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Genoa-Bologna, le statistiche: non è più questione di moduli o idee, ma di concretezza

PREMESSE POCO ROSEE – Bisogna tornare indietro di oltre 50 anni, alla stagione 1976/1977, per trovare un Genoa incapace di centrare almeno una vittoria nelle prime quattro gare giocate di fronte al proprio pubblico. Era il Genoa di Gigi Simoni, fresco di promozione, e ci mise un po’ di tempo per assestarsi, facendo comunque meglio dell’attuale formazione, capace solamente di un pareggio contro il Chievo. Cinquant’anni fa invece vi fu solamente una la sconfitta (2-3- contro il Napoli, ndr), corredata da tre pareggi con Roma, Fiorentina e Sampdoria.

Saranno inevitabilmente due settimane di fuoco quelle che accompagneranno il Genoa al ritorno in campionato. Questo perché quando si riapriranno le ostilità, il calendario offrirà un panorama tutt’altro che rilassante: tre partite lontano dal “Ferraris” nell’arco di due settimane contro Cagliari, Milan e Spal, inframmezzate dalla gara casalinga col Napoli. Poi, entrati nel mese di novembre, il derby programmato in anticipo il 4 novembre (sabato, ndr). Cinque gare verità, che incominceranno a dirimere per davvero le sorti di questa stagione. Per il Genoa e per tutte le altre formazioni, che troveranno il pallone più pesante che in precedenza. Come ci arriva il Genoa? Rivediamo brevemente la gara contro il Bologna.

LE STATISTICHE – Sembrerà inutile soffermarsi sui numeri che descrivono la partita di ieri, ma qualcosa andrà sottolineato. Fin troppo chiaro che, a caldo, commentare numericamente la gara contro il Bologna sarebbe stato poco proficuo. Farlo il giorno dopo potrebbe trovare qualche logica in più. Tralasciando fin da subito il fatto che ieri, per la prima volta da inizio stagione, il Genoa ha concesso 45′ consecutivi di possesso pallone all’avversario, precisamente dalla mezz’ora del primo tempo sino a quella della seconda frazione di gioco, ripartiamo più volentieri da altre due considerazioni: quella sui calci piazzati dalla bandierina e quella sul cinismo sotto porta. Se i primi abbondano, il secondo latita. Il Genoa visto ieri sera ha creato diversi presupposti per andare in gol, specialmente negli ultimi venti minuti del secondo tempo, ma non è mai riuscito a penetrare Mirante. In zona mista qualcuno di buona memoria si è incuriosito per la buonissima prestazione del portiere bolognese e gli ha chiesto ancora una volta se le sue parate decisive fossero una rivincita, l’ennesima sbandierata ogni stagione, per il suo passato blucerchiato: lui avrebbe risposto dicendo che “no, ormai quella è una storia vecchia”. Vero però che la sua presenza al “Ferraris” mette sempre i bastoni tra le ruote al Grifone, almeno da un paio d’anni a questa parte: era accaduto l’anno scorso (fu miracoloso su Simeone in un uno contro uno, ndr), era accaduto due stagioni fa quando la decise Rossettini di testa e lui fu capace di tenerla in equilibrio sino alla fine. Lo è stato anche ieri sera in almeno un paio di situazioni (clicca qui per rileggere la cronaca di Genoa-Bologna).

Del resto il calcio è fatto anche di avversari e portieri e di questi ultimi vanno riconosciuti meriti e demeriti. Per esempio al capitano del Genoa, Mattia Perin, si riconosca che su 31 tiri ne ha già parati venti, con una media di parate di poco inferiore al 60%. I colleghi di Benevento (Belec) e Verona (Nicolas), compagne di fondo classifica, non hanno saputo fare meglio pur avendo dovuto fronteggiare pressoché lo stesso numero di conclusioni. Che tutti questi dati non diventino però un’attenuante al fine di non rendersi conto che il Genoa fa una tremenda difficoltà a trovare la via del gol: lo ha spiegato Rosi nel dopo partita di Inter-Genoa, lo ha ribadito ieri sera Laxalt. I dati comunque riflettono a loro volta questo scenario: pur essendo sempre andato in gol nelle gare casalinghe prima di ieri sera, il Genoa ha messo a referto soltanto cinque reti in sette turni, risulta il quarto peggiore attacco del campionato e persevera nel mantenere a zero il conteggio delle reti segnate in trasferta, unica squadra della Serie A assieme alla Spal. Paradossalmente del Genoa non si può neppure dire che non tiri: solo nella gara di ieri, come riportato dalle statistiche generali, il totale delle conclusioni riporta il numero 17, delle quali otto in porta. Da conteggiare anche un palo, che va a sommarsi alla sfortunatissima traversa di Biraschi contro il Sassuolo all’esordio.

Come riporta la grafica, delle otto conclusioni nello specchio della porta (in giallo, ndr) ben cinque arrivano da dentro l’area di rigore, tre entro i 25 metri. In linea di massima, tutte conclusioni provenienti dalla zona di campo che copre trequarti e versante di centrosinistra. E pensare che a queste diciassette conclusioni potrebbero sommarsi qualche volta anche i tentativi di finalizzazione da calcio d’angolo o da cross provenienti dagli esterni.

Il Genoa infatti continua a scalare la speciale classifica nel conto dei corner – il che non è dato negativo ed è risultato di una discreta proposta offensiva – ed è sesto con 36 calci d’angolo. Tuttavia è soltanto una testata di Zukanovic contro la Lazio, con annesso miracolo di Strakosha, ad aver finora strozzato in gola al pubblico rossoblu l’urlo per un gol: per il resto, tra schemi e buona qualità di calcio da parte dei battitori (finora Bertolacci, Veloso e saltuariamente Ricci, ndr), le difese avversarie l’hanno sempre fatta da padrone. Assai importante potrebbe essere lavorare in questi fondamentali durante la pausa dal momento che un calcio da fermo può decidere le sorti delle partite di calcio: il Genoa lo ha provato sulla propria pelle.

Terminiamo proponendo i dati dei singoli calciatori rossoblu della gara di ieri sera, sottolineando come non risulti la prima volta che Cofie diventa il miglior rubapalloni del Genoa quando parte titolare. Un modo per scalare le gerarchie e mettersi in mostra facendo il lavoro sporco, come già accaduto contro la Lazio.

I NUMERI DEL GENOA (aggiornati alla 7° giornata)

 

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