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VAR Sport, gli episodi del 7° turno: quanti errori in Genoa-Milan. E Leao la tocca prima di Biraschi

Giornata di enormi polemiche per il VAR, che abbandona un periodo di relativa quiete e torna nel turbinio delle polemiche. Durissima presa di posizione della Roma a mezzo social e televisivo dopo gli episodi avvenuti ella gara interna col Cagliari. Grandi e giustificate polemiche anche a Genova, sponda rossoblu, per una serie di episodi che non sono chiari o che, stando a immagini e frame, ribalterebbero di fatto la scelta presa in campo da arbitro e VAR. Ma andiamo con ordine.


GENOA-MILAN

Lunghissima lista di episodi nella gara tra rossoblu e rossoneri. Lo ribadiamo fin da subito: la nostra analisi è un’analisi e come tale va considerata. Non è una ricerca di alibi alla sconfitta, ma una disamina di episodi poi diventati decisivi ai fini del risultato.

Venendo alla partita, gli episodi dubbi avvengono già nel primo tempo, dove al Genoa manca una lunga serie di falli, non in ultimo quello su Pinamonti a fine primo tempo che costerà l’espulsione (per proteste?) a Saponara dalla panchina (le motivazioni le chiarirà il Giudice Sportivo nella giornata di domani).

Nel secondo tempo, poi, accade tutto e il contrario di tutto. L’unico giallo rimasto irrisolto per mancanza di frame video al momento della battuta è se il calcio di punizione di Paquetà a lanciare Theo Hernandez verso la rete del pareggio sia stato calciato a palla ferma, visto che l’ultima diapositiva disponibile direbbe che il pallone non è del tutto fermo. Pur vero che, nella stessa sequenza, si vede Paquetà abbassarsi con le due mani per cercare probabilmente di fermare la sfera prima di batterla. E altrettanto evidente come il Genoa si sia lasciato andare ad una dormita colossale nell’occasione: il solo Ghiglione si rende conto delle intenzioni di Hernandez e prova a tallonarlo sino al momento del tiro, ma senza riuscire ad impedirgli di segnare l’1-1.

Vista la mancanza di prove a favore dell’una o dell’altra tesi, partiamo invece da un episodio passato un po’ in sordina e avvenuto al minuto 49′. Pinamonti, in un contrasto aereo con Bonaventura, colpisce il pallone col braccio sinistro, all’altezza del gomito, il tutto girato di spalle e in maniera indiscutibilmente involontaria. Rimangono pur sempre, con le nuove regole, un tocco di mano in area di rigore e un movimento innaturale, ma la valutazione di Mariani e VAR (Mazzoleni) è quella di non concedere calcio di rigore. Decisione che, a rivedere la dinamica da ogni posizione, è sicuramente corretta.

Le proteste dei giocatori rossoneri sono assai più veementi in questa occasione che non in quella successiva, ovvero sia il tocco di braccio di Leao prima e Biraschi poi che comporterà il rigore a favore del Milan. Si tratta dell’episodio di principale interesse, considerato anche il video che da ieri circola sui social, rilanciato dalla pagina “Io Tifo Genoa“, dove un compendio di frame e immagini in movimento chiarisce come il tocco di mano sia prima del rossonero, poi di Biraschi. Dinamica che non solo ribalta interamente la decisione presa da Mariani in collaborazione col VAR, ma che non fa altro che confutare le pene accessorie comminate al difensore rossoblu. Già l’espulsione pareva esageratama ora è evidente che non ci sarebbe neppure dovuta essere. E con essa il calcio di rigore del definitivo 2-1.

Il referto arbitrale, salvo rettifiche del Giudice Sportivo o eventuali ricorsi, inchioderà Biraschi in vista di Parma-Genoa considerando la dinamica del tocco di braccio una chiara occasione da gol. Ma visto che nessuno ha tenuto in considerazione che l’azione era proseguita e Leao aveva già avuto modo di vedersi recuperato dalla difesa rossoblu, allora ci sono da prendere in mano gli episodi precedenti di questa rubrica e metterli a confronto: perché Biraschi da espulsione e, nello stesso turno, Mancini e De Ligt neppure ammoniti? E perché Bremer (espulso ma per doppia ammonizione) e Zielinski solamente ammoniti in Parma-Torino (6°) e Fiorentina-Napoli (1°)? E, se vogliamo, perché non è stato espulso Castrovilli al primo turno per il “fallo” su Mertens costato il rigore? Non era un’altra occasione da gol? Sono domande che è lecito porsi, specialmente perché la polemica si sposta rapidamente a fine gara.

Si è letto e riletto che Kouamè accentuerebbe la caduta sul tocco di Reina, ma addirittura si è scritto che il tocco neppure ci sarebbe stato. Ma più di una foto dice il contrario: il piede sinistro di Kouamè viene colpito dal portiere rossonero dopo che l’ivoriano salta secco Reina, la cui unica opzione è cercare di rialzarsi in fretta per tornare a coprire lo specchio della porta (e proprio in quel frangente toccherà l’ivoriano). Mariani è ben posizionato all’altezza del vertice sinistro dell’area di rigore e indica subito il dischetto senza esitare o passare dal VAR: ci sarà un lungo silent check che, per protocollo, non potrà che confermare il rigore. Perché? Perché non è un chiaro ed evidente errore. Lo sarebbe stato se, effettivamente, un tocco non ci fosse stato.

Chiudiamo col rigore calciato da Schöne e neutralizzato da Reina. Contrariamente a quanto letto, il rigore è stato giusto convalidarlo. Basta rivedere le immagini in movimento al momento dell’impatto col pallone del numero 20 rossoblu: Reina mantiene il piede sinistro sulla riga di porta con la stessa precisione e correttezza del collega Radu in precedenza. Mariani, nell’occasione, è più attento ad osservare che nessun calciatore entri in area di rigore prima della battuta, ma sarà il VAR a confortarlo sulla correttezza di Reina.


FIORENTINA-UDINESE

Nella gara del “Franchi” c’è un solo episodio che tira in ballo il VAR e l’esordiente arbitro Prontera, assistito dal VAR Calvarese. Al minuto 33′ c’è il gol annullato all’Udinese per fallo di mano di Opoku, che servirà irregolarmente l’assist a Nestorovski per l’uno a zero. Corretto annullare la marcatura visto che senza quel tocco il difensore friulano non avrebbe mai servito un pallone giocabile al suo compagno.


ROMA-CAGLIARI

All’Olimpico è una gara combattuta, ma la vera corrida parte al triplice fischio col rosso a Fonseca per proteste e il dito puntato verso Massa da parte di un collaboratore tecnico giallorosso. La Roma, in particolare, contesta tre episodi: un mancato rosso per fallo di Cigarini da dietro su Diawara; il troppo generoso fischio di Massa sul contatto tra Diawara e Joao Pedro al limite dell’area giallorossa che porterà alla punizione da cui scaturirà il tocco di mano di Mancini tradotto in rigore; la rete annullata – ma in realtà mai assegnata – a Kalinic al novantesimo per una spinta su Pisacane.

Nel primo episodio, avvenuto al 16esimo, la valutazione di campo viene preservata dal VAR Nasca. Qualche dubbio rimane, soprattutto per la vigoria e l’incolumità all’avversario messa a repentaglio da parte di Cigarini: il VAR, potendo intervenire, ha però valutato di non farlo. Nel secondo episodio, invece, è difficile che il VAR possa intervenire, anche dopo il gol realizzato su calcio di rigore: Massa vede che il pallone viene toccato da Diawara, ma con esso anche l’avversario. Poco da dire, peraltro, sul tocco di braccio di Mancini: è evidente e le nuove regole lo inchiodano. È rigore netto, anche se c’è da chiedersi perché non sia stato ammonito.

Le tensioni covate per tutta la gara vengono sprigionate al novantesimo quando Kalinic segna la rete del 2-1 spingendo prima Pisacane contro il suo portiere Olsen. Entrambi i sardi rimangono a terra, l’attaccante croato invece insacca a porta vuota e va ad esultare assieme al resto della squadra. Massa non indica mai il centrocampo, ferma il gioco e si dirige immediatamente verso i due calciatori rimasti a terra, invitando subito lo staff medico del Cagliari ad entrare in campo (Pisacane verrà immobilizzato e portato in ospedale per accertamenti). Il VAR ha tutto il tempo per lavorare e non può fare altro che confermare quanto visto in campo dall’arbitro, che non doveva affatto rettificare alcuna rete assegnata alla Roma. Perché? Semplicemente perché non la aveva mai concessa. Nel dopogara saranno durissime le proteste del presidente Pallotta, del tecnico Fonseca e del direttore sportivo Petrachi.


BOLOGNA-LAZIO

Nella gara del “Dall’Ara” l’unico episodio da segnalare è il giallo tramutato in rosso per il fallo da ultimo uomo di Medel su Correa. Orsato, arbitro della sfida, inizialmente sanziona col giallo il centrocampista cileno, ma Piccinini (VAR) lo invita a rivedere la dinamica. Sarà immediata la rettifica. Decisione ineccepibile e giusta: c’era un chiaro ed evidente errore nella valutazione.


INTER-JUVENTUS

Chiudiamo con gli episodi di Inter-Juventus, che sono sostanzialmente due. Si parte dal rigore assegnato all’Inter per fallo di mano di De Ligt in area di rigore: Rocchi non attende il VAR per assegnarlo e Irrati, in postazione, non fa altro che confermarlo. Rimane un mistero il perché non sia stato ammonito il calciatore bianconero. Al minuto 41′ c’è poi il gol annullato a Cristiano Ronaldo per offside di Dybala, che gli servirà l’assist per calciare a rete. Altra decisione corretta.


Roma contro il VAR, Petrachi: “Gol annullato a Kalinic? Errore tecnico di un arbitro indisponente”

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