Questa mattina è sicuramente da evidenziare l’intervento di Massimo Cellino sul Corriere dello Sport, sintetizzato da un emblematico “game over” in prima pagina.

Ho avuto la febbre per tre giorni e sono in quarantena da undici – esordisce il presidente del Brescia, chiuso in casa a Padenghe sul Garda, da solo. “Ho visto e sentito cose che non vi potete neppure immaginare. Da Brescia ricevo continuamente notizie, e sono tutte pazzesche, eppure la città sta affrontando la tragedia con una dignità che imbarazza. Questa gente mi ha strappato il cuore. Ha genitori, parenti, amici, conoscenti che muoiono ogni giorno eppure soffre terribilmente ma in silenzio. Chiede aiuto solo a se stessa. Altri sono i numeri, non quelli ufficiali, altre le dimensioni. Fosse successo da altre parti sarebbe scoppiata la rivoluzione. Ha un solo desiderio, rimettersi al lavoro, ricominciare a vivere. E mi volete parlare di campionato, di scudetto? Non me ne frega un cazzo. Ho paura ad uscire di casa, mi sta venendo la depressione. Se parliamo di calcio, tutto deve essere spostato alla prossima stagione. Questa è la peste”.

Parole di una certa rilevanza quelle del presidente Cellino, che non risparmia neppure alcuni suoi colleghi e parla del fatto che manchi un terzo del campionato. “La stagione è andata, se qualcuno vuole questo scudetto maledetto se lo prenda pure. Chiuso. Finito. E non parlo così perché il Brescia è ultimo in classifica. Siamo ultimi perché ce lo meritiamo. Io per primo lo merito. Facciano quello che vogliono. Penso a quelli che perderanno il posto di lavoro, a quelli che stanno morendo. Il calcio è un’azienda che occupa tante persone ma è anche in grado di superare la crisi. Semplicissimo: si è bruciato un terzo del campionato, e allora si taglino un terzo dello stipendio ai calciatori, un terzo dei diritti televisivi e un terzo delle tasse. È il modo più facile per aggiustare le cose. La testa delle istituzioni, federazione e lega, deve proiettarsi a settembre, a ottobre, a quando sarà”. La Gazzetta dello Sport, che questa mattina intervista il ct Roberto Mancini (“resto ottimista, il campionato riprenderà”) è meno drastica del Corriere, che di fatto fa trapelare come le venti formazioni di Serie A stiano poco a poco perdendo fiducia sull’ipotesi di ripartire a maggio. La rosea parla invece di Napoli e Lazio, pronte a ripartire in sicurezza e a gruppi dalla prossima settimana, rispettivamente mercoledì e giovedì. La Lega Serie A, nel frattempo, è vicina a delineare un quadro delle perdite delle varie società e interrogare il Governo su possibili aiuti. Intanto Gravina predica di avere una linea comunque e bacchetta la Serie B e il suo presidente Balata, che aveva chiesto un “Piano Marshall” per il campionato cadetto.


GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA

GAZZETTA DELLO SPORT – All’interno del quotidiano in rosa si legge solamente del nome di Luca Lezzerini, portiere del Venezia gia nel mirino del Genoa nelle ultime stagioni. Il 24enne potrebbe essere uno dei nuovi innesti tra i pali per il Genoa, che ad oggi deve risolvere la questione Perin e ha già Marchetti e Ichazo come alternative. E

SECOLO XIX – “Un nemico invisibile, peggio della guerra”. Inizia così, da questo titolo, l’intervista di Ivan Radovanovic al Secolo XIX. Il giocatore, da circa un mese tornato in Serbia per la riabilitazione dopo l’intervento al ginocchio, racconta della sua infanzia con la guerra e la paragona con l’emergenza coronavirus. “Anche qua la situazione sta peggiorando tanto, ogni giorno: stanno chiudendo tutto ed è sempre più preoccupante. Quando c’era la guerra c’erano le bombe, ti dovevi solo nascondere e pregare. Adesso c’è questo nemico che non vedi, non senti però ti fa male e tu non puoi fare niente. È peggio della guerra, è una paura nuova e spaventa ancora di più”. Dopo un ammonimento verso chi non resta a casa, Radovanovic passa a parlare un po’ anche di Genoa. “Abbiamo preso la strada giusta, abbiamo vinto diverse partite e ho trovato un nuovo ruolo. Bisogna fare i complimenti alla società per quello che ha fatto nel mercato di gennaio portando prima di tutto un mister che ha giocato nel Genoa e sa quanto è dura. La rosa del Genoa non è da bassa classifica”.

All’interno dell’edizione odierna del Decimonono c’è spazio anche per alcuni virgolettati del presidente Preziosi. “La scelta di Nicola come allenatore è stata quella giusta, la squadra è molto forte e ci stava dando grandi soddisfazioni. Nicola lo volevo prendere già l’anno scorso ma aveva già un impegno con l’Udinese e, da persona corretta, non è venuto meno alla parola data”.


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