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Genoa-Spal, le statistiche: l’arte prandelliana nel fare di necessità virtù. Kouamè inesauribile

Determinazione e un pizzico di esasperazione. Era la formula che Cesare Prandelli, alla vigilia di Genoa-Spal, aveva utilizzato per spiegare quale Genoa avrebbe voluto vedere in campo contro la formazione ferrarese. La determinazione si è vista nel lottare per oltre 80′ con l’uomo in meno, è stata sottolineata a più riprese anche dagli stessi calciatori, privati di un compagno (Criscito, ndr) che da inizio campionato è il regista difensivo aggiunto della squadra e assicura uscite col pallone palla al piede e lanci in profondità spesso pericolosi per le difese avversarie.

L’esasperazione pure si è intravista, probabilmente in alcuni aspetti più che in altri. Vedere Prandelli chiedere alla sua linea difensiva di salire fino alla linea di centrocampo a dieci minuti dalla fine, quando qualcuno faceva appello alle ultime energie rimaste, è stato un segnale che questa squadra non può permettersi di staccare la spina del pressing e della compattezza neppure quando sale il latte alle ginocchia. Un bel segnale, che ha fatto il paio con un Genoa pragmatico: meno gestione del possesso per fare di necessità virtù e, per contro, più verticalità per aggirare il trio difensivo spallino e ancora più ripartenze.

Inevitabilmente, l’espulsione di Criscito ha prodotto una deriva verso il predominio territoriale della Spal e il suo personale record di tiri da inizio stagione (16). Altrimenti non si spiegherebbe il dato che vede la formazione di Semplici pressoché doppiare il Genoa nella gestione del pallone (35% contro 65%), ma crescere esponenzialmente solo dal quarto d’ora del primo tempo in poi. Altrimenti non si spiegherebbero gli interventi decisivi di Radu nella prima frazione, quando il Genoa poco a poco cercava di riassestarsi (e lo avrebbe fatto definitivamente con l’uscita di Pereira per Gunter ad inizio secondo tempo e il sacrificio di Kouamè sulla linea dei centrocampisti per annientare Lazzari, ndr). La mancanza di Criscito e la seconda partita in dieci uomini per oltre un’ora dopo quella di Torino hanno insomma messo a nudo le doti da battaglia del Genoa piuttosto che quelle da squadra di palleggiatori.

E dire che ieri il Genoa ne schierava due per la prima volta assieme dal primo minuto: Sandro e Veloso. L’uno in campo per novanta minuti, l’altro per settanta. Più che per la quantità di palloni giocati, che ieri è stata minima tra le file rossoblu anche per via dell’andamento della gara (Kouamè quello ad averne toccati di più, 40), si sono contraddistinti per l’utilizzo del loro polmoni. Dei calciatori ad aver giocato oltre un’ora di partita, Sandro e Veloso sono quelli ad aver tenuto la velocità media più alta dopo Kouamè (7,5 chilometri all’ora). Il brasiliano, peraltro, ha corso 11,8 chilometri ed è il secondo tra i rossoblu dopo l’inesauribile Kouamè. Lo seguono Hiljemark e Piatek, al quinto posto Lazovic.

 

Il baricentro basso dei rossoblu, che si abbassa di oltre due metri tra primo e secondo tempo, ha una particolarità: quando l’azione si ribalta, da difensiva ad offensiva, ha molta elasticità e si alza di oltre tredici metri. Lo si era intuito già prima dell’avvento di Prandelli che proprio la rapidità delle due punte poteva permettere alla squadra di distendersi velocemente e scappare all’indietro per difendere, ma ieri nei pochi minuti in parità numerica lo si è avvertito maggiormente. Piatek non è rimasto stabilmente in area di rigore, ma ha saputo aiutare in fase difensiva e poi tenere contemporaneamente impegnati i tre centrali difensivi di Semplici quando gravitava nella metà campo avversaria. Elastico e combattivo, poi premiato dal rigore calciato sotto la Nord. Che poi l’alternativa di innescare le due punte in verticare non possa essere l’unica soluzione per andare in gol è evidente, ma se è tra le armi più affilate è giusto sfruttarla al massimo, specialmente in situazioni di difficoltà.

Ultimo dato da sottolineare, sempre rifacendosi ai dati forniti dalla Lega Serie A, quello legato alle grandi ma ininfluenti manovre di gestione del possesso da parte della Spal. Schiattarella sfiora i 100 palloni giocati, Fares ne conteggia 80. I vari Lazzari, Felipe o Kurtic superano quota settanta. Per chi avesse osservato lo sviluppo della gara, le uniche situazioni di pericolosità spalline nascono però da sviluppo su calcio piazzato e difficilmente da incursioni per via centrale o sugli esterni. Tanto possesso, ma sterile. Pallone che girava, ma linee rossoblu strette e lettura della partita che ha azzerato l’inferiorità numerica. Con Gomis che salvava nel finale su Kouamè, graziato poco prima dal collega di reparto Piatek.

Sarebbe finita 1-1, con Genoa e Spal che si sarebbero spartite la posta in palio ma non sarebbero riuscite a mettere una pezza al problema di quel gol subito a partita che non viene negato agli avversari da troppo tempo, per i rossoblu addirittura da dieci turni di fila (peggio fa solo l’Empoli che incassa gol da ben dodici gare di fila, ndr). Piatek tornato capocannoniere ad una lunghezza di vantaggio da Cristiano Ronaldo e Ciro Immobile.


 

LE STATISTICHE DI GENOA-SPAL GENSPA


I NUMERI DEL GENOA 2018/2019 (aggiornati alla 15° giornata della stagione 2018/19)


Genoa-Spal, altro che Pasqua!

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