell’ospedale “Spallanzani”), Walter Ricciardi (membro dell’OMS e consigliere del Ministero della Salute), Massimo Fantoni (Direttore unità Covid-19 del Policlinico “Gemelli”), Roberto Cauda (Professore di Malattie Infettive dell’Università Cattolica) e Paolo Zeppilli, presidente della commissione medica FIGC. Proprio quest’ultimo viene intervistato all’interno del quotidiano in rosa e passa la “patata bollente” nelle mani del Governo, a cui spetterà l’ultima parola. “Bisognerà vedere come sarà l’andamento delle prossime settimane. Quello che noi chiariamo sin dalla prima parte del protocollo è che, fin quando non sarà disponibile un vaccino, il rischio zero sul coronavirus non esiste e dunque vanno create le condizioni di sicurezza migliori possibili, quando le autorità decideranno che il calcio potrà riprendere“.

E come potrebbe svilupparsi l’iter di controlli sui giocatori e gli staff? “Vengono identificati per gli esami tre sottogruppi: i soggetti che non hanno accusato mai alcun fastidio, quelli che sono risultati positivi ma con conseguenze lievi e altri che invece si sono ammalati. Questi ultimi saranno sottoposti anche a Tac polmonare e altri esami cardiologici”. Si specifica nella breve intervista che gli altri gruppi dovranno comunque sottoporsi a tampone con cadenza giornaliera, a distanza di 24 ore l’uno dall’altro, così come a test sierologici per una valutazione degli anticorpi presenti nell’organismo. E se un atleta dovesse risultare positivo, il protocollo prevederebbe di isolarlo immediatamente e valutare la situazione.

Vi è poi una lunga parentesi sulle date della ripresa e sull’ipotesi di ricominciare dalla Coppa Italia con le semifinali di ritorno tra 27 e 28 maggio. Inoltre, nell’ottica di un maxi-ritiro di preparazione, si passano in rassegna i centri sportivi delle venti squadre di Serie A e, secondo la Gazzetta dello Sport, emergerebbe che solamente 4 squadre avrebbero la possibilità di ospitare giocatori e staff all’interno dei centri sportivi (Juventus, Milan, Cagliari, Lazio). Le altre società, malgrado spazi estesi, non avrebbero disponibilità di sufficienti camere per assicurare una adeguata e sicura suddivisione dei singoli elementi della rosa e dovrebbero affidarsi a strutture e hotel dedicati in via esclusiva.

Alle molte voci di giornata, fra le quali ritorna anche quella di Massimo Cellino lungo le pagine di Tuttosport, si aggiunge quella rilanciata dal medesimo quotidiano per bocca del professor Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento Clinico di Malattie infettive dell’Ospedale “Amedeo di Savoia” (Torino), il quale dice a chiare lettere che “se uno vuole, i presupposti per tornare a fare ripartire il campionato li trova. Il calcio non va messo eticamente di fronte a quelli che sono i problemi economici di tutti coloro che devono riaprire le attività. Potrebbe essere un buon segnale identificate una modalità sicura per riaprire la Serie A, ovviamente a stadi chiusi. Questa sì che sarebbe una premessa inderogabile, almeno con il contesto attuale“.


GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA

REPUBBLICA – L’edizione genovese di Repubblica parte anzitutto dalla donazione che Genoa e Sampdoria sono pronte a fare sul conto corrente del Comune di Genova per sovvenzionare il fondo destinato ai buoni spesa per la popolazione. La società blucerchiata ha già comunicato di destinare 20mila euro, mentre il Genoa ancora non ha fatto menzione di una cifra ufficiale, ma ha ribadito che aderirà al contributo solidale. Sempre all’interno del quotidiano, breve trafiletto dedicato a Domenico Criscito e alla maglia donata in beneficenza alla fondazione “Cannavaro-Ferrara” per sostenere, mettendola all’asta, le fasce più indigenti della sua città, Napoli, e della sua regione, la Campania.

SECOLO XIX – L’edizione odierna del Decimonono si focalizza soprattutto sul ritorno ormai prossimo in Italia dei giocatori del Genoa che erano tornati nei rispettivi paesi in periodo di lockdown. Come noto, si tratta di Soumaoro, Schöne, Ankersen, Jagiello, Ichazo, Parigi, Eriksson e Lerager. Sette giocatori che dovrebbe fare ritorno a Genova tra 19 e 20 aprile prossimi in modo tale da sottoporsi a due settimane di quarantena e, quindi, ai test che la Federazione conta di poter predisporre per inizio maggio nell’ottica di riprendere gli allenamenti. Il Genoa, che come scritto poco sopra non fa parte delle squadre ad avere a disposizione abbastanza spazi per ospitare squadra e staff all’interno del centro sportivo “Signorini” (che è stato già sanificato in tutte le sue aree nelle scorse settimane), dovrebbe rinnovare come proprio quartier generale il Tower Hotel di Genova Aeroporto.


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FIGC, protocolli sanitari in via di definizione: screening, test e ritiri al chiuso. Priorità alla Serie A