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Genoa-Milan, Rocchi a DAZN: “Dove verità non è al 100%, si deve lasciare quella di campo”

foto Christian Bertrand / Shutterstock.com

Per me l’ho toccata col petto e forse un po’ con una parte del braccio. La mano è più in basso, per me non è fallo di mano ma abbiamo visto cose molto strane. Sono molto contento per il gol ei tre punti del Milan”. Sono le parole di Cristian Pulisic rilasciate a Rai Sport e rilanciate solamente da alcuni network che seguono le vicende rossonere, primo fra tutti Sempremilan.it.

Parole che in qualche modo suonano come una mezza ammissione di essersi reso conto di aver ricevuto un vantaggio dal contatto tra pallone e avambraccio. E malgrado le immagini confermino questa dinamica, il designatore Rocchi ieri sera a DAZN ha ribadito il concetto passato per buono nell’immediato dopogara: non c’erano immagini che dessero certezza di un tocco di mano. Nel 2023. Con decine di telecamere su tutti i campi. Una tesi che cercando di ricostruire le parole di Gianluca Rocchi:

“A noi interessa che in questi casi, da quando abbiamo iniziato col protocollo di due anni fa, si tratti questa tipologia di fallo di mano nella stessa maniera – esordisce Rocchi – Se abbiamo una certezza televisiva andiamo ad intervenire, perché chiaramente non possiamo concedere un gol che è stato viziato da un tocco di mano, ma se la certezza non c’è nelle immagini tutti gli episodi li abbiamo trattati alla stessa maniera. Non sono nato ieri, sono stato in campo tantissimo e so che sia difficile da accettare una decisione così, che lascia dubbi così come li ha lasciati a noi. Sarei stupido a dire il contrario. Questo ci tengo a dirlo: l’importante è che chi opera al monitor sia scrupoloso, meticoloso, cerchi la verità fino in fondo. Dove però arriva ad un punto dove la verità non è al cento per cento, deve lasciare la verità di campo. La clip sarà interessante, anche perché elaborata molto bene” chiosa Rocchi rimandando alla puntata di Open Var che andrà in scena tra due settimane. Ma la scena l’episodio di Pulisic se la prende tutta anche nell’ultima puntata, a testimonianza che gli strascichi non sono stati di poco conto.

“Noi abbiamo sempre lavorato in un’unica direzione, cercando la verità, laddove non la trovi non puoi andare a sensazione: oggi decidere al monitor a sensazione potrebbe essere pericoloso – prosegue Rocchi a DAZN Se si privilegerà mai la sensazione più vicina alla verità? Il problema è sempre la filosofia con la quale si intende la tecnologia. La tecnologia supporta il calcio laddove noi facciamo un errore chiaro. Abbiamo avuto tre casi questa settimana, ma erano casi chiari. Dove l’immagine che la tecnologia ti offre non è chiara, credo sia giusto continuare a prendere la decisione di campo. Il calcio, lo dice la storia, non è una scienza esatta al cento per cento e finché tu non hai l’elemento che ti può garantire il cento per cento, devi continuare a mantenere la decisione che l’arbitro deve prendere sul terreno di gioco. Per questo insistiamo tantissimo sul fatto che vogliamo arbitri che decidano: l’esempio di prima è chiaro esempio di come, pur essendo difficilissima la decisione per come è stata presa, per la comunicazione utilizzata e il timing utilizzato, sia la strada giusta”. 

Rivederlo con on field review non avrebbe potuto far cogliere un particolare in più all’arbitro che era lì in campo? Mandare un arbitro al monitor è un momento molto complesso, anche psicologicamente molto difficile. Un arbitro deve andare al monitor con una certezza: se lo mandi al monitor senza una certezza gli crei un problema, non glielo risolvi. Lo metti in difficoltà. Questo è il motivo per cui, tendenzialmente, quando i ragazzi mandano al monitor i colleghi è perché sono certi di quello che gli stanno facendo vedere. Non è che noi abbiamo la verità e voglio convincervi che siamo nel giusto al cento per cento, voglio dirvi come operiamo e qual è la metodologia di lavoro. Perché se oggi lavoriamo in un modo, domani in un altro, voi potreste dirmi “scusa, ma qual è la linea che seguite?”. Poi a fine stagione tiriamo le somme: avremo trovato anche dei miglioramenti, anche sbagliando. Oggi sembra un’era, ma sono cinque anni (di VAR, ndr): se non ci fosse questa domenica avremmo perso tre episodi. E io che ho arbitrato senza tecnologia…non erano belle domeniche, belle settimane”. 


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