A due giorni dalla sfida tra Genoa e Atalanta, il tecnico rossoblù Daniele De Rossi è intervenuto in conferenza stampa.
Come ha reagito la squadra a questa prima sconfitta, però arrivata contro una big del campionato?
“Ha reagito bene, continua ad allenarsi con la stessa intensità, con lo stesso entusiasmo, parola che non va confusa con felicità. Nessuno era felice di aver perso, io per primo. Abbiamo però analizzato tranquillamente i limiti tra i nostri demeriti e i meriti dell’avversario. È un avversario forte e ci siamo presi forse qualcosina in più di quello che ci hanno lasciato, ma per vincere queste partite contro un avversario così forte devi prendere ancora un pezzo di più di partita e non siamo stati ancora bravi a tal punto per poterlo fare. È stata però una partita che è finita con un’inerzia che ci ha fatto pensare di poter essere a livello loro per quel pezzo di gara: dovremmo farlo per un pochino più a lungo per poter portare a casa il risultato ed essere perfetti nei piccoli dettagli”.
Sarà l’ultima partita del 2025 allo Stadio Ferraris, sei comunque riuscito a ottenere la vittoria nel campionato nel vostro stato. C’è una voglia in più di chiudere bene e salutare i tifosi?
“Sì, c’è, anche se dopo una settimana ci rivedremo e non posso tirare giù una lista di partite così lunghe per poter analizzare quest’anno. Io ne ho fatte un paio, tre, e sono state tutte indimenticabili. È una nuova esperienza che mi sta piacendo molto, speriamo di dare una gioia ai nostri tifosi: è quello l’obiettivo di ogni partita che si gioca in casa. Il 3 gennaio saremo di nuovo qui, quindi non dovranno aspettare molto a lungo. Domenica è una partita importante, è un’altra partita dove vogliamo portare via dei punti ad una squadra molto forte, in netta ripresa. Li abbiamo affrontati poco tempo fa, li abbiamo studiati, sappiamo che squadra sono, un po’ più codificabile per l’Inter, un po’ più inquadrabile, ma non per questo meno forte. Hanno tutti grandissima qualità, l’allenatore è un allenatore in grande lancio: sarà una partita difficilissima”.
Cos’è cambiato nell’Atalanta di Palladino?
“Ho sentito qualche sua intervista e qualche intervista dei suoi giocatori. Hanno parlato di un lavoro importante sulla testa e sul valore dei giocatori. Penso che un allenatore capace, soprattutto quando subentra, debba lavorare moltissimo su questo aspetto. Perché quando subentri, a meno di clamorose eccezioni, subentri in un ambiente che sta facendo male e dove ci sono problemi. La mente è il primo aspetto da andare a toccare e penso che lui abbia fatto la stessa cosa. I risultati poi arrivano perché i giocatori sono bravi e si sbloccano. Non penso che se inizi da inizio campionato la mente abbia un aspetto secondario. Anzi, penso abbia lo stesso tipo di importanza, ma avendo quei due mesi di preparazione e avendo la possibilità di sceglierti tutti quanti i calciatori, puoi dare un’impronta più chiaro a quello che è il tuo credo, a quello che pensi quella squadra possa sviluppare, mentre quando subentri ti prendi quello che erediti dall’allenatore precedente e dalla gestione precedente. In questo caso anche del direttore sportivo precedente. È un cercare di aggiustare un vestito, non potendolo fare da zero e su misura”.
Avete qualche recupero e qualche acciacco. Ci può fare il quadro?
“Qualche acciacco c’è stato, la partita con l’Inter è stata intensa. Qualcuno ne è uscito un po’ malconcio. Abbiamo recuperato oggi Østigard: vediamo quanto minuti di allenamento farà con noi, vediamo come starà e soprattutto come risponderà a quello che è stato oggi il primo allenamento vero e proprio con noi. Ieri ha fatto una cosa un po’ a parte. Vitinha era un po’ malconcio in questi ultimi giorni, invece oggi si è allenato e non ha sentito particolari dolori. Purtroppo abbiamo perso per strada Cornet e Grønbæk, che da quei minuti o dal giorno dopo la partita hanno sentito un riacutizzarsi dei loro vecchi problemi e forse dimentico qualcuno. Voi siete più preparati di me, queste cose le sapete prima di me, però insomma stiamo stiamo abbastanza bene. Poi gli acciacchi sono normali, un giorno uno si allena, un giorno uno si ferma, come succede con qualsiasi altra squadra”.
L’Atalanta potrebbe pensare che con il Genoa sarà una partita facile sulla scorta della sfida di Coppa Italia?
“No, perché l’allenatore dell’Atalanta ci conosce, mi conosce, è troppo sveglio per pensare che andremo a fare una partita identica a quella della Coppa Italia. Quella gara è stata influenzata non solo da qualche scelta mia che ho voluto vedere e provare delle situazioni diverse da quelle che sono l’ordinario, ma anche da un’espulsione, quindi lui sa benissimo che sarà una partita – e diciamo un inizio di partita e una preparazione di partita un po’ diversa. Poi se dovessimo commettere gli stessi errori, riperderemmo di nuovo, quello non si può negare, però penso che lui non si aspetti la stessa formazione della Coppa Italia”.
Qualche informazione tattica. La prima domanda è su Malinovskyi: non c’è la possibilità di metterlo in mezzo a che giocatori che recuperino palla per lui?
“Assolutamente sì, è un ruolo che è anche abbastanza congeniale a lui, ce lo rivedrete. L’abbiamo visto durante la partita perché secondo me stava in forma e non volevo levarlo, volevo tenere i giocatori offensivi che hanno il colpo che tirano fuori dal cilindro, perché avevamo bisogno di entrare in partita, però abbiamo anche altri play come Masini, come Frendrup che possono fare quel ruolo. Lo stesso Cuenca è un ragazzo che, secondo me, in quel ruolo può giocare, o Stanciu. Ci vuole un po’ di tempo per entrare in determinati meccanismi. Giocando uomo su uomo non è non è tanto difficile l’aspetto difensivo: lui si adatterebbe prima a quel tipo di fase difensiva che in una più posizionale o di reparto, però abbiamo anche altre alternative e abbassandolo un po’ troppo potremmo perderlo in una zona dove invece vogliamo averlo, ossia vicino all’area avversaria”.
La forza del Genoa sono le corsie laterali. Si vedono pochi cambi campo. Perché? Spesso Martin è da solo…
“Diciamo che abbiamo giocato quasi sempre con squadre che giocano a cinque come noi, quindi il cambio campo li sorprende poco quando giocano a cinque, perché hanno già il loro quinto aperto in funzione del tuo uomo che rimane largo. Quando giochi con squadre che difendono a quattro e si orientano spesso dalla parte della palla, allora in quel momento dall’altra parte troveresti sicuramente più spazio con il cambio gioco. Quindi, secondo me, bisogna arrivarci più per via centrale usando sia le punte che le mezze ali per poi arrivare a trovare sbocchi dalla parte del quinto. Il cambio di campo molto, molto ampio, laterale, orizzontale, contro squadre che giocano a cinque non ha grandissimo effetto sorpresa”.
Ieri Colombo ha detto che l’Atalanta giocherà con marcature uomo su uomo? Dovrete utilizzare gli spazi?
“Vediamo chi giocherà. Sicuramente quando giochi contro le marcature uomo ancor prima di usare gli spazi usare devi battere il tuo uomo, quindi il duello personale diventa fondamentale. L’Atalanta è una squadra che viene costruita da tanti anni con questa filosofia e anche con questo tipo di scelte di fisici, da mettere lì a giocare contro gli avversari uomo su uomo. Hanno delle strutture importantissime nei giocatori e negli ultimi anni, crescendo come club, hanno potuto aggiungere tanta qualità a questa fisicità che all’inizio era un po’ solo quella, poi hanno cominciato a mettere dentro giocatori tanto forti e fisici. Sarà uno scontro diretto continuo, poi è vero che se vengono a prenderti uomo a uomo spesso ti trovi a girare un po’ per il campo e in quegli spazi ti ci devi poi ributtare con altri giocatori. La sua è assolutamente una lettura giusta”.
Quanto perde l’Atalanta senza Lookman e Kossonou?
“Altri allenatori ti direbbero niente perché hanno giocatori molto forti, perché hanno tanti altri giocatori e una rosa ampia, tutti molto forti, ma io se allenassi Lookman lo vorrei sempre in campo. E lo stesso vale per Kossounou. Credo che Lookman sia uno di quei giocatori che in Serie A fa la differenza, che sposta gli equilibri. È un giocatore che calcisticamente per noi è meglio non avere contro. Poi abbiamo visto quanto è stato pericoloso Daniel Maldini nella gara di Coppa Italia quando è entrato. Se pensiamo di trovare una squadra senza qualità, ci sbagliamo. Se vogliamo essere onesti, avere o non avere Lookman, ti cambia”.
Oltretutto il reparto d’attacco dell’Atalanta ha uno Scamacca in crescita, che hai visto crescere a Roma quando giocavi in giallorosso. Come si limita?
“Si può limitare vincendo tanti duelli contro di lui e sperando che non sia proprio una giornata top. Si può limitare come tutti gli altri giocatori e si può limitare il numero di palloni che riceverà da parte dei suoi compagni, quindi non solo sulla marcatura su di lui ma anche sui rifornimenti che dovrebbe ricevere. Ma parliamo di un giocatore del quale io sono innamorato, ragazzo che ho chiamato anche d’estate quando ho costruito la squadra della Roma. C’è un bellissimo rapporto con lui, lo ritengo da quando è piccolo un predestinato e credo che l’Atalanta sia il posto giusto per lui, il posto dove lui ha fatto l’ultimo step mentale ed è passato dall’essere un “sallucchione” – a Roma li chiamiamo così, questo è il soprannome che gli do – a un campione. Ha giocate da campione. Ha anche un body language da campione, è un giocatore fortissimo nella nostra Nazionale, che è fortunata ad avere lui e altri centravanti così forti”.
In Coppa Italia avete cercato un approccio aggressivo, giocando con l’Atalanta un po’ con le sue stesse armi. Domani potreste riproporlo?
“Può essere, può essere, come può essere un terreno molto più conosciuto a loro e quindi potremmo cercare di fare qualcosa di diverso, però potrebbe essere anche che un po’ di aggressività li metta in difficoltà. Magari in quella circostanza possono essere stati un po’ più sorpresi perché magari se l’aspettavano di meno, ma stavolta potrebbero aspettarselo perché l’abbiamo fatto anche contro l’Inter e inizialmente – sembra strano dirlo perché poi abbiamo preso conto dopo sei minuti – aveva dato i suoi frutti. È un campo in cui loro si trovano a loro agio, quindi vediamo e pensiamoci un pochino. Non diamo troppi spunti”.
Infine, un augurio di Buon Natale da parte del tecnico rossoblù: “Buon Natale, buona festa a tutti quanti. Ancora grazie per l’accoglienza, speriamo di poter restituire questo affetto al Ferraris domenica sera con una bella vittoria”.
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