Il Genoa ha pareggiato 0 a 0 contro il Parma. Un pareggio che ha mosso di poco la classifica.
Secondo pareggio interno dopo quello con il Lecce, che non ha dato la scossa aspettata da tutti, confermando una squadra in affanno nella costruzione del gioco e priva di idee, in particolare nel primo tempo, contro i ducali che hanno iniziato subito a non giocare, perdendo tempo.
Nel secondo tempo, in superiorità numerica, qualcosa di più si è visto, confermando che non possono essere i troppi attaccanti schierati a confezionare i risultati in inferiorità numerica se non si sfruttano gli spazi in ampiezza per sfondare il catenaccio emiliano.
Il Vecchio Balordo non ha vinto una partita per la paura di perdere. Vista la consistenza del Parma in 11 contro 11, figurarsi in inferiorità numerica, una partita brutta, anzi bruttissima.
Il punto “consola” solo la classifica, dove poco o nulla cambia. Per il resto, tanti punti interrogativi, come la vittoria che manca dall’inizio del campionato e il gol mancante dentro il Tempio. Contro il Parma anche Vieira si porrà la stessa domanda: perché i valori tecnici annunciati a inizio stagione non sono sbocciati, pur se il mister non li ha messi da parte, facendoli giocare più di altri sempre in panchina? Valentin Carboni patisce il subentrare? Ha marcato l’assistente sotto i Distinti tutta la gara, solo una mini giocata. Colombo, subentrato, solo tanta volontà, non si è battuto neanche per battere la massima punizione al 94’ di gioco, lui che queste situazioni le ha già risolte, rimanendo nei cuori dei tifosi salentini nell’ultima giornata, salvandoli realizzando un rigore vicino al centesimo minuto di gioco.
Vieira contro il Parma ha provato a cambiare qualcosa: Ekuban prima punta, assistito da Malinovskyi versione Ucraina delle ultime qualificazioni mondiali, con Vitinha in fase di non possesso a supportare la linea mediana. Anche nel secondo tempo qualcosa di diverso si è visto, con Masini, il migliore in campo, in una posizione più attendista e con la batteria d’attacco aumentata.
Se in fase difensiva tutto ha funzionato — Leali neanche una parata — in fase di possesso il lungo palleggio per uscire dalla propria metà campo, a rallentatore, alla ricerca dello spazio per verticalizzare, difficilmente è riuscito per la mancanza della mezzala dal passaggio abbagliante e per il mancato gioco senza pallone dei compagni. Operazione riuscita dopo l’entrata di Ekhator in profondità, due volte. In uno di questi due frangenti è arrivata la massima punizione.
Non manca il metronomo al Genoa, inutile con la strategia di Vieira, come Badelj che aveva giocato pochissimo, soprattutto nel finale di campionato scorso. Manca il coraggio di fare i cambi campo con lanci di 40 metri: quante volte si è visto Ellertsson a sinistra reclamare la sfera, avendo praterie davanti, e a destra Norton–Cuffy fare lo stesso?
Si ha l’impressione che nel Genoa i calciatori non siano in grado di gestire lo spazio interpretando le gare: il cambio campo avrebbe potuto fare male a una squadra molto chiusa.
Lo scorso anno il Genoa di Vieira — a cui la fortuna ha voltato le spalle — non faceva quello che poteva, ma quello che serviva, giocando molti moduli grazie alla flessibilità di giocatori anche se non completi dal lato tecnico.
Nessuno mette in dubbio che Vieira e lo staff scelgano la formazione migliore per giocare pensando all’avversario, ma i flop di qualche calciatore, anche riproposto, e qualcuno in panchina come Martin dopo la gara con la Lazio, possono lasciare dubbi.
Il calcio di Vieira tarda a venire fuori perché alcuni non sanno giocare bene il pallone. Il pallone non è giocato a grande velocità e spesso non si comprende, nel minore tempo possibile, dove metterlo.
Mancano 31 gare alla fine del campionato: c’è il tempo per recuperare, ma i rossoblù a quarti devono necessariamente cambiare passo, soprattutto per quanto riguarda la fase offensiva e realizzativa.
Zero concretezza e poca determinazione in area per quelli entrati in campo dal primo minuto, più degli altri. Meglio i calciatori subentrati, anche se giovani.
Non si chiede pazienza: contro il Parma sono arrivati i primi – e giusti – fischi da quando Vieira è sulla panchina del Genoa. Bisogna essere consapevoli di remare tutti dalla stessa parte.
Le gare di queste prime sette di campionato hanno mostrato anche aspetti positivi e devono aver lasciato lezioni che devono contare qualcosa. Se queste lezioni non saranno messe a frutto, per non temere il peggio, bisognerà rivisitare qualcosa di quello fatto nel passato. La qualità, alla lunga, uscirà, e con i risultati positivi potrebbe accelerare.
Genoa-Parma | DS Ottolini: “Momento difficile, lavoriamo tutti insieme uniti per uscirne”

