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Genoa salvo all’ultima giornata: il pensiero di Enrico Currò (Repubblica)

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Prosegue il giro di interviste ai colleghi giornalisti per interrogarsi sul perché il Genoa sia incappato in un’altra stagione con salvezza all’ultima giornata. Questo il pensiero di Enrico Currò, firma di Repubblica. “Penso che qualsiasi genoano sappia benissimo dare una risposta a questa domanda. Che cosa non va ripetuto? Non va ripetuto lo stravolgere tutte le volte le squadre. Cercare di rimediare a gennaio ad errori fatti a giugno o a luglio diventa pericoloso. Diciamo che il Genoa non è stato certamente avvantaggiato dal fatto di giocare ogni 3 giorni, perché è una squadra dall’età media piuttosto elevata. Tecnicamente, parliamoci chiaro, il Genoa non era una squadra che avrebbe dovuto ridursi a quel punto: in rosa aveva almeno 5 o 6 giocatori di grande esperienza internazionale e di ottimo livello tecnico. Non ha avuto il goleador e questo sarà il punto principale da cui partire, perché qualsiasi squadra deve avere un giocatore in grado di segnare come minimo 15 gol per poter poi magari puntare ad obiettivi anche più alti. Il Genoa questo giocatore non lo aveva, tant’è che l’uomo che lo ha salvato alla fine è stato Goran Pandev, non propriamente un giovincello. Il Grifone è stato po’ sfortunato, nel Covid-19 ci ha rimesso di sicuro ma ci sono stati errori a monte, che sono un po’ i soliti errori di costruzione. Stravolgere di semestre in semestre è stata un po’ la natura del Genoa negli ultimi anni. I rischi sono stati talmente tanti che forse sarebbe meglio non rischiare di correrli più”. 

Come è stato il campionato dalla sua ripresa? Sarà anomalo anche il prossimo? “Il dato tecnico più rilevante di questo strano campionato è stato il ritmo. Le marcature, anche perché si è giocato d’estate, sono state marcature molto blande. Ibrahimovic ad esempio ha fatto cose strepitose, ma – fermo restando che si parla dell’ultimo fuoriclasse nel calcio italiano insieme a Cristiano Ronaldo – È chiaro che se viene marcato a 4 metri di distanza è un po’ più facile anche per lui. Credo che con ritmi normali e una preparazione atletica normale, giocando tanto ma non ogni 3 giorni, la cosa non si ripeterà. Tanti gol sono stati etichettati come bellissimi perché segnati da fuori area. Prendo ad esempio gli ultimi due segnati da Rafael Leao ed Askildsen in Sampdoria-Milan: entrambi hanno avuto tempo di prendere la mira e calciare. Se guardiamo un allenamento di qualsiasi squadra, al termine della seduta si provano i tiri e qualsiasi giocatore di livello medio alto, se non c’è opposizione, è in grado di metterne sotto la traversa 9 su 10. Ora mi chiedo: quante volte può accadere questo in una partita normale? Il fatto che si siano visti tanti gol del genere, non significa – con tutto il rispetto per questi giocatori – Che siano così bravi, ma significa che hanno avuto le condizioni per farlo. Credo che queste condizioni siano sostanzialmente irripetibili”.

Un bilancio complessivo sul calcio senza tifosi? “Un secondo dato è sul pubblico e faccio ancora l’esempio del Milan, squadra dall’età media molto bassa e quella che ha vinto il mini-campionato post Covid-19. Con tutti i meriti che si possono riconoscere a Pioli e al fatto che ci sia stato un compattarsi a favore dell’allenatore per tutte le questioni che si sanno, a questo elemento va aggiunta l’assenza dei tifosi. Senza pressione, soprattutto i giocatori più giovani, hanno potuto giocare con spensieratezza: ecco, credo che questo sarà irripetibile. Anzi, lo spero, perché un altro campionato a porte chiuse francamente diventerebbe un po’ pesante e anche  uno spettacolo sempre più televisivo, cosa che non va bene per niente. Questo calcio è stato schiavo delle televisioni più che mai ed è stato giocato e stato finito, non dimentichiamocelo, soprattutto perché le tv lo esigevano per i diritti da rispettare, anche se non pienamente. Tutto questo però ha dato vita a uno spettacolo che non è il calcio normale. Non so se avremo subito gli stadi pieni, io credo proprio di no. Sarà un passaggio abbastanza graduale, forse tutti pieni non li avremo per chissà quanto tempo, quindi dovremo prepararci a un altro campionato anomalo. Speriamo non sia stato il grimaldello per consentire alle televisioni di poter continuare a far buon viso e cattivo tempo. Non dimentichiamo che ci sono state squadre che hanno avuto 4 giorni di riposo fra una partita e l’altra, con squadre che invece ne hanno avuti solamente un paio. In un campionato così compresso e giocato d’estate, è evidente sia un dato che ha pesato enormemente. Complessivamente, per quanto possa valere la mia opinione, questo campionato non mi è piaciuto per nulla. Spero si possa tornare quanto prima alla normalità e si capisca quanto prima che il calcio come sport ha bisogno della componente ambientale, del pubblico. Se non lo ha è un altro sport”.  


Genoa salvo all’ultima giornata: il pensiero di Andrea Schiappapietra (Secolo XIX)

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