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Montagne Russe

La prima del girone di ritorno di domani contro il Milan continuerà a paragonare la stagione rossoblu alle Montagne russe e non solo per il calcio giocato? Per quanto sia una metafora alquanto usata male è perfetta per rappresentare quello che potrebbe accadere a Criscito, compagnia e tifoseria.

Prandelli nel giorno di Venerdì, un Venerdì Santo per tutti i genoani che aspettavano notizie da Milano e dal calciomercato, ha fatto il turista alla giapponese scoprendo bellezze del Genoa e di Genova, ma sarà stato anche assorto nei pensieri della gara da affrontare domani alle 15. Poi un Forum strano e coraggioso per il tecnico, difficile da riscontrare in altri tempi e altre società col pieno calciomercato in ebollizione.

Lo abbiamo letto ieri sul Secolo XIX e la sua diplomazia si conferma la via più lunga tra due punti cercando di capire ciò che pensa e ciò che ha detto.

Nella sfera di cristallo del Vecchio Balordo sarà importante già da domani non vedere le gare folli da mille stravolgimenti del girone di andata. Partite che il Genoa poteva trasformare anche in epiche rimonte, e invece gare diventate psicodrammi per propri errori e di altri. Alla classifica del Genoa mancano almeno 4 punti evidenti e non da moviola, tanto erano chiari, ma anche per errori che nulla hanno da dividere con un fischietto arbitrale. Fare e disfare non servirà più nel proseguo del campionato del Grifone.

Il Genoa nelle diciannove giornate di campionato giocato ha fatto di tutto per complicarsi la vita anche quando ha giocato buone partite. Ha sofferto nella fase di non possesso subendo in modo inedito l’aggressività degli avversari e difendendo male.

Il Genoa non rientra in quel genere di squadre che non si concedono disattenzioni. Sempre in ogni gara, preoccupa molto, ha pagato salatamente i pochi grossolani errori in fase difensiva, per di più sempre gli stessi.

La settimana spagnola e la ripresa a Pegli hanno consolato la truppa rossoblu fisicamente e psicologicamente, ricordandole dei passi da gambero contro Cagliari e Fiorentina, tutto spiegato rispetto alla gara con l’Atalanta per mancanza di intensità e aggressione.

Il Genoa 2019 deve ripartire da quell’atteggiamento che ha riscaldato la gara contro Gasperini, dai recuperi alti, dalla velocità di esecuzione delle transizioni in fase di possesso e da quelle linee compatte che si sono viste non solo per un tempo.

Prandelli si sarà chiesto come mai il Genoa non riesce a fare movimento senza pallone, non riuscendo ad esprimersi, e avrà ragionato se doveva essere lui ad adattarsi alla squadra e al materiale a disposizione.

La rosa a disposizione non è riuscita né a lui né agli altri che lo hanno preceduto a dargli  quello che chiede al suo calcio dovendo sopperire a tutto con altro tipo di  giocatori nel cuore del gioco. Diceva Brera: “il centrocampo è un autentico mare magno nel quale è facilissimo affogare, dopo aver corso e boccheggiato invano. Chi vi si ritrova sempre è centrocampista di classe; chi vi smarrisce non è quasi mai inventore di gioco: nel migliore dei casi è un’aggiunta alla difesa, della quale anticipa le mosse opponendosi ad un avversario designato“. La foto del girone di andata del Genoa. Rimasta sempre in bianco e nero, ancora non colorata in 17 giorni di calciomercato con un calciatore di qualità pronto a prendersi le sue responsabilità.

Prandelli conosce il salvadanaio di gennaio e il budget del Genoa, ma se vorrà che la società tiri fuori qualche euro esca allo scoperto pubblicamente non solo indicando i ruoli dove cerca rinforzi, ma anche i nomi e cognomi di chi gli serve. Non servono scambi da Monopoli, come sottolineò Scoglio con Spinelli quando gli disse: “comprami Signorini e faccio 50 punti in classifica“.

Seminare, raccogliere poco e complicarsi la vita – non solo sul campo – non porta da nessuna parte. Fare flop in questo campionato livellato verso il basso dove basta solamente l’organizzazione per emergere sarebbe imperdonabile, considerato che le campane e le sirene sono suonate da tempo.

Abbiamo parlato nulla di Genoa-Milan perché ci aspettiamo poco di diverso rispetto al girone di andata, per di più con Hiljemark ai box assieme a Sandro. Prandelli ha dato fiducia a Veloso e per Miguel sarebbe bello nuovamente dire “Miguel son mi” – come nel  Carosello della Talmone – “sono tornato a prendermi il centrocampo del Vecchio Balordo”.

Contro il Milan Prandelli tra Spagna e Pegli ha studiato e fatto varie prove.  Difesa a tre o quattro conta poco. I dubbi sono a centrocampo e in attacco tra Favilli e Pandev.

È una gara da Grifoni al di là di chi scenderà in campo contro un Diavolo frustrato dalla Supercoppa. Sarà un inferno il Ferraris viste le assurde decisione dell’Osservatorio di punire la Città di Genova, visto il calciomercato rimasto in sospeso venerdì e visti i due principali protagonisti, Piatek e Higuain, che hanno trattato Pegli e Milanello come un parcheggio.

Capitolo Milan. Per raccontare il Milan di Gattuso dalla prima gara che doveva giocare con il Genoa il 19 Agosto e del recupero del 31 ottobre, ad oggi bisogna fare un percorso di moduli e tattiche  che hanno rivalutato Gattuso agli occhi di tanti che lo pensavano un allenatore “duracell” pronto a caricare solo i calciatori.

Gattuso a fine calciomercato estivo voleva una squadra che giocasse al calcio anche senza Bonucci: Biglia, Suso, Cahlanoglu, Bonaventura, Higuian dovevano andare in campo tutti insieme e non per caso.

Tenere e gestire il possesso e il 4-3-3 con un gioco corto e di qualità per esaltare Higuain era il biglietto da visita di qualcuno in panchina che rifugge il concetto di calcio come semplice agonismo.

Tutto a poco a poco si è rotto e non per colpa di Gattuso, che giorno dopo giorno perdeva i pezzi da novanta per infortunio (Biglia e Bonaventura, ndr) e Higuain con la “saudade”, anche se argentino, di Maurizio Sarri. Gattuso ha provato anche ad imitare il gioco di Sarri per far brillare il Pipita, però non è riuscito a farlo esaltare pur facendo un gioco corto e aggressivo pronto ad associarsi ai compagni e poi scattare in avanti.

Mentre Higuain tirava il freno a mano metteva la sesta Cutrone in gol quasi tutte le volte utilizzato. Per tale motivo, Gattuso per la prima volta in campionato ha rinunciato al 4-3-3 contro il Genoa di Juric schierandosi a specchio con un 3-5-2. Dopo la gara di recupero con il Grifone ha sciorinato anche dall’inizio il 4-4-2 in cinque gare contro Samp, Udinese, Juve, Torino e Bologna. Fece tre vittorie di fila, si rilanciò in classifica ma la dura sconfitta in Europa League in casa dell’Olympiakos fece crollare il castello di Higuain e Cutrone dentro le aree di rigore avversarie.

Gattuso nelle  ultime quattro giornate del girone di andata tornò al 4-3-3, pareggiò con Bologna e Frosinone e perse con Fiorentina. Poi salvò la panchina all’ultima di campionato battendo a fatica la Spal. In Coppa Italia e nella Supercoppa ha continuato a giocare con il 4-3-3, modulo che ripeterà anche domani contro il Genoa.

Il Diavolo contro il Genoa cercherà di giocare più sui passaggi e non con possesso prolungato del pallone. Non avranno un atteggiamento rinunciatario e dovranno stare attenti al Genoa in fase di non possesso se i rossoblu  saranno bravi a fare emergere i limiti milanisti nella costruzione dalle retrovie con il pallone tra i piedi. In quel frangente spesso sono sterili e orizzontali, tutto diventa improduttivo se non si trova subito la transizione giusta e si chiude con il rinvio lungo di Donnarumma. A quel punto risalire il campo per il Diavolo diventa difficile in fase offensiva.

Qualcosa in più con autonomia limitata si è visto con l’utilizzo dell’ultimo arrivato Paquetà, buttato subito nella mischia delle due Coppe disputate dai rossoneri, che con l’aiuto di Suso e Calhanoglu, pronti ad accentrarsi, potrebbe creare fastidi alle linee difensive genoane.

L’assenza di Biglia da lungo tempo ha fatto sentire nella squadra di Ringhio la mancanza di un metodista di livello in grado di abbassarsi e rilevarsi un appoggio, una via d’uscita per la difesa facendo partire l’azione da dietro. La formazione del Milan anti-Grifo non dovrebbe essere così “probabile” viste le assenze di Calabria, Kessié e Romangoli per squalifica, Bonaventura, Biglia e Caldara per infortunio e cronici in infermeria.

Donnarumma tra i pali; Abate, Musacchio, Zapata, Rodriguez in difesa; Josè Mauri, Bakayoko, Paquetà a centrocampo; Suso, Cutrone e Calhanoglu sugli esterni.

Genoa-Milan sarà diretta da Orsato di Schio. Nel giro di un mese l’arbitro internazionale sul podio della categoria ha incrociato la sua divisa tre volte con il Genoa: al VAR contro l’Atalanta, a Cagliari (nel mirino per non aver cacciato Romero dopo un minuto di gioco) e domani contro il Milan.

Il Genoa dopo aver fatto palestra per i giovani a disposizione di Rizzoli e dopo la caduta rovinosa di Di Bello di Brindisi in castigo ai box per 4 gare, tornato in campo oggi pomeriggio e premiato come quarto uomo nella Supercoppa, ha sempre avuto arbitri internazionali.

I numeri di Orsato: 203 gare in serie A, 47 rigori, 33 espulsi. In stagione dieci gare con 3 rigori e 0 rossi. Con il Genoa 30 gare dalla serie C (11 vittorie, 9 pareggi, 10 sconfitte). Con il Milan 22 gare (8 vinte, 9 pareggiate, 5 perse).

Primo assistente Manganelli (Valdarno), secondo Bindoni (Venezia). Quarto uomo Sacchi di Macerata; VAR La Penna di Palermo; AVAR Vuoto (Livorno). Nessun diffidato.


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