Solito novembre amaro per il povero Genoa: cadono le foglie rossoblù a quarti, e gli avvenimenti in casa Genoa, quasi paradossali, si possono misurare con le parole di Antonio Gramsci: “Ciò che avviene, non avviene perché alcuni vogliono che avvenga, ma perché lasciano raggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare“.
Il cuore di tutti i genoani è in lacrime non solo per l’ultimo posto in classifica, la vittoria che non arriva e il gol mancante dentro il Ferraris, ma anche per le prestazioni e le sostituzioni del passato di Vieira, che hanno fatto fare al Genoa passi da gambero senza capirne il perché.
Nel finale dello scorso campionato Badelj, il play, era più in panchina che in campo e i risultati sono arrivati. La qualità acquistata e decantata ha fatto fatica a mostrarsi e, oltre ai genoani, anche Vieira è rimasto abbagliato, insistendo e contando sul fatto che si fosse solo all’inizio del campionato.
La classifica racconta che tre punti sono pochi e che la vittoria viene rincorsa più a chiacchiere che sul prato verde. Il tempo, nei confronti del Grifone, è crudele. Dopo essersi illusi di un campionato diverso a inizio stagione, nove partite senza un segno positivo, viste alcune prestazioni, lasciano dubbi.
Il tempo passa e la situazione del Genoa si fa sempre più complicata. Nulla è ancora compromesso, ma potrebbe esserlo presto se non sarà assottigliato il margine di errore sul campo.
Troppe occasioni buttate via in fase difensiva e offensiva: perdere con la Cremonese ha fatto male, ancora di più perché i rossoblù, a quarti sul campo e in panchina, non sono stati vivi. Poche idee, tattica sbagliata e non corretta subito dopo i primi dieci minuti di gioco. In particolare, sulla corsia di sinistra, favorita dai lombardi per creare grattacapi, con Martin non aiutato da nessuno contro due avversari.
Il Genoa, dopo nove giornate, aveva illuso di avere un’identità: contro la Cremonese è sparita. Continuare a ballare sulle punte e con trequartisti inesistenti nei pressi delle aree avversarie da tempo non ha portato risultati. Hanno ruggito fino a perdere la pazienza la Nord e la Zena, ma in campo hanno risposto con un miagolìo.
Troppe conferme negative in queste nove giornate di campionato. A farne le spese è il DS Ottolini, che si sarebbe liberato. Non bisogna dimenticare il calciomercato a km zero, in osmosi con Vieira e qualche altro nella stanza dei bottoni, oltre ai soliti procuratori sempre nel giro societario, che hanno fatto passare per oro qualche giocatore che, anche per motivi fisici, si sta dimostrando neanche d’argento, forse di piombo.
Vieira è stato vittima della qualità mai pervenuta e del “talebanismo” tattico del 4-2-3-1, che ha troppe difficoltà a funzionare. Il problema è che, se i due centrocampisti difensivi aiutano a rompere il gioco avversario e a proteggere la difesa, quelli davanti — i trequartisti sulla carta — difficilmente hanno creato opportunità di gioco.
Vieira e lo staff, fino a quando ci sono riusciti lo scorso anno, con flessibilità hanno adattato il modulo a diverse situazioni di gioco; in questa stagione tutto è apparso più difficile, riuscendo solo quando la squadra faceva un pressing ultra-offensivo grazie alla gamba e alla corsa. Adesso bisogna, come sempre, allearsi con il tempo, iniziando con il Sassuolo lunedì sera.
La speranza è che Murgita e Criscito, al posto di Vieira — al momento esonerato, ma presto verrà risolto il suo accordo coi rossoblù — siano pronti a dare con la loro vita genoana una scossa immediata; che qualche leader dentro lo spogliatoio faccia capire che non possono essere alla berlina dei social, investiti da fake news.
Nessun calciatore comunica il perché della discesa in fondo alla classifica, e tutto ciò che serve per capire e ricevere la voce dei protagonisti sul prato verde sarà difficile da risolvere, anche con l’intelligenza artificiale dentro lo spogliatoio rossoblù a quarti.
Senza Vieira in panchina i calciatori non hanno più alibi: tutti lo devono percepire. Questo momento del Genoa è interamente sulle loro spalle, e se ci sono poche possibilità tecniche, la grinta, la corsa e il lavoro sulle seconde palle devono fare la differenza.
Basta guardare la classifica per vedere Cremonese e Sassuolo nella parte sinistra: confrontando le rose sulla carta, il Genoa non sembra avere nulla di meno, anzi qualcosa di più.
Via i pensieri domani sera a Reggio Emilia, via le delusioni e le paure. Le aspettative non sono arrivate e l’ultimo posto dopo nove giornate di campionato lascerà stress e ansie.
A Murgita e Criscito, se tutti i genoani potessero parlare loro, chiederebbero di trovare un’altra strategia tattica con il materiale a disposizione e di far giocare quelli che stanno meglio fisicamente e mentalmente. Ma non si può chiedere la moltiplicazione dei play per giocare altre tattiche. Solo confrontandosi con quella dello scorso anno, con una squadra equilibrata e corta che non ballava sulle corsie laterali, potrebbero trovare la via giusta. Domani alle 17 la formazione.
Il Sassuolo è decimo posto in classifica alla nona giornata di campionato con un bottino di quattro vittorie (contro Lazio, Udinese, Verona e Cagliari), un pareggio e quattro sconfitte, con dieci gol fatti e dieci subiti.
Risultati arrivati con un team dal forte carattere, come dimostra l’ultima vittoria nel turno infrasettimanale in Sardegna. Tutto è arrivato con due perle di Laurienté e Pinamonti contro un Cagliari che ha messo sulla graticola l’allenatore Pisacane, alla terza sconfitta consecutiva casalinga. Bravi gli emiliani a sfruttare gli ampi spazi dei sardi arrembanti.
Dopo il primo posto lo scorso anno in Serie B con promozione diretta in A, il Sassuolo ha cercato talenti sulla carta come Matic (centrocampista serbo dal Lione), ma anche grinta con Idzes (difensore del Venezia), Walukiewicz (difensore polacco dal Torino), Candè (difensore del Venezia), oltre al portiere Muric dall’Ipswich Town. A questi si sono aggiunti Berardi, Pinamonti (ritornato dal prestito al Genoa), Thorstvedt e Laurienté.
Grosso è stato bravo a sfruttare i cinque cambi, come nell’ultima vittoria a Cagliari, facendo entrare Vranckx (belga del Wolfsburg), Cheddira, Volpato e Fadera, gambiano arrivato dal Como.
Il decimo posto è un gerovital per una squadra che, pur essendo incerta in attacco — prima di Cagliari erano 210 i minuti senza gol — ha trovato continuità di risultati. Le quattro sconfitte lo dimostrano, ma è un difetto ormai comune nel campionato italiano: non riuscire a fare gioco contro squadre difensive.
Il modulo preferito di Grosso è il 4-3-3 con una difesa arcigna, ma dopo le prime due gare perse è passato alla difesa a tre, per poi tornare a quattro dopo i risultati positivi. Probabile formazione: Muric; Walukiewicz, Idzes, Candè; Coulibaly, Thorstvedt, Matic, Koné; Laurienté, Pinamonti, Volpato.
Arbitra Feliciani di Teramo (1991), imprenditore, avvocato, 31 gare in Serie A. Debutto il 5 novembre 2022 in Empoli-Sassuolo 1-0. Tre gare dirette in questa stagione, mai con Sassuolo e Genoa. Con il Sassuolo solo una gara in Serie B; con il Genoa, sei gare: 0 vittorie, 4 pareggi, 2 sconfitte. L’ultima, un pareggio in casa del Torino.
Primo assistente Rossi (Rovigo), secondo assistente Di Monte (Chieti), quarto uomo Di Marco (Ciampino). Al VAR Maresca (Napoli), AVAR Massa (Imperia).
Diffidati: Østigard, Malinovskyi.
Genoa, primo allenamento per Murgita e Criscito. Le prime immagini

