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Genoa, l’ottava giornata è già termometro di una stagione

(Foto TanoPress)

3 giugno 2015: il Genoa, qualificatosi per l’Europa League sul campo nella stagione 2014/15, in via ufficiale non ottiene la licenza UEFA. Il passaggio successivo quello di vedere qualificati i “cugini” della Sampdoria, che seguivano in classifica a fine campionato.

È uno dei momenti più bassi della storia recente del Genoa targato Preziosi, cui seguirà il campionato 2015/16 in chiaroscuro sotto l’ultima parentesi Gasperini. Di fatto, però, sarà quella l’ultima stagione da cinque anni a questa parte nella quale il Genoa si sarebbe salvato con discreta tranquillità, senza rincorse o salvezze all’ultima giornata. Arrivò undicesimo con 46 punti. Da lì in avanti una caduta libera ormai inappellabile, di cui i capri espiatori rimangono esclusivamente gli allenatori.

Unica eccezione la salvezza ottenuta con vari turni di anticipo e firmata da Ballardini nel 2017/18 con 41 punti e un dodicesimo posto finale. Il trucco fu blindare la porta e segnare un gol più dell’avversario, ma fu estremamente efficace. L’anno dopo, da Neustift a Brunico, si sarebbe lavorato per giocare in funzione del centravanti Piatek e gli inizi di stagione raccontavano di un buon andamento. Nonostante tutto, la fatidica gara col Parma e la sconfitta casalinga segnarono l’esonero. Secondo atto di una caduta libera annunciata che sembra ormai irreversibile.

Anche alla luce di quanto scritto sopra, ci sono alcuni dati che questa mattina abbiamo voluto mettere assieme. Anzitutto la statistica che, ripresa poi da molti quotidiani, avevamo anticipato sabato nel pezzo relativo ai precedenti fra Udinese e Genoa. Il Genoa, negli ultimi cinque campionati, viaggiava a 159 punti fatti su 159 partite giocate. Il KO di Udine, quindi, è coinciso con la 160° gara in Serie A e ha proiettato la media punti a partita del Genoa sotto il punto (0,99). Parliamo di una media che, proiettata sulle trentotto partite stagionali, porta virtualmente (mica tanto…) il Genoa a chiudere sotto 38 punti, addirittura lontano dalla fatidica quota salvezza fissata per convenzione a quaranta.

Basterebbe questo dato a evidenziare la china presa dal club rossoblu senza soluzione di continuità (con l’esonero di almeno due tecnici che per media punti erano fra i primi della gestione Preziosi), ma ce ne sono altri. Ad esempio, all’ottava giornata, negli ultimi cinque anni, il Genoa era:

Per tre anni su cinque, il Genoa all’ottava giornata aveva solamente cinque punti. Due volte era virtualmente retrocesso e nel 2017/18 pericolosamente a ridosso della zona calda. Per ben tre volte al di sopra delle due reti incassate a partita, superando quota dieci gol fatti soltanto nel 2018/19, anno dell’esplosione di Piatek (poi ceduto a gennaio) e dell’esonero di Ballardini alla settima giornata con 12 punti in classifica.

Non certo numeri di cui andare fieri, anche perché cambiando dirigenti e allenatori, nulla cambia e la realtà inchioda ai fatti. Se a questo tourbillon si aggiunge poi il fatto, anche questo riportato già tempo fa da Buoncalcioatutti, che negli ultimi dieci anni (dal 2010 al 2019, ndr) il club di Enrico Preziosi ha schierato 205 giocatori, prima squadra in Europa (clicca QUI per approfondire con l’articolo dedicato del CIES Football Observatory), allora si arriva a comprendere che pianificare su lunga distanza avrebbe potuto giovare. SI sarebbe potuto evitare, ad esempio, di trovarsi a gennaio 2020, dopo venti turni, ultimi in classifica come non accadeva da sessant’anni nella storia ultracentenaria e gloriosa del Genoa.

C’è ancora un altro dato che merita di essere approfondito. Dal ritorno in Serie A del Genoa sono stati 14 gli allenatori avvicendatisi sulla panchina rossoblu: in ordine di tempo Gasperini il primo, Maran l’ultimo. Dalla stagione 2016/17 ne sono passati da Genova ben oltre la metà (8), altro indice di una non ricerca di continuità da parte della società: Gasperini, Juric, Ballardini, Prandelli, Andreazzoli, Thiago Motta, Nicola e Maran. Tutti coinvolti, chi più chi meno, col “monta e smonta” delle campagne di calciomercato e abili, chi più e chi meno, di fare il massimo possibile con quanto passasse il convento.

A qualche esonero dettato dai risultati negativi, ne sono però seguiti alcuni che non devono avere tenuto conto dei numeri. Ad esempio, di quelli di Davide Ballardini esonerato al settimo turno all’ottavo posto in classifica e di quelli di Davide Nicola alla fine della scorsa stagione, culminata con una miracolosa rincorsa salvezza e tutti gli scontri diretti vinti, connessi alla totale e forzata mancanza dell’appoggio del Ferraris e del pubblico rossoblu.

Con 21 partite dirette dalla panchina in Serie A, Nicola aveva collezionato 8 successi, 4 pareggi e 9 sconfitte. Media punti 1,33 a partita, frutto di 27 gol fatti e 23 subiti. Per quanto riguarda Ballardini, invece, un curriculum più lungo in rossoblu: 78 panchine e 50 gare a punti composta da 29 successi e 21 pareggi (28 le sconfitte). Una media punti di 1,38 a partita. Entrambi assai vicini al ritmo tenuto da Gian Piero Gasperini nella sola Serie A: il tecnico di Grugliasco ha all’attivo 232 panchine in rossoblu (senza contare Coppa Italia ed Europa League, ndr) e una media punti di 1,4 a partita.

Da qualunque prospettiva la si voglia vedere, senza ombra di dubbio superiore allo sportivamente drammatico 0,99 che inquadra gli ultimi cinque anni. Oggi, a Rolando Maran l’arduo compito di raddrizzare la rotta di questo Grifone a partire dal Derby di Coppa Italia e poi dalla delicatissima sfida casalinga contro il Parma.


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