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Genoa, il resoconto dell’Assemblea: presentato bilancio al 30 giugno 2025

Nella mattinata di oggi, lunedì 27 ottobre, a Villa Rostan, all’Assemblea degli Azionisti é stato presentato il bilancio d’esercizio del Genoa al 30 giugno 2025. Approvato anche l’ingresso nel CdA di Razvan Rat e quello di Ovidiu Golea, precedentemente cooptati. L’ingresso é passato con tutti voti a favore tranne 3 astenuti e un contrario, rappresentante dei 777 Partners, che ha peraltro contestato l’aumento di capitale del dicembre 2024.

La prima precisazione da fare, approcciandosi al bilancio, è che il Genoa – che ha spostato un anno e mezzo fa la scadenza del bilancio dal 31 dicembre al 30 giugno per allinearla alla data di fine stagione sportiva – ha presentato il primo bilancio realmente basato su un’intera stagione sportiva, quella 2024/2025.

Tra i primi dati ad emergere quello del patrimonio netto, che grazie all’iniezione da 40 milioni (interamente versati, da quanto emerge in Assemblea, ndr) dell’azionista di maggioranza Dan Sucu, passa da 1,05 milioni a 17,9 milioni, assicurando al Genoa una disponibilità di cassa che sfiora i diciotto milioni. Una parte di questi 40 milioni, interamente versati, è stata subito erosa dai debiti del club, tuttavia una parte è rimasta ad accrescere il patrimonio netto della società. L’aumento di capitale del dicembre scorso ha permesso, alla luce delle molte svalutazioni di cui si parlerà poco sotto, di mantenere il patrimonio netto in una zona che è stata definita di “super comfort”.

Alla voce “crediti verso soci” figurano 10 milioni di euro iscritti a bilancio verso il socio quando ancora non li ha versati. Ma il socio, nello specifico Dan Sucu, viene spiegato che al 30 giugno scorso ha versato anche questi restanti 10 milioni.

Una scadenza importante è stata quella al 30 settembre, prima trimestrale del nuovo bilancio, per vedere plusvalenze e altri introiti quanto abbiano impattato in positivo sul bilancio.

Questo dato viene affiancato dalla perdita d’esercizio, che l’anno scorso (su sei mesi) fu di 32,5 milioni di euro, mentre quest’anno (su dodici mesi) è di 33,3 milioni di euro, facendo registrare un’oscillazione di poco meno di un milione. Debito pressoché uguale rispetto all’anno scorso, ma nel primo caso si tratta di un dato semestrale, nel secondo caso annuale.

Nel frattempo, l’Assemblea è stata l’occasione per sottolineare come il primo trimestre del 2025, quello chiuso al 30 settembre scorso, abbia fatto registrare un incremento positivo condizionato in modo preponderante dalle cessioni estive (segnalate nel bilancio a pagina 53 negli eventi post 30 giugno 2025, ndr) di Ahanor e De Winter.

Ahanor e De Winter, infatti, hanno fatto registrare rispettivamente plusvalenze da 11,6 milioni e 16 milioni di euro, bonus esclusi, per un totale di 27,6 milioni di euro. Sul bilancio appena approvato, invece, impattano le cifre di molte operazioni in uscita oggetto di dibattito negli ultimi mesi e nelle ultime sessioni di mercato.

Gudmundsson, ad esempio, ha permesso al Genoa (oltre a 5,5 milioni di prestito oneroso nel luglio 2024) di incassare 18.512.000 euro di premio di valorizzazione. E ancora: Dragusin ne ha portati ulteriori 3 di milioni, messi a bilancio e sommati a circa 20 milioni di plusvalenza complessiva sulle cessioni di Martinez (13,2 milioni più IVA la cifra della cessione e plusvalenza di poco superiore a 11 milioni) e Retegui (20,9 milioni la cifra della cessione e circa 7 milioni la plusvalenza).

Tra le curiosità, si segnalano 300mila euro di premi attivi a favore del Genoa per Massimo Coda, passato un anno e mezzo fa alla Sampdoria. Premi attivi sono entrati nelle casse del club anche per molti altri giocatori, da Calafiori a Lipani passando per Marcandalli, il cui prestito al Venezia della passata stagione non è stato a titolo gratuito.

Da queste prime battute emerge un Genoa che sta incassando molto e che, nel senso più letterale del termine, “sta facendo cassa”. Un aspetto che non va frainteso e che non è di secondo piano perché assicura al Genoa, nell’immediato, di respirare.

Basti pensare che gestire il Genoa, nella stagione inquadrata dal bilancio, ha comportato un esborso di denaro intorno ai 147 milioni di euro. Solo nell’ultima stagione, per esempio, si è aggirato intorno ai 61,9 milioni di euro il costo di salari, IRPEF e INPS di calciatori, tesserati e dipendenti del club di Villa Rostan. Per la stagione in corso, invece, il club stima che l’esborso potrebbe aggirarsi intorno a 129,2 milioni di euro.

I 17,4 milioni in meno sono riconducibili, in buona parte, a -5 milioni di salari. Tra i costi ricorrenti – e assolutamente non derogabili – ci sono i debiti finanziari. Debiti finanziari che, come viene spiegato, riguardano soprattutto i mutui SACE, che impegnano le casse del Genoa in pagamenti trimestrali di circa 3 milioni di euro.

In tutta questa analisi sui debiti finanziari che impattano sulle spese di una stagione, ovviamente, rappresenta un elemento non trascurabile l’accordo decennale tra Genoa e Agenzia delle Entrate per la ristrutturazione del debito. Il Tribunale di Genova ha ratificato, a dicembre 2023, un accordo che aveva ridotto del 65% oltre 100 milioni di debiti pregressi del club. Ne era emersa la cifra di 37.235.121 euro da pagare su base semestrale per dieci anni.

Il Genoa, ogni anno, deve fare fronte a due scadenze semestrali (al 30 giugno e al 31 dicembre) per complessivi 3 milioni circa. Va da sé che il club rossoblù non possa e non debba derogare dalla puntualità del pagamento, altrimenti sarebbe costretto a ripagare l’intera cifra con gli interessi. Soprattutto, il club è attenzionato sul pagamento di tutte le tipologie di tasse e le scadenze vanno rispettate. Non si può lasciare indietro nulla, pena la risoluzione della transazione con tutti i problemi che andrebbe a creare.

Questi dati anticipano una voce di bilancio che il club e il CFO Vincis ritengono molto importante, ovvero sia il cosiddetto Margine Operativo Lordo (MOL/EBITDA), che passa dai 30 milioni dell’anno scorso ai 27 milioni di quest’ultimo bilancio. I ricavi monetari, sottratti ai costi monetari, sono in positivo. Una leggera flessione, ma nel solco di una sostanziale linearità che permette al club di respirare. Si tratta del secondo bilancio di fila, in casa Genoa, con un MOL/EBITDA con segno positivo.

L’attenzione viene riposta anche su un altro parametro che ha inciso pesantemente, in negativo, sui bilanci al 30 giugno 2024 e al 30 giugno 2025: lo “scongelamento” degli ammortamenti cominciato dal 1° gennaio 2024. Il Genoa aveva deciso di “congelare” tali ammortamenti per tre anni, in periodo Covid, tra 2020 e 2023.

Cosa sono gli ammortamenti? In parole povere, sono le svalutazioni alle quali vanno incontro i beni di proprietà del club (“asset”). Nel caso di una società di calcio, l’asset principale sono i calciatori.

L’anno scorso gli ammortamenti sospesi ex Covid arrivavano intorno ai 22/23 milioni, quest’anno oscillano intorno ai 14/15 milioni. In due esercizi di bilancio, quindi, il Genoa ha dovuto far fronte ad un impatto sensibile sulla linea di conto economico del club di 36/37 milioni di svalutazioni.

Solo per citarne uno (clicca QUI per il dettaglio del precedente bilancio su tutti gli ammortamenti), l’anno scorso fece notizia il pesante ammortamento legato a Portanova, che generò una minusvalenza di 8,16 milioni di euro. L’anno scorso gli ammortamenti complessivi toccarono 62,5 milioni di euro e ancora quest’anno il dato è considerevole, intorno ai 54,45 milioni di euro. Per avere un quadro del punto da cui si partiva, questo è quanto scrivevamo l’anno scorso basandoci su quanto dichiarato in sede di Assemblea (l’anno scorso):

Sul fronte ammortamenti e sul piano economico l’impatto, ex Covid e con svalutazioni, è di 62,5 milioni (37 sono gli ammortamenti, di cui 15 derivanti dalle sospensioni degli anni precedenti e più di metà riferibili alla vecchia gestione). Le svalutazioni toccano il numero di 25 milioni di euro, che riguardano per 16 milioni giocatori derivanti dalla vecchia gestione e per 9 milioni la nuova gestione”.

Alla luce dei numeri elencati sin qui, la domanda più frequente stamane in Assemblea è stata a quanto ammonti oggi il debito (“passività”) del Genoa. Il dato complessivo, senza tenere conto dei crediti (137,7 milioni di euro), parla di 283 milioni di euro, ma ci sono una serie di voci che vanno considerate e scalate da questa cifra. E va tenuto in considerazione che l’anno scorso il dato recitava 350,9 milioni di euro.

Una voce rilevante da considerare sono i “debiti verso altri finanziatori”, contenente anche non solo gli anticipi sui diritti televisivi, ma anche le operazioni di factoring legate alla cessione dei calciatori. Si tratta di operazioni che larga parte dei club, al giorno d’oggi, porta avanti con società di factoring per farsi anticipare le cifre delle operazioni di mercato in uscita.

Questa voce è considerata un debito auto-liquidante ed è di 102,7 milioni di euro (l’anno scorso era di 94.502.952 euro) ed è considerata un debito contabile e non finanziario. Prendendo i già citati 283 milioni senza operazioni di factoring o player trading, il dato diventa di 129.975.859 euro, cifra più bassa dei 160.891.652 euro dell’anno scorso, come segnalato in Assemblea.

 

In tutto questo marasma di numeri, il Genoa prevede di poter raggiungere un pareggio di bilancio entro due anni, entro il giugno 2027. Senza dubbio dal prossimo bilancio arriveranno indicazioni più chiare sulla direzione intrapresa e indicheranno se, per il pareggio di bilancio, entro due anni sia stata imboccata la strada giusta. Per raggiungere tale obiettivo dovrà scendere anche la voce dei proventi da oneri finanziari, passata a 5.586.783 euro rispetto ai 4.788.914 del 2024.

Un capitolo che infine ha attirato l’attenzione è stato quanto il Genoa abbia incassato in termini di diritti televisivi generati dall’ultima stagione 2024/2025 di Serie A. Il dato è di 43.971.312 euro. Si registra un leggero decremento rispetto a quanto incassato nella stagione 2023/2024, quella del ritorno in Serie A: tale decremento viene inquadrato non tanto nei risultati del Genoa nello scorso campionato, ma in un calo dei proventi da diritti tv riconducibile all’appeal della Serie A e alla torta che viene spartita ogni anno tra i venti club.

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