Fare il cronista, quello che mi piace fare di più, nel mese di agosto è difficile in particolare raccontando calcio, per di più se estivo.

Fra l’altro nel mondo virtuale in cui si vive c’è la possibilità che qualcuno si leghi tutto al dito della tastiera e a posteriori non mettere solo critiche, sempre giuste se argomentate non con “belinate” da Gallo del pollaio da internet.

In questo preambolo voglio ringraziare tutti coloro che seguono Buoncalcioatutti  che aumentano giorno dopo giorno. La politica della redazione di non fare copia-incolla al volo appare gradita.

Tutto quello detto scorrendo il lavoro di Andreazzoli – ahimè sono anziano non solo di calcio – mi porta indietro nel tempo fino a metà degli anni sessanta con Rinus Michels l’inventore del calcio totale per proseguire con il Milan di Sacchi e la Roma di Spalletti.

Tutti e quattro con un pallino fisso, un calcio aspro e incisivo con idee piratesche. Per loro lo schema perfetto e il numero di modulo perfetto non esiste. Le squadre non possono essere perfette e per fare non qualcosa di diverso, reggere gli schemi impossibili l, come dice Andreazzoli, occorre il Vangelo quotidiano delle esercitazioni.

Il calcio totale non esiste ed è impossibile da realizzare,  lo penseranno anche i Mister, troppe cose non dipendono dagli schemi e dai calciatori. I limiti e le contromisure sono state studiate.

Attualmente è ancora più difficile replicare considerate le nuove generazioni di calciatori inferiori ai lancieri di Michels, ai diavoli di Sacchi e ai senza il clone di Totti.

Andreazzoli ci sta provando con il materiale a disposizione, ci crede anche il Joker considerato il calciomercato che ha fatto e che vuol rifinire, tutto con una mescolanza, meglio se buona, di tecnica, corsa e gestione di spazi e tempi.

Andreazzoli ci ha provato anche lo scorso campionato a costringere gli altri al suo modo di essere e di giocare: la differenza è stata la qualità a disposizione, che nel campionato che sta per iniziare è certamente migliore.

Il calcio dei quattro Mister nominati ha un comune denominatore: tutti devono essere positivi, una necessità quella di avere piena fiducia in se stessi, nei compagni, il loro calcio prima di tutto è un gioco d’insieme.

Un riassunto di quello detto, chissà anche sbagliato: in difesa si gioca a zona, a centrocampo con il pressing anche ad uomo, chi gioca il pallone lo deve fare sempre in avanti e dato quasi esclusivamente ad un compagno in movimento.

Sarà il prato verde a fare da giudice e non le chiacchiere. Su Andreazzoli ancora non mi è chiaro se al centro del gioco c’è il pallone o l’uomo?

Il calcio fatto per uomini e nessun schema può essere uguale ad altri. Il gioco del Genoa di Andreazzoli piace, rispetto al passato sembra una squadra se non unica, diversa, e il campionato che sta per iniziare pensando di aver l’idea per cercare se non di primeggiare ma giocarsela con tutti appare gradita dai tifosi rossoblu e di buon auspicio.

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