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Genoa, Gilardino: “Concentrati al 200%. Dobbiamo fare una gara di grande mentalità”

Alla vigilia della sfida del Genoa contro il Napoli del collega Rudi Garcia, intervenuto quasi in contemporanea da Castel Volturno, dalla sala stampa di Villa Rostan ha parlato il tecnico rossoblu, Alberto Gilardino. Queste le sue parole.

Mister, poco fa il suo collega Garcia ha detto che per affrontare il suo Genoa il Napoli dovrà essere concentrato al 100%. Le ribalto al domanda: cosa dovrà dare il suo Genoa per affrontare i Campioni d’Italia?

“Il 200%. Incontriamo i Campioni in carica, il migliore attacco e la migliore difesa della scorsa stagione. Una squadra che ha due due giocatori candidati al Pallone d’Oro, come Kvaratskhelia e Osimhen. Una squadra con giocatori di grandissima qualità come Zielinski, Di Lorenzo, Anguissa, Lobotka, Raspadori, che hanno grandissima fisicità. Da parte nostra dobbiamo fare una grande partita di mentalità ed è quello che abbiamo cercato di trasmettere  in questi giorni ai ragazzi. Dovremo avere coraggio, dove dovremo difendere bene ma essere affamati quando ci sarà l’occasione di proporre”. 

Sui giocatori rientrati dalla Nazionale?

“I ragazzi in nazionale sono tornati e stanno bene. Vasquez è tornato ieri dopo aver giocato due partite e aver fatto un lungo viaggio. Dragusin ha giocato entrambe le partite ma sta bene. Anche Puscas ha giocato due spezzoni di gara in entrambe le gare, sta bene anche lui. È rientrato poi anche De Winter e ha fatto l’ultima partita lunedì: sta bene fisicamente. Hanno desiderio, hanno voglia di essere presenti dentro la partita”.

Quanto è stato importante lavorare con tutto il gruppo, o quasi, per due settimane?

“Con chi è rimasto abbiamo lavorato sua dal punto di vista fisico sia tecnico-tattico. Abbiamo cercato di migliorare alcune situazioni, abbiamo lavorato su alcuni principi e concetti. Siamo pronti”.

Il Napoli ha nomi importanti, li ha già elencati. Domani sembra che schierino il tridente con Khvara, Osimhen e Raspadori, ma sono un po’ sotto pressione. Come si affrontano?

“La costante di questa squadra è di avere un supporto difensivo da parte di tutti, magari concedendo un giocatore davanti, come Mateo o una punta che giocherà, ma serve un blocco unico come d’altronde abbiamo fatto vedere a Torino, indipendentemente dal risultato finale, e a Roma contro la Lazio. Dentro a quel tipo di mentalità lì ci devono essere la voglia e il desiderio di proporre in ripartenza e nella metà campo avversaria. C’è voglia di cercare presupposti per poter essere pericolosi”. 

Malinovskyi ha fatto progressi fisici in queste due settimane?

“Ha avuto un piccolo problemino ad inizio settimana, è stato fuori un paio di giorni, ma si è allenato regolarmente. Lui è sempre dentro gli allenamenti e può portarci qualcosa di diverso sia a gara in corso che dall’inizio. È una scelta in più che un allenatore può avere ed è sicuramente una cosa positiva”. 

Rispetto alla prima partita quando arrivaste con lo stadio pieno, con l’inizio e due gol in 10′, l’impatto coi tifosi può fare lo stesso scherzo? Sentite questa pressione?

“Non è pressione, è passione. La pressione è giusto che la abbia io, non i miei giocatori  che devono essere trasportati dalla passione del nostro popolo. Naturale che le pressioni debbano ricadere su di me e non mi discosto dall’averne. Pressioni le ho sempre avute e sono un motivo in più per essere ancora più lucido, ancor più dentro la partita e dentro i dettagli. La passione della gente, del nostro stadio, dei nostri tifosi è quella che deve farci fare qualcosa in più. È quello che la squadra deve avvertire. La squadra sa l’importanza della partita, sa l’importanza dei punti che pesano all’interno della partita. Al di là che si giochi coi Campioni d’Italia, a noi servono i punti. Questa è la verità. Se le pressioni da allenatore sono più di quelle da giocatore? Ho vissuto più o meno le stesse situazioni perché se non facevo gol, comunque, le pressioni ci sono state nella mia carriera. Se non si fanno risultati sono più o meno le stesse pressioni, come similitudine è uguale. È normale che sia totalmente un altro lavoro, che siano totalmente altri tipi di discorsi, ma mi auguro – e credo – di aver trasmesso i concetti giusti alla squadra in questi giorni e in queste settimane. I ragazzi hanno risposto quotidianamente nel modo giusto lavorando con professionalità e disponibilità. Abbiamo avuto anche modo di rifiatare alcuni giorni per ricaricare le batteria e da questa settimana abbiamo lavorato forte. Sono rientrati i nazionali e chi è rientrato ha la mentalità giusta per affrontare questa gara. Sono curioso di capire che partita farà la mia squadra. Sono molto curioso e convinto di poter fare la partita”.

Vasquez può partire dall’inizio?

“Sì, può partire dall’inizio perché è una macchina da guerra, ma bisognerà valutare tutte le situazioni anche nei 95′ di gioco. Martin e Haps stanno lavorando molto bene – e hanno lavorato molto bene -, quindi ho anche queste alternative e sono alternative che valuterò per domani. Johan ha talmente tanta fame che avrebbe giocato anche il giorno dopo la partita”. 

Messias e Vogliacco: qual è la loro road map per rientrare?

“Per Messias nei prossimi giorni mi auguro si riesca ad accelerare il percorso per farlo rientrare in gruppo, anche perché non ha mai fatto allenamento col gruppo squadra, ma sempre singolarmente. Mi auguro che nei prossimi giorni, dopo la partita, possa iniziare il percorso dentro la squadra. Vogliacco, invece, sta proseguendo il percorso nel recupero infortunati e mi auguro entro 10/15 giorni di poterlo riavere”. 

Retegui come l’hai visto tornato dalla Nazionale?

“Mateo è motivato, ha voglia, è determinato a poter supportare l’attacco del Genoa. È questa la cosa importante. Ci affidiamo a lui, alle sue qualità tecniche e fisiche, e ci affidiamo anche a tutti gli altri ragazzi per poterlo supportare nel modo giusto. Il lavoro di squadra, corale, può esaltare il singolo giocatore. e diventa fondamentale”. 

Il giorno del compleanno del Genoa sei stato festeggiato da tutto il pubblico alle tue spalle. Avere tutto un popolo alle spalle è una cosa importantissima, successa in sole altre due occasioni dal Duemila in poi: con Gasperini e Ballardini. È una soddisfazione?

“Essere apprezzato per il lavoro svolto credo sia una delle cose più belle e gratificanti che un allenatore, ma soprattutto un uomo, possa avere. In tutti i lavori. Quanto dimostratomi alla festa del Genoa, ma che mi hanno sempre dimostrato i tifosi, è qualcosa di unico. Non so se sia ripetibile: probabilmente, non lo so. So che in questa piazza, con questa gente e con questi tifosi, sia qualcosa di speciale. Si è creato già l’anno scorso con la squadra, poi molto dipende sempre tanto dai risultati, ma credo che se la squadra dimostra di avere mentalità e atteggiamento giusto all’interno del campo, le prestazioni le faremo sempre e ovunque e che dall’altra parte i tifosi saranno soddisfatti”. 

De Winter e Kutlu, che li abbiamo visti poco, ce li racconti?

“Ovviamente queste sono mie opinioni da tecnico. De Winter può giocare da centrale in una difesa a quattro, anche da terzino, e in una difesa a tre da braccetto. Se dovesse giocare, ci alzerebbe anche la struttura a livello fisico in difesa. Ha gamba sul lungo, ha proprietà tecniche importanti. Kutlu, invece, ha dinamismo: è una mezzala in un centrocampo a tre e può giocare anche in un centrocampo a due. Giocando a tre è più una mezzala di attacco alla profondità e che viene a giocare tra le linee”. 

Il 4-2-3-1 può esserci nel futuro del Genoa? Con quel modulo utilizzato in Primavera la tua squadra segnò cinquanta gol…

“Potrebbe esserci una situazione tattica del genere a partita in corso. L’idea potrebbe essere anche quella, a gara in corso, e appena avrò a disposizione tutti da Gudmundsson a Malinovskyi, da Ekuban a Retegui e Puscas, dai centrocampisti Balde, Strootman, Thorsby, Jagiello, Kutlu, lì ci sarà possibilità di cambiamento. A livello tattico bisognerà valutare quando avremo tutti al cento per cento, se sarà positivo a livello strategico partire in un modo e finire in un altro oppure partire in un altro modo e finire in un altro ancora. La bravura è sicuramente di chi prepara le partite, ma anche della mentalità della squadra nel capire i lavori tattici. Sotto questo punto di vista la squadra recepisce in modo positivo. C’è voglia anche di cambiare all’intento della gara ed è positivo come aspetto”.


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