Non poteva essere un Genoa champagne e bollicine contro lo Zenit San Pietroburgo visti il poco tempo di preparazione, i carichi di lavoro pesanti e l’allenamento del mattino. È stato un Genoa “Pagadebiti”, vino romagnolo frizzante come Ballardini e il suo gioco che nessuno si aspettava alla vigilia contro una squadra in preparazione da quasi un mese che parteciperà il prossimo 9 agosto al terzo turno preliminare di Europa League. Formazione che per l’occasione ritrova quelli che avevano  partecipato ai Mondiali con la Russia, con una squadra che aveva cambiato solo 4 elementi rispetto alla scorsa stagione, compreso Criscito.

Il risultato di tre a due a favore dei russi non rispecchia quello visto in campo, il pareggio era quello più giusto. Ballardini ha messo nel primo tempo una squadra tenace, operaia, senza il centrocampo presunto titolare ai box e con la solita difesa arrivata settima per i gol incassati lo scorso anno.

Si è visto poco il possesso pallone, si è vista una costruzione ragionata dal basso della manovra con le sovrapposizioni: non un autobus davanti alla porta di Radu e verticalizzazione veloce appena recuperato il pallone. La foto della strategia tattica  della partita è il 3-4-3 che si trasforma in 3-5-2 o 3-4-1-2 a seconda delle fasi in cui si manovra.

In vetrina Lakicevic sulla corsia di destra, Lazovic su quella di sinistra che se continuerà così farà dimenticare non solo Laxalt. La gara è dunque anche nel segno di Ballardini. L’uomo che guarda il campo attaccato al palo, quando ha preso in mano una squadra dall’inizio della preparazione, ha sempre lasciato il segno modificando il ruolo di alcuni giocatori. A Cagliari Cossu non aveva mai fatto il trequartista, Fini sempre ala a 34 anni mezzala, a Palermo Simplicio e Cavani che non avevano mai fatto la prima punta, al Genoa 2018/2019 Lazovic esterno da destra a sinistra a tutto campo pronto a tirare fuori qualità tecnica, disponibilità e ottimo senso tattico.

Bene anche Piatek pronto a muoversi molto attaccare gli spazi con forza fisica e velocità e tecnica. Di Romulo, il terzo nuovo inserito nella formazione anti russi, già si conoscevano i pregi.

Per vedere buone combinazioni occorre tempo ma già contro lo Zenit i calciatori hanno provato a fare quello che vogliono Ballardini e il suo staff, anche se nel cuore gioco l’assenza di uno come Sandro si è sentita senza togliere nulla a Bessa e Romulo. La luce di Lapadula, con il gol allo Zenit, potrebbe accendersi e quello che è stato potrebbe contare poco: le risposte le dovranno dare gli allenamenti e il campo.

Un Genoa che ha messo in campo contro i più titolati avversari quello fatto in otto giorni di lavoro nel primo tempo, quando in campo c’erano i 7/11 dello scorso anno: mancava l’intensità che non si compra al mercato ma con allenamenti duri. La squadra del secondo tempo totalmente rivoluzionata: c’erano in campo solo 5 della scorsa stagione, tre prime punte. Squadra che si può giudicare solo sul piano del buon impegno. Una squadra che difficilmente rivedremo in campo nella stessa formazione ma, come dicemmo dopo la gara contro i dilettanti della Val Stubai, c’è qualcosa di buono da crescere e ci vorrà tempo per assemblarli e integrarli nel gruppo dei cosiddetti “presunti titolari”.

Buon Vino non mente, ad aumentare il frizzante ci penseranno Ballardini e il suo staff, ad aumentare la gradazione ci dovranno pensare “Bacco” Preziosi, Perinettii e Donatelli immettendo qualità nel cuore del gioco più che in altre zone del terreno di gioco.