A Pegli si continua a lavorare al grido di muovere il pallone, verticalizzare, fare densità intorno alla sfera in fase di possesso e non, esercitare pressing. E si continua a lavorare su tutto questo applicandolo nello spazio.

Con il rientro di Izzo e i miglioramenti di conoscenze di Rossettini e Zukanovic si lavora su fondamenta solide. Il Genoa del resto ha portato a casa da Cagliari i tre punti non tanto per il modulo, ma soprattutto perché non è mai uscito dalla gara, nel bene e nel male.

Taarabt in mezzo ha portato interdizione e ritmo e se la squadra non si incarterà in errori tecnici lampanti potrà dare fastidio a tutti gli avversari. Nel Genoa del futuro peserà anche la fisicità del gruppo: Rossettini e Zukanovic dietro ma anche Galabinov, Lapadula e Pellegri davanti dovranno fare la differenza. Si parla ovviamente di una fisicità da utilizzare anche nei palloni inattivi a favore e contro.

Quando si affineranno ancor di più le giocate di Veloso e Bertolacci nel pescare e dettare la profondità potrebbero aprirsi altri spazi per il Vecchio Balordo, non solo con il talento marocchino.

In molti continuano a scriverci in redazione (vi ringraziamo) oppure ci fermano per la strada per sapere o capire perché scarabocchiamo e parliamo poco della presunta vendita del Genoa. Per parlarne bisognerebbe continuare a vivere nelle opere di Aldo Biscardi. Biscardi era il Darwin del calcio televisivo italiano dato che aveva intuito l’evoluzione del bar sport trasportandolo nei talk show e tra i media.

Il caso vendita Genoa rientrerebbe nel format delle sue trasmissione con polemiche, dietrologie, rancori, scoop evocati ma avvolti nel mistero. Diventerebbe, se non lo è già diventato, un combattimento tra testate giornalistiche, quasi tra lottatori di sumo.

Nel frattempo nessuno di quelli implicati nella trattativa parla ufficialmente, ma sono tutti in prima linea – o prima pagina – perché andati a scuola dal profeta dello “sgobb”. Il finale di tutto sembra essere però sempre lo stesso dallo scorso giugno: Preziosi vuole vendere e gioca le sue carte. Chi vuol comprare invece vuole comprare e gioca le sue.

Non è più una partita alla Teresina come successe in Agosto e Settembre. Importante, per il bene del Genoa, che la partita non sia quella da tre carte, a mo’ di Forcella a Napoli, dove vince sempre il banco eccetto la prima mano. Il Banco per tutti i genoani è il Genoa e non appare vincente, eccezion fatta negli scoop che tutti leggiamo.

Tanto per interessi: vediamo e sentiamo, ma volontariamente non scriviamo per il futuro del Vecchio Balordo. L’unica “scimmia”, dopo il caso Palermo dello scorso anno, è la seguente: vorremmo davvero capire, visto e considerato che l’argomento è caldo, come funzionano i fondi in Inghilterra. Non siamo più in grado di parteciparvi col Genoa di mezzo. Facciamo fatica a capire i numeri dei moduli e i fondi per adesso sono solamente quelli delle bottiglie.

C’è chi muore sperando di vedere crescere i nipotini e aver dato un futuro ai figli.  Biscardone è morto sperando di vedere la moviola in campo ed è stato accontentato con il VAR che gli avrebbe scatenato tanta adrenalina da Tv in uno schermo diviso in due tra favorevoli e contrari. Nessuno genoano spera di morire prima della vendita del Genoa perché a molti piacerebbe vederne la fine. Ma è bene ripeterlo in questo lungo tira e molla: sempre meglio che la fine coincida col bene della società più vecchia d’Italia.

Ci sarà questa fine? Preziosi e la Srigroup vi è chi li dà in contatto e chi no.  Visti gli impegni resi pubblici da Preziosi e Gallazzi, reciprocamente, domani dovrebbe essere il giorno per prendere un caffè insieme e capire definitamente cosa succederà.