La tredicesima giornata di campionato, numero che porta bene o male, è finita. Ha portato bene al Genoa e al Lecce, che hanno vinto la prima gara casalinga, a Lautaro tornato al gol, all’Udinese che vince in trasferta, al Como che di venerdì ha continuato a spaventare le big, alla Cremonese che lunedì sbanca Bologna.
Le solite sorelle che corrono per la Champions non vogliono aggiungere un posto a tavola, ma il Como di Fabregas, considerato che il mercato di gennaio non sarà di riparazione ma di incremento di qualità, si sente pronto a inserirsi nella corsa alla Coppa con le orecchie. Se lo merita Fabregas con la sua squadra di giovani, tutti spagnoli: lezione non recepita dalle altre squadre italiane, con gli under 23 troppo pochi in campo.
Palestra, calciatore del Cagliari Under 21, ha fatto ballare la Signora sulla corsia laterale. Gli under 23 nel campionato italiano servono solo per pagare meno tasse: FIGC e Gravina, per non fare uno sgarbo alla Lega di Serie A, non impongono di farne giocare almeno due su 16 a disposizione dei tecnici in ogni gara. Il Como in Europa, con un Presidente indonesiano e 16 calciatori tutti stranieri come l’allenatore, sarebbe l’ennesima beffa per il calcio italiano.
In quattro punti, in testa alla classifica, quattro squadre. Insegue il Como, quinto per differenza reti sul Bologna. Molte delle inseguitrici, eccetto i lariani, dopo un terzo di campionato non hanno ancora un’identità. Galleggia la Juventus, a seguire un buco di 5 punti per giocarsi Europa e Conference League. Giocare in settimana in Europa non porta risultati: chiedere a Gasperini e Italiano se non hai la rosa multipla, non di numero ma di qualità.
In fondo, uniche due squadre senza una vittoria: Fiorentina e Verona. Sei squadre in tre punti a giocarsi il terzultimo posto, oggi del Pisa di Gilardino. Lo show negativo della classe arbitrale continua a non essere in osmosi con il VAR e con il Regolamento del gioco del calcio. A proposito: esiste ancora il Regolamento del gioco del calcio? Chi lo applica nei dilettanti cosa deve fare?
Il giovane Collu, che non dirige male, ha sconfessato per la seconda volta in campionato i VMO professionisti, chiamato davanti alla TV in Milan-Lazio. La lezione di Bologna-Genoa gli è servita, quando la vittima era stata il Genoa.
Sono gli annunci, per non sconfessare i colleghi di Lissone, a rendere l’esito delle verifiche una barzelletta. Il nuovo termine per un presunto fallo di mano: “fuori sagoma”. Non significa toccare il pallone intenzionalmente o andare contro la sfera. “Fuori sagoma” è un modo innaturale di giocare il pallone solo se aumenta lo spazio occupato dal corpo.
Al VAR — scritto da molti “Var-icocele” — ci sono 20 VMO, molti ex arbitri dismessi per motivi tecnici, che stanno commettendo gli stessi errori con il fischietto o davanti alla TV. Collina e Rosetti, capi arbitrali di FIFA e UEFA, devono intervenire a salvare il campionato italiano (qualcosa di già scritto): inviare al Var arbitri internazionali non impegnati nei loro campionati, con a fianco traduttori. Dispiace per gli attuali VMO se non prenderanno più il rimborso spese di 1500 euro a gara: a fine stagione per i meno esperti 30.000 euro, per gli altri si arriva a 60.000.
Troppi gli errori della classe arbitrale e del VAR, continuando a perdere quel piccolo briciolo di credibilità non tanto nei campionati professionistici, ma in quelli dilettantistici. Credibilità che stanno perdendo anche i vertici arbitrali con scandali, manovre e tensioni.
La FIGC ha notificato al Presidente dell’AIA Zappi le conclusioni delle indagini sulle pressioni fatte nei confronti dei designatori di Serie C Ciampi e di Serie D Pizzi per dimettersi, prospettando soluzioni alternative per lasciare il posto a Orsato, fautore della campagna elettorale di Zappi, e a Braschi. Due ottimi arbitri che avrebbero fatto più comodo al VAR.
Ciampi, di Roma, è stato spostato nella Commissione Arbitri della CAN, quella che designa gli arbitri di Serie A e B; Pizzi nella Commissione di Serie C con Orsato responsabile.
L’analisi della tredicesima giornata di campionato, per una forma di protesta, non ha preso in esame le gare giocate. L’ex gioco più bello del mondo è ormai uno show che trasmette immagini di bambini e famiglie, dimenticandosi che i telefonini ormai riprendono tutto quello che succede sul terreno di gioco e finisce sui social.
Tutto quello scritto ha poco da spartire con la passione dei tifosi. A quando uno sciopero dei tifosi lasciando lo stadio vuoto? O quello dei calciatori?
Rassegna Stampa | Genoa, dal nuovo Store all’impegno di Coppa Italia. I focus di giornata

