Con il suo passaggio al Liverpool per circa 75 milioni di euro, Alisson Becker è divenuto l’estremo difensore più pagato di sempre. Tralasciando il discorso puramente economico, il portiere brasiliano si è imposto nell’ultima stagione come uno dei migliori al mondo: riflessi felini – spettacolari le sue parate di puro istinto – molto rapido nelle uscite basse, dotato di un ottimo piede che mostra spesso in rischiosi dribbling ai danni degli attaccanti avversari. Alisson è stato senza dubbio un punto cardine della formazione giallorossa, contribuendo in maniera decisiva al raggiungimento del terzo posto in Campionato e allo storico traguardo della semifinale Champions, persa proprio contro i suoi futuri compagni.

Raccogliere un’eredità simile non è compito semplice: il Ds Monchi, dopo alcuni ragionamenti su Areola del PSG e Cillessen del Barcellona, ha puntato deciso su Robin Olsen, il gigante svedese su cui – nello sventurato play off del novembre scorso – si sono infranti i sogni Mondiali degli Azzurri. Arriva a Roma dall’ FC Copenhagen per 12 milioni di euro, bonus compresi.

Olsen, nato a Malmö nel gennaio 1990, si forma calcisticamente nei dintorni della propria città, per poi approdare al Malmö FF nel 2012: con i biancoazzurri conquista due campionati svedesi, oltre alla soddisfazione personale del titolo di miglior portiere del torneo nel 2014. Dopo una poco soddisfacente parentesi greca – sei mesi nelle fila del PAOK Salonicco – Robin torna in Nord Europa, in prestito ai danesi dell’ FC Copenhagen con i quali conquista subito il titolo nazionale 2016-2017. Stabilisce inoltre il record della Superligaen per il maggior numero di partite, ben 19, chiuse con la porta inviolata. In Nazionale – con cui ha debuttato nel 2015 – un Europeo 2016 da riserva dello storico numero uno Isaksson ed un Mondiale 2018 da assoluto protagonista, concluso ai quarti di finale dopo una inattesa cavalcata, iniziata proprio ai danni dell’Italia di Ventura.

Robin Olsen è un portiere di sicuro affidamento, classico nel senso più nobile del termine: alto quasi due metri, grazie ai “soli” 88 kg conserva una buona agilità anche nelle respinte basse. Ottimo posizionamento, non spettacolare ma molto efficace nelle uscite – soprattutto nell’uno contro uno – nel gioco al piede manca certamente della naturalezza di Alisson, ma non ha paura di fraseggiare con i compagni, come richiede l’evoluzione del ruolo nelle ultime stagioni. Il pubblico giallorosso – forse deluso per la partenza del brasiliano – lo ha accolto con un certa freddezza, ma Olsen è pronto per far ricredere gli scettici.