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Genoa, le parole del presidente Zangrillo dal ritiro di Moena

Il presidente del Genoa, Alberto Zangrillo, ha preso parola direttamente dal ritiro di Moena. La prima domanda – e larga parte di quelle presenti nell’intervista – sono su Retegui e sul fatto che la trattativa, soprattutto dall’Argentina, risulti pressoché chiusa. Il Presidente rossoblu smorza i toni rispetto a quanto circolato oggi malgrado le dichiarazioni dello stesso calciatore nella notte.

Non è assolutamente così esordisce il presidente Zangrillo – Noi dobbiamo essere aderenti alla realtà: è un calciatore del Tigre e dobbiamo avere il massimo rispetto perla attuale società di appartenenza, per il calciatore stesso, per il suo entourage anche familiare. È indubbio che sia un calciatore di grandissimo interesse, che sarebbe un ottimo e straordinario risultato. Le cose si annunciano quando c’è qualcosa di obiettivo, che al momento non c’è. Ricorderete che immediatamente dopo la promozione in Serie A avevo fatto un appello ad essere maturi ed equilibrati: in questo momento dobbiamo esserlo. Ho parlato di rispetto nei confronti del calciatore, ma soprattutto dobbiamo averlo per i ragazzi alle nostre spalle (i calciatori che si stavano contemporaneamente allenando, ndr), per mister Gilardino e per tutti quelli che ieri non ho potuto ringraziare, dall’ultimo dei magazzinieri all’ultimo degli attaccanti. Stanno facendo un lavoro pesante, in una pre-season difficile dove anche il fattore meteorologico si è messo di traverso. Hanno fatto un bellissimo ritiro, meritano di essere applauditi perché lo hanno interpretato in modo straordinario, al netto delle nostre ambizioni di mercato. 

Parlo di rispetto perché lo dobbiamo sia all’Argentina, sia ai nostri ragazzi. Dobbiamo essere equilibrati, lo ribadisco, ed è inutile fare dei passi avanti. Quando ho detto Only One Year l’ho fatto sulla base di una consapevolezza che c’erano una mentalità completamente differente, molta voglia di fare bene, del materiale umano e tecnico che sia vrebbe consentito di andare in Serie A in un anno. È come quando devo andare a parlare ai parenti di un malato grave: non dico loro che guarirà quando non ne sono convinto. Oggi non sono convinto che si chiuda l’affare col calciatore Retegui, ne sarei chiaramente molto felice. Sta arrivando (ha trovato un incidente sulla A22 il DG Ricciardella) che era delegato a seguire questo tipo di operazione: non mi ha fatto alcun tipo di anticipazione ed è molto cauto. Basta sbagliare una mossa e noi ci troviamo a parlare d’altro. Per carità, il Genoa ce lo abbiamo alle spalle e ce lo abbiamo dentro e siamo al 21 luglio: non ci strappiamo i capelli. Retegui resta un’opportunità affascinante.

Parliamo di un mercato povero dove il Genoa si sta muovendo in un certo modo, senza ansia e step by step, cercando di raggiungere equilibri che ci sono suggeriti da chi vede le cose meglio di noi e ha dato indicazione ben precise: questo qualcuno si chiama Alberto Gilardino. Quello che posso dire io è che la società le sta seguendo in maniera millimetrica”.

Cosa dire e come comportarci nei confronti dei tifosi?

Noi abbiamo un compito istituzionale. C’è grande partecipazione da parte dei tifosi, che percepiamo e che cerchiamo di non deludere, ma non dobbiamo prendere in giro nessuno. Quindi vorremmo che i tifosi – il primo dei quali sono io – potessero credere in modo convinto ad argomenti sostenibili. Quindi, io sono rispettoso se ti dico la verità e ti dico che dovete attendere a scrivere qualunque cosa, in un verso o nell’altro. Fa caldo, vogliamo scrivere notizie, ma dobbiamo educarci e anche in questo facciamo scuola e cresciamo insieme. Vi prego di venirci dietro, non è facile manco per noi. Stiamo cercando di comportarci in maniera responsabile, come padri di famiglia nei confronti dei loro figli, e parleranno i risultati. Come detto correttamente dall’ingegner Blazquez, l’obiettivo è andare ad acquisire materiale tecnico e umano completo in grado di permetterci di schierare in campo una squadra in un campionato difficilissimo con squadre che sono già fortificate per la categoria, strutturate per la categoria, come il Genoa di alcune stagioni fa quando era strutturato per salvarsi. Noi arriviamo dalla B e questo passaggio dobbiamo ancora completarlo. Sappiamo che manca qualcosa, ma ci sono anche delle belle notizie. 

Per esempio, senza fare nomi, abbiamo ripreso dai prestiti dei calciatori che sono state in giro, in campionato occidentali, e hanno giocato in Serie A di altri paesi. Sono tornati brillanti, forti, e non ci vuole molta fantasia a capire di chi parlo. Sono tornati quelli di un tempo. Questo significa che loro, come i nostri tifosi, hanno trovato giusti stimoli. Il calciatore deve essere soprattutto creduto e deve percepire fiducia da parte della società. mister Gilardino non ha deciso nulla ex ante, ma ha portato tutti in ritiro e non ha fatto scelte prioritarie dicendo “tu rimani a Pegli e poi ne riparliamo”. Ha portato tutti e a tutti ha dato la possibilità di esprimersi. Abbiamo parlato a lungo e vedo grande determinazione da parte di tutti”. 

Ci sono dei tempi che vi siete dati per l’arrivo dei rinforzi? Ci sono delle scadenze?

“Sapete benissimo che il Genoa ha fatto i suoi affari migliori all’ultimo secondo e non è che questo tipo di fortuna si possa per forza di cose riproporre, anche perché io non sono così abile e non è detto che le cose vadano sempre nella stessa direzione. Tempi non ce ne sono, l’importante è fare bene la torta e cuocerla nel modo corretto con gli ingredienti giusti. È un inizio di campionato difficile per tutti, da affrontare con grande serietà. Le prime partite sono sicuramente impegnative, ma non devono rappresentare un alibi, bensì uno stimolo. Devo dirvi una cosa che ho sentito e percepito dagli addetti di questo campo di calcio, che prima di noi hanno visto altre società blasonate come la Fiorentina. E qualche anno fa ci sono stati anche i nostri cugini o cucinotti e qualche altra società calcistica.

Mi hanno detto che il tipo di mentalità, la capacità applicativa, la serietà, l’educazione per come vengono lasciati gli spogliatoi alla fine di ogni allenamento stanno facendo nascere, insomma, uno stile Genoa. Spero di essere adeguato per rappresentarlo nel modo migliore ed è uno stile che deve varcare i confini della nostra città, della nostra regione. Deve essere internazionale, deve interessare investitori stranieri e sponsor stranieri di grande respiro. Stiamo lavorando in quella direzione perché è una direzione e uno strumento che ci consentirà prima di tutto di sopravvivere in un mondo del calcio difficilissimo, non soltanto per noi. Stiamo parlando del nulla da venti giorni, di qualche scambio o di qualche sconosciuto ipotizzato dall’estero. Grosse cose nel mercato italiano non ce ne sono e quindi è povero di contenuti e, probabilmente, anche di questo (e fa l’immagine con le dita del denaro, ndr).

Noi abbiamo la fortuna di poterci muovere, anche grazie al gruppo che ci rappresenta come proprietà, in modo compartecipato, in modo tale da costruire quelle sinergie e quelle relazioni tra società internazionali che possono fare la differenza. Non siamo il club di quella bellissima città che ha vissuto per 130 anni la storia, l’orgoglio e il cuore alla base di ogni nostro ragionamento. Siamo anche una società capace di proporsi a livello internazionale. Tutti questi passaggi sono fondamentali, non dobbiamo sbagliarne uno. O perlomeno dobbiamo sbagliarne meno possibile”. 

Che differenza c’è tra questo ritiro e quello dell’anno scorso?

“La più bella differenza è che siamo in Italia e amo le Dolomiti. Ne approfitto per ringraziare per il servizio svolto a livello di funzionalità e terreni di gioco, un servizio straordinario. Siamo a casa e ringraziamo la Val di Fassa che ci ha accolto nel modo migliore.

Abbiamo seguito anche per un pomeriggio intero il settore giovanile a Vigo di Fassa. Abbiamo visto una società veramente all’altezza delle grandi squadre per quanto riguarda il settore giovanile

“Abbiamo giovani talenti che sono diventati per la loro categoria anagrafica campioni del Mondo e d’Europa. Quando parliamo di società che, anzitutto, hanno evidentemente basi buone, vuol dire che c’è qualcuno che ha seminato bene e ha creato prospettive facendo in modo che il settore giovanile del Genoa non ce lo siamo inventati ieri. Ha espresso talenti che si sono confermati nelle loro categorie riuscendo a competere a livelli elevatissimi. Chi si occupa della cantera è sicuramente all’altezza. Voglio spendere qualche parola, però, per la strutturazione tecnica e logistica del Genoa. La cosa più bella che quando ieri sono arrivato all’hotel della squadra ho visto tutta la componente tecnica in una sala solo per salutarmi rispettosamente, coi vari Murgita e Pilati che elaborano dati (non algoritmi) che vengono analizzati.

Poi c’è l’aspetto della comunicazione, la strutturazione tecnico-sanitaria di altissimo livello, e poi ci sono preparatori, fisioterapisti e nutrizionisti, che non sottovalutano l’aspetto nutrizionale. Tutti mangiano in modo adeguato e lo vedete perché mangiano a stecco. Sono campioni perché quando uno torna da un mese di cazzi suoi e tornano con la tartaruga e una massa grassa inferiore a sei vuol dire che sono campioni che hanno ricevuto indicazioni e le hanno eseguite alla lettera. E ci sono anche quelli che fanno il lavoro oscuro, che puliscono gli spogliatoi, che portano i van, che preparano il campo, che portano gli indumenti a lavare. Siamo una bellissima famiglia. Il mio motto quest’anno è “stiamo bene insieme”. Voi dovete aiutarci a stare bene insieme perché è il segreto”. 

Ha parlato di grande famiglia e c’è anche il pubblico in questa grande famiglia. Vuole dire qualcosa al pubblico?

“Sono molto rispettoso del ruolo del tifoso, senza voler togliere il podio più alto a nessuno, Fare il presidente, dal momento che nessuno me lo ha imposto, è una cosa difficile. Ho cercato di interpretare questo ruolo in modo soprattutto dignitoso e credibile e anche se nelle ultime gare dello scorso campionato non ho potuto evitare i bagni di folla, anche sul pullman scoperto, ho grande rispetto e sono molto orgoglioso dei nostri tifosi. Ovunque vadano, fanno qualcosa si irripetibile. Prima di tutto sono tifosi educati, non lordano la Val di Fassa, la riempiono dei nostri colori e lasciano molta, molta nostalgia. Già ieri ho percepito il dispiacere per il fatto che la squadra dovrà tornare a Pegli. Dobbiamo dare la possibilità ai nostri tifosi di essere esagerati, come solo loro sanno fare, anche a livello internazionale, non solo nazionale”. 

Si è parlato tanto sin qui di impatto internazionale, ma soprattutto quale potrebbe essere quello mediatico in Italia con l’ingaggio centravanti titolare della Nazionale azzurra?

“Se tu mi dici il Genoa sta trattando Mbappè o è la bufala delle bufale o, se c’è un minimo di sostanza, è qualcosa di importante. Questo è ancora tutto ipotetico e stiamo ragionando ancora in termini di opportunità. Siamo in un mercato aperto e il fatto che nessuno si metta a ridere se si parla del fatto che il Genoa sta trattando questo calciatore, vuol dire che abbiamo un’ottima reputazione che dobbiamo sforzarci di mantenere. Se poi le cose andranno bene, festeggeremo”.  

Infine, un passaggio sui possibili esuberi: “Sicuramente chi non dovesse più far parte del programma siamo in un mercato libero e possiamo trovare opportunità in altre società“.


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