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Genoa, la speranza è l’ultima a morire

Aggrapparsi con gli artigli alla rincorsa salvezza è quanto è rimasto da fare al Genoa in queste ultime 17 giornate. Triste doverlo ratificare, specialmente dopo il passaggio di proprietà a 777 Partners che già molto hanno fatto già solo per assicurare che operatività sul mercato vi potesse essere, ma è questa la realtà dei fatti. L’ennesimo passaggio a vuoto contro lo Spezia ha segnato un punto di non ritorno, uno spartiacque tra quello che è stato e quello non dovrà più essere (e per il quale si è già al lavoro).

Il calciomercato (che dura ancora 20 giorni) è la prima scialuppa di salvataggio per il Genoa. Il lavoro di Spors ha già portato tre calciatori, più o meno lontani dai radar di un mercato che intercetta mondi diversi da quelli ai quali eravamo abituati. Ora occorre inserire elementi che il campionato lo conoscano, pronti nella testa e nelle gambe per quella che sarà una lunga battaglia. Se poi saranno gli innesti funzionali, sarà il tempo a dirlo.

Il dato inequivocabile è un altro: è il contesto tecnico e qualitativo nel quale sono stati inseriti che stona, e lo fa da un tempo esageratamente lungo. I giocatori ogni anno prelevati senza ragione alcuna perché poco funzionali per ruolo o attitudine hanno ormai raggiunto numeri fantasmagorici, sparendo e ricomparendo dal campo in un illusionismo totale di gioco e di continuità. Non è un caso che pressoché ogni allenatore che si sia seduto sulla panchina rossoblu negli ultimi 10 anni abbia quindi steccato clamorosamente, con le sole eccezioni di Gasperini e Ballardini.

Addirittura Andriy Shevchenko è diventato il peggiore per media punti (0,33) e per numero di vittorie centrate (0) nell’arco delle prime nove giornate. Nessuno mai come l’ex Pallone D’Oro nella storia rossoblu. Si decida rapidamente quale destino debba avere: se vederlo dimettersi, se avvicendarlo con un nuovo tecnico oppure se confermarlo, ma in quel caso dandogli subito i rinforzi necessari a passare a quel 4-3-3 che nella ripresa di Genoa-Spezia ha dato qualche timido segnale di speranza.

Così non è consentito andare avanti perché dall’inadeguatezza è un attimo sconfinare nel ridicolo. Va salvata la faccia. Aver buttato via oltre metà delle partite sin qui giocate (11 KO su 21 incontri) è un record negativo che segnerà a lungo la storia del Genoa assieme al fatto di averne perse 6 su 10 in casa (peggio in Europa fanno solo Empoli, Salernitana, Watford e Norwich). E ancora, viaggiare ad una media punti inferiore a 0.6 è uno specchio dell’andazzo di questa squadra, che se non accelera in qualche maniera è destinata attualmente a girare a 23/24 punti (a dir tanto!). E ancora, essere l’unica formazione d’Europa assieme a Cadice (Spagna) e Famalicao (Portogallo) a non aver mai vinto in casa rappresenta un affronto a chi il Grifone lo ha persino dipinto sui muri del Ferraris per non scordarselo mai, anche in tempi di pandemia, compiendo sacrifici economici non da sottovalutare per vedere anche solo una partita al Ferraris.

foto TanoPress

Allo spettacolo increscioso delle statistiche è forse possibile contrapporre qualcos’altro? Una domanda che in queste 48 ore ci siamo posti. E sì, qualcosa c’è, perché nella storia non è mai finita finché non è finita. Ci proviamo a mettere insieme i pezzi, perché la speranza porta le ali, come si dice, e il Grifone di quelle dispone, oltre che della fierezza e della forza necessarie per affrontare l’incombente tempesta.

Partiamo con un dato che non avranno tutte le dirette concorrenti salvezza: il Genoa delle prossime 17 gare ne disputerà 9 al Ferraris. In realtà 10 a considerare anche il derby di ritorno, che vedrà da calendario la Sampdoria padrona di casa. Anche da qui la speranza che la capienza negli stadi, con l’arrivo di febbraio o marzo, possa tornare presto verso percentuali vicino al 100%.

In ogni caso, delle tre dirette concorrenti che il Grifone ancora deve affrontare, in termini di gare casalinghe il Venezia ne avrà nove, di cui una proprio lo scontro diretto col Genoa del 20 febbraio prossimo. Gara a maggior ragione da non sbagliare, arrivandoci il più possibile vivi per ridurre magari a otto il numero delle gare a domicilio dove i lagunari possano fare bottino pieno. Il Cagliari ne avrà altrettante. Dieci come il Genoa le avrà solamente la Salernitana considerando anche il recupero col Venezia.

Il calendario dice anche altro, ossia che il Genoa, se vuole salvarsi, ha un obiettivo primario da centrare: arrivare vivo, con qualche margine di recupero, a metà aprile. Da lì a fine campionato avrà quattro gare su cinque al Ferraris, derby compreso. Cagliari, Sampdoria, Juventus e Bologna l’ordine delle avversarie. Unica trasferta quella di Napoli alla 37° giornata.

In tutto questo discorso, è evidente a tutti, il Genoa dovrà provare non solo a muovere la classifica e tirare dentro alla lotta quante più squadre possibile, ma anche ad arrivare a una media punti che si avvicini a quota uno aumentandola di oltre 0,4 punti. Significherebbe centrare almeno 6/8 vittorie e qualche pareggio e oscillare fra 30 e 35 punti, là dove sembrerebbe potersi collocare la quota salvezza di questa stagione. Uno scenario difficilissimo da immaginare oggi, ma non impossibile. Lo raccontano alcuni precedenti nell’era dei tre punti.

Stagione 1994/95. La Cremonese di Luigi Simoni, grande ex rossoblu, è virtualmente retrocessa alla 21° giornata con 19 punti, ma ne recupera oltre sei al Foggia salvandosi a discapito della stessa formazione pugliese. Il trascinatore dei grigiorossi è Enrico Chiesa, autore di 14 gol.

Stagione 2007/08. Il Cagliari dopo 21 turni è ultimo in classifica con 14 punti a -5 dalla zona salvezza e, nello specifico, dal Parma con cui ha lo scontro diretto in equilibrio (e tale rimarrà anche al ritorno). Si salverà con un girone di ritorno a dir poco strepitoso dove collezionerà 28 punti nell’arco di 17 partite. Alla guida mister Davide Ballardini. Gli interventi sul mercato legati principalmente alla porta, dove tornerà Marco Storari.

Stagione 2016/17. È senza dubbio la rincorsa più clamorosa, legata alla rincorsa salvezza del Crotone di Davide Nicola. Alla ventunesima giornata i pitagorici sono terzultimi appaiati al Palermo con soli 10 punti, ma la quartultima in classifica è distante addirittura undici punti. Il mercato, vista la situazione precaria, non decolla mai: undici punti sono una distanza incolmabile ai più, anche se il Crotone ha una gara da recuperare. Gara che, seppur persa con la Juventus, non impedirà a Nicola di recuperare il distacco salvandosi all’ultimo turno con due punti di vantaggio su un Empoli letteralmente crollato.

Stagione 2018/19. L’altalenante girone di andata del Bologna di Filippo Inzaghi, esonerato ad inizio girone di ritorno, viene rimesso a posto da Sinisa Mihajlovic. A gennaio sono tre gli innesti che poi si riveleranno non solo congeniali al 4-2-3-1 del tecnico serbo, ma anche fondamentali per la salvezza perché già conoscitori della Serie A: Lyanco dal Torino, ma soprattutto Sansone e Soriano dal Villareal. Il contatto con la zona salvezza resta pur sempre minimo, mai oltre una vittoria di distanza. Mercato determinante.

Il mercato è uno dei modi per poter essere utili e faremo di tutto per mantenere la categoria, ma è solo una delle vie per aiutare la società nel suo progresso disse proprio Josh Wander, co-fondatore di 777 Partners, dopo la sconfitta nel derby del 10 dicembre scorso. È il momento di passare dalle parole ai fatti per provare a dare una sterzata e fare capire che non esistono Mission Impossible.


I NUMERI DEL GENOA 2021/2022 (aggiornati alla 21° giornata)


Genoa, Wander: “Faremo di tutto per mantenere la categoria”

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