L’arancia meccanica di Ballardini di nuovo al servizio del Genoa. Un’arancia meccanica non olandese ma ballardiniana da perfezionare con tanto altro lavoro. Il Genoa ha vinto a Crotone perché la squadra è stata più di una somma di singoli. Ha vinto contro avversari che allo “Scida” avevano imposto l’intensità a tutti gli avversari.  E per la prima volta in questo campionato l’hanno subita.

Per l’ennesima volta, con le armi precedenti del suo accorrere al capezzale del Vecchio Balordo, Ballardini ha dimostrato che il calcio non è filosofia, non è scienza. Le sue scelte iniziali di formazione non erano folli e con il suo staff, formato da Regno e Melandri sempre in piedi in panchina, ha cucinato una Genoa “nduja” piccante e indigesto per l’ottimo Nicola e i pitagorici.

Per commentare la partita si potrebbe fare ricorso a frasi fatte dette e lette tante volte. Se ne citino solamente tre. La prima quella di Bagnoli: “il terzino faccia il terzino”. La seconda quella che insegnano ai corsi allenatori di Coverciano: “tempo e spazio come percezioni individuali”, percezioni che i calciatori rossoblu genoani hanno fatto proprie nelle situazioni di gioco.

Tutto è successo perché in due settimane Ballardini e il suo staff hanno usato la regola delle tre C: Chari-concisi-completi nello spiegare con semplicità e chiarezza.

Venendo alla partita dello Scida, si è visto un Genoa solido, che non ha rischiato nulla, sfruttando la qualità della rosa a disposizione. Dietro con tutti i difensori a disposizione il Vecchio Balordo difficilmente può giocare il pallone alla Krol. Ieri il mattatore è stato Spolli, coperto nel fortino Genoa, che non ha sbagliato un rinvio né di testa né di piede. Idee chiare, perché a fare il gioco dovevano pensarci altri. Probabilmente anche Rossettini e Gentiletti in un Genoa così compatto avrebbero fatto la loro figura. Ballardini conoscitore di giocatori ha subito capito quale è il ruolo dei difensori genoani non da tasso tecnico alto ma tignosi vecchio stile in grado di non prendere gol.

Gli esterni Rosi e Laxalt stantuffi, centrocampo dove tutti fanno tutto. Rigoni e Bertolacci non sono Van Hanegen e Neskeens ma nel loro DNA hanno la qualità di inserirsi e fare male alle difese avversarie. Veloso visto poco dalla critica, anche se dal divano di casa. Rispetto alle precedenti gare ha fatto da barriera alla difesa e non avendo centravanti pronto a sfruttare la profondità ha cercato non più il lancio ma il passaggio lineare per far ripartire la squadra.

Pandev prima punta tuttofare partiva da qualsiasi posizione, Taarabt per i genoani potrebbe essere il “Pelè bianco”. Paragone altisonante per il marocchino, ma se continuerà  su questa strada sarà l’anno della consacrazione. Tutto questo condito da idee chiare di Ballardini e da cambi azzeccati, compreso l’ultimo di Centurion per un difensore quando Nicola buttava dentro tre punte e mezzo.

Balla ha trovato la chiave e adesso con il lavoro e senza volare, alla ricerca di una salvezza tranquilla, deve dare continuità al primo tempo contro il Crotone. Pazienza se la partita  non è stata chiusa dopo 25′. Bene che sono arrivate tante occasioni con il massimo di  quattro passaggi o attraversocombinazioni di gioco.

L’ultimo spunto per i tifosi del Genoa. Tanti hanno perso sabato e domenica notte. Contenti all’aeroporto di Lamezia al termine della gara a prendere voli low cost, intorno alle 23, o con direzione Bergamo o con direzione Milano Malpensa. E dopo almeno altre due ore di macchina per arrivare a casa.

Felici e contenti soprattutto perché, con i tifosi genoani, calabresi e siciliani, lo striscione che troneggiava nella curva dello Scida è stato messo in atto dai giocatori in campo: “CHE NESSUNO SI TIRI INDIETRO“.

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