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Genoa a Oviedo 34 anni dopo | Il racconto di un’epica trasferta nelle parole del direttore Marmorato

Il direttore di Buoncalcioatutti, Lino Marmorato, ha raccontato alcune delle sue memorie della storica trasferta di Oviedo, lontana ormai 34 anni fa. Domani la storia si rinnoverà con un triangolare che andrà in scena al “Carlos Tartiere”, stadio del Real Oviedo fresco di promozione in Liga.

Alcuni passaggi di una breve intervista al direttore Lino Marmorato figurano ancora su YouTube in alcune interviste di quelle giornate, come si evince dal video allegato poco sopra. Divisa in due puntate qui sotto, ecco la storia di quella trasferta raccontata dal nostro direttore.

PUNTATA 1 | PRIMA PARTE

Sono passati 34 anni da qualcosa di epico, di magnifico. Io paragono quella trasferta a quando la Caralis tornò in porto a Genova dopo la trasferta con la Torres, con tutti i tifosi che facevano festa e le sirene delle navi che suonavano. L’organizzazione di quella trasferta fu tutta un’idea di Pippo Spagnolo e dei ragazzi della Fossa dei Grifoni negli anni Novanta. Anch’io ero mischiato in questa organizzazione, anche se all’epoca ancora arbitravo”.

“Con Pippo Spagnolo avevamo una carovana che doveva essere di cento persone. Improvvisamente, diventarono 125 quelle registrate, ma alla partenza si unirono altre macchine che furono registrate col nome del proprietario. Era tutto organizzato, in tutto e per tutto. Eravamo accompagnati da macchine della squadra mobile, due ambulanze, due officine di Genova che avevano messo a disposizione il camioncino degli attrezzi e i meccanici. Tutte le persone nominate si erano anche pagate il biglietto per vedere Oviedo-Genoa”.

La partenza fu il 18 settembre, intorno alle sette e mezza. Ogni venti macchine, il gruppo aveva affittato delle radio che controllavano che non accadessero guai meccanici o incidenti. Era tutto organizzato. E Pippo Spagnolo diede uno dei compiti principali di questa trasferta ad una Renault nera dentro la quale c’erano quattro giovanotti della Fossa che nomino coi loro soprannomi: lo Squalo, Marco “Naso”, Carletto e Adolfo. Avevano il compito di fare servizio d’ordine davanti agli autogrill durante il viaggio. Anche gli autogrill erano stati segnalati e tutti dovevano fermarsi per fare benzina, mangiare o andare alla toilette”. 

La prima fermata fu alla Shell di Bordighera […] e dopo ci fu da superare la frontiera francese, coi gendarmi francesi che attendevano di scortarci fino a Nizza. I gendarmi francesi ci accompagnarono fino ad Aix en Provence, dove la carovana si fermò. Ripartiti, il viaggio proseguì prima per Montpellier e poi per Tolosa. Il viaggio da Tolosa fu non più in autostrada, ma su strada normale, e queste centinaia di macchine qualche grattacapo lo crearono alle macchine che dovevano sorpassare. Dopo si spiegava cosa stesse succedendo e tutti erano sorpresi e, talvolta, soddisfatti nel vedere una carovana di oltre cento macchine (e quattro moto, di cui due Vespe e due moto normali)”. 

Dopo essersi uniti ad una festa nel paese di Tarbes, prima di Lourdes e Biarritz, ed essere stati accolti con grande piacere dalla gente del luogo che aveva capito non solo l’unicità, ma anche la bellezza di questa testimonianza di tifo rossoblù, si riparte in direzione di Oviedo. “Da Biarritz si è arrivati in Spagna con l’intervento della Squadra Mobile di Genova per farci passare la frontiera spagnola. Restavano 250 chilometri da fare. Si era pensato di fare questo viaggio in 24/25 ore, ma ci mettemmo 28 ore: era veramente difficile governare 125 macchine in fila. Oggi una cosa del genere non si sarebbe potuta fare di questi tempi…Arrivammo ad Oviedo intorno alle 11 del mattino, con la partita che si sarebbe giocata la sera alle 20.30. Fummo accolti dalla Guardia Civil spagnola in assetto anti-sommossa…


PUNTATA 2 | SECONDA PARTE

Scese Pippo, scesi io e scesero gli altri. Non eravamo stati raccomandati da qualcuno a Genova in merito a questo viaggio. Arrivò Renè Moroni, che parlava perfettamente lo spagnolo, e si mise d’accordo col capo della Guardia Civil. Insieme andarono dal sindaco di Oviedo e dall’assessore spiegando che non c’era niente per la quale e che il gruppo, finché la partita non fosse finita, era controllato da 20/25 persone che facevano servizio d’ordine. Combinazione, ci fu dato l’ok e in paese c’era una festa: tutto addobbato con tavolini e roba da bere. I tifosi rossoblù si mischiarono a quelli spagnoli e nacque una grande simpatia da parte dei tifosi spagnoli”.

Il problema, in quel momento, era che una quarantina di persone non avevano comprato il biglietto a Genova. Bisognava andare al botteghino a comprarli. Biglietti per la gradinata dove ci sarebbero stati i tifosi del Genoa non ce n’erano più. Tramite il capo popolo dell’Oviedo riuscimmo a comprare una trentina di biglietti del lato Distinti, addirittura al prezzo della Gradinata. Davanti ai botteghini qualcuno si accorse che i biglietti, rispetto a Genova, costavano tremila o quattromila lire di più. Oltre al prezzo del biglietto, era stato inopinatamente aumentato anche il prezzo di acquisto del biglietto. Tutto il gruppo, cinque o sei persone capeggiate da Dario Bianchi, andò nell’hotel del Genoa  chiedendo dove fosse Spinelli, Si affacciò dalle scale di questo hotel, probabilmente già avvisato, e disse: “So già tutto, hanno ingannato anche noi!“. Tirò fuori una mazzetta di soldi che il gruppo divise tifoso per tifoso, a tutti coloro che avevano comprato il biglietto a Genova”. 

Giocata la partita, perso il Genoa, i tifosi rossoblù fecero comunque festa assieme agli spagnoli nel perdurante clima di festa della città di Oviedo. “Si cantava in genovese, si cantava in spagnolo, si cantava “Ma se ghe pensö” mentre gli spagnoli cantavano loro canzoni. Verso l’una e mezze, le due, le macchine cominciarono a partire e il camper dove c’erano Pippo Spagnolo, Paolo Coppello e io, oltre ad altri due ragazzi, partì da Oviedo. Pippo disse che avrebbe guidato lui, ma dentro al camper sembrava di essere all’uscita di un alto forno: ogni due chilometri bisognava pulire il vetro per permettere al guidatore di vedere”.

Ultimo aneddoto da raccontare. “Ad una decina di chilometri da Oviedo, vedemmo una vespa ferma, con gli stemmi del Vecchio Balordo, e un ragazzo che stava armeggiando. Ci fermammo per vedere che fosse successo e dargli una mano. Tra tutti non si riuscì a fare ripartire questa vespa e allora, tutti assieme, si è caricata di peso questa vespa mettendola dentro il camper e stringendoci un po’, soprattutto chi dovesse dormire e non dovesse fare turno di guardia. Il ragazzo, toltosi gli occhiali, sembrava che sotto avesse una maschera: aveva fatto il viaggio dell’andata partendo molto prima di noi per arrivare in tempo. Anziché alle sette e mezza, era partito a mezzanotte col suo sacco a pelo. Aveva dormito in qualche camping. Il viaggio di ritorno sarebbe dovuto essere nuovamente di 24/25 ore, ma fu di 28/29 ore. Quel viaggio e quella trasferta furono qualcosa davvero da raccontare”. 


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