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Vista sulla Serie B: a tu per tu con Simone Giacchetta

Dopo le interviste a Eugenio Lamanna e Giorgio Perinetti, oggi abbiamo raggiunto telefonicamente Simone Giacchetta, ex giocatore rossoblu (83 presenze con la maglia del Genoa tra 2000 e 2003) e attuale direttore sportivo della neo-promossa Cremonese. Ecco le sue parole nel descriverci cos’è oggi la Serie B. “Questa promozione è una grande soddisfazione per me – ha esordito Giacchetta – perché per un giovane direttore sportivo riuscire a fare un percorso come il mio per arrivare in Serie A ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi anni”.

“È stato un finale thriller perché a sette giornate dalla fine avevamo 4 gare in casa e 3 fuori e un calendario non semplice, ma alla nostra portata. In quel momento, forse, il peso della vittoria ci ha un po’ condizionato e abbiamo perso tre gare facendo un pareggio e una vittoria: sembrava che all’ultimo turno tutto fosse compromesso. Ma grazie alla nostra vittoria di Como e alla sconfitta del Monza a Perugia siamo riusciti a riprenderci quanto meritatamente avevamo costruito e guadagnato nel corso del campionato”. 

Sei venuto in Serie A con una squadra che non era composta di fenomeni, ma giusta: col portiere giusto, l’attaccante giusto, il mediano giusto, la mezzala giusta. È questa la formula in Serie B: avere una spina dorsale forte…

“Avevamo una spina dorsale forte, valida, composta da tanti giovani e da giocatori maturi. Non vecchi, bensì maturi che si sono integrati benissimo. Il nostro valore aggiunto sono stati i giovani perché avere contemporaneamente in squadra Carnesecchi, Okoli, Fagioli, Gaetano, Zanimacchia, Valery, Sernicola. Sono giovani importanti e non capiterà spesso nella stria della Cremonese e della Serie B avere tutti questi Under 21 così importanti. Hanno dato il meglio grazie al lavoro dell’allenatore, che è tornato a essere il perno di tutto per raggiungere qualsiasi obiettivo. E grazie ad uno zoccolo duro di ragazzi intelligenti, capaci, che hanno indicato i comportamenti giusti da adottare all’interno dello spogliatoio e del club. La società è stata presente in maniera non apprensiva, ma in modo tale da sostenere senza ostacolare il lavoro altrui”. 

Il Lecce è venuto su con 35 gol tra Strefezza e Coda. Il Monza perché aveva una rosa abbondante. E la Cremonese è salita in A attraverso il gioco probabilmente 

“Da noi hanno senato tanti calciatori, ne abbiamo avuti tre o quattro arrivati a 8/9 gol. C’è stata partecipazione corale in tutto ciò che facevamo. Certi numeri bisogna che alcuni calciatori te li diano, non si può prescindere da avere attaccanti importanti che assicurino gol. Il Lecce ne è la testimonianza: gli attaccanti fanno sempre la differenza. La nostra cooperativa ha funzionato e avevamo entusiasmo e tanta fame di dimostrare di poter fare bene in questa categoria, contro squadroni importanti. Quest’anno la Serie B era di altissimo livello, e lo sarà anche l’anno prossimo”.

La costanza dovrà essere la qualità che dovranno avere le squadre che vogliono vincere? Qual è il segreto?

“Il Genoa è un club forte, una società gloriosa con un pubblico strepitoso. Ha una tifoseria che si può definire unica. Bisogna però sapere che il campionato di Serie B è molto insidioso: si può perdere anche con l’ultima in classifica. Bisogna procedere compatti, ben motivati e sicuri delle proprie qualità, consapevoli che su campi di secondo piano si può rischiare di fare brutte figure. Bisogna avere la sicurezza dei forti, ma l’umiltà dei vincenti”. 


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